Tania Cagnotto insegna che dopo una straordinaria carriera sportiva ne inizia subito un’altra

L'ex tuffatrice e dirigente sportiva è tra i candidati per Aura Sport & Cultura Award.
di Redazione Undici 19 Settembre 2025 alle 18:00

Anni e anni sospesa nel vuoto. Soltanto il trampolino a separarla dall’acqua – uno, tre o dieci metri al di sotto, da sola oppure in coppia. Un piccolo salto e via: attimi infiniti in cui si decide tutto. Attimi in cui, volteggiando e lanciandosi in immaginifiche acrobazie, Tania Cagnotto ogni volta giocava con la forza di gravità. Amica e condanna allo stesso tempo, il limite entro cui stupire e librarsi leggera all’ingiù. Fino a quel fatidico pluf, sincronia tra corpo e piscina certificata dalla minima presenza di schizzi e rimbombo sonoro. È stato il suo mondo, fino al tetto del mondo – Kazan 2015, oltre a una ventina di titoli europei e due medaglie olimpiche – raggiunto a coronamento di uno straordinario percorso. E poi? “Passare da sette ore di allenamento a zero è stato uno choc”, ha raccontato lei dopo il ritiro. Un vuoto da colmare. O un nuovo inizio. Che oggi vede la più grande tuffatrice italiana di sempre nel fulcro di un’altra brillante carriera.

Cambiare tutto è stato difficile, e non poteva essere altrimenti: Tania aveva il brivido del trampolino nel sangue, sin da quand’era piccola – il padre Giorgio alle Olimpiadi era salito sui suoi stessi gradini del podio, la madre Carmen Castainer è stata la sua prima allenatrice – e ha dedicato tutta la sua vita a questo sport. Oggi, a 40 anni, si guarda indietro con inedita consapevolezza: dopo l’addio alle gare il disorientamento c’è, non va negato ma anzi affrontato e trasformato in energia positiva verso altre passioni. Inesplorate fino a quel momento. Anche per questo Cagnotto è diventata una mental coach, studiando e trasmettendo quel che a suo dire è il valore fondante della disciplina: “I tuffi sono per il 90% una questione di testa”, ha spiegato al Foglio. “Uno dei miei punti di forza, e ho pensato fosse giusto condividerlo: i giovani mi chiedono soprattutto come affrontare la paura dei tuffi nuovi e la paura di sbagliare in gara, gli errori da evitare e cosa mi ha aiutato a ripartire dopo un momento difficile”.

Tania sa di custodire un patrimonio prezioso, d’ispirazione per intere generazioni di nuove atlete e atleti. Sa di essere un esempio per la sua terra, il Trentino-Alto Adige, che ci tiene a interpretare oltre gli stereotipi e i pregiudizi. “Una cosa vera c’è”, puntualizza lei, rivendicando la profonda amicizia con un suo illustre conterraneo come Jannik Sinner. “La vicinanza austriaca e tedesca ci rende ligi al lavoro: un approccio che spesso però viene male interpretato. Siamo un mix di culture e come sempre succede i mix migliorano. O possono migliorare”. Sono messaggi che pesano. Ancora di più quando Cagnotto parla di sport vissuto, fa notare le differenze dei suoi tuffi rispetto alle sfide della contemporaneità – la pressione mediatica si fa molto più forte, al tempo dei social –, sottolinea l’importanza di ricorrere all’aiuto degli psicologi quando invece una volta, anche nel suo ambiente, rappresentava un tabù. “Ma non sono soltanto le situazioni difficili quelle in cui è importante parlare con qualcuno. Anche quando succedono delle cose positive puoi iniziare ad avere paura”. Nella carriera di Tania, sono state senz’altro più le seconde. E vanno sempre tutelate.

Lo scorso giugno, arricchendo la sua vita di ex tuffatrice, è stata eletta dirigente della giunta nazionale del Coni. Contestualmente, dal 2023, ricopre invece la carica di vicepresidente della Federazione Italiana Nuoto. “È una strada nuova e avrò tante cose da imparare e da portare”, ha dichiarato. “Mettermi a disposizione dello sport mi ha sempre affascinata. Soprattutto per l’incertezza che emerge al termine della propria carriera: un atleta, magari con un titolo di studio o una alurea, deve mettersi nelle condizioni di poter fare anche altro. Avere un piano B è essenziale, dà forza e serenità”. E a che a dirlo sia la più grande di tutte, ai vertici del movimento, rappresenta non solo un modello per chi oggi decide di iniziare a tuffarsi. Ma soprattutto un appiglio, per chi ha appena smesso di farlo e non sa più da che parte guardare. Tania indica il mondo al di fuori del trampolino e vi si tuffa, ancora una volta.


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