Nicolò Martinenghi è un campione completo, e anche una saetta di positività sul nuoto italiano

Il nuotatore azzurro e campione olimpico è tra i candidati per Aura Sport & Cultura Award.
di Redazione Undici 20 Settembre 2025 alle 01:07

Una bracciata dopo l’altra, su quelle due vasche che decidono tutto. Da quand’era un ragazzino, questa è la vita di Nicolò Martinenghi: tra i ranisti più forti e affermati del presente – un oro e due bronzi olimpici, due ori e cinque argenti mondiali –, ma soprattutto un personaggio inimitabile nel panorama del nuoto italiano. Di quelli che prima di partire per Parigi 2024, dichiara ai nonni “guardate che se vinco smetto”. Trionfa in 59”03. Torna a casa, s’appesantisce di 10 chili. Ci va davvero vicino, a smettere. Poi però prevale “il rispetto per il nuoto, per quello che mi ha dato, per ciò che io ho dato a lui”. E per quel tanto che ancora hanno da darsi a vicenda.

Martinenghi è uno dei “golden boys” del nostro movimento, nati negli anni Novanta. Ma se Thomas Ceccon e Gregorio Paltrinieri, nelle rispettive categorie, hanno da sempre dovuto convivere con l’etichetta dei favoriti, Nicolò s’è preso l’apice della scena passando spesso dalla porta laterale – o dalla settima corsia, mentre in pochi lo vedevano arrivare. Ha una mentalità da garista nato. E una spontaneità impossibile da contenere. Anche nelle occasioni ufficiali, anche nel corso dei suoi appuntamenti con la stampa. Trasmettendo così senza filtri quel che passa nella testa di un campione – barriera spesso impenetrabile –, fino a rivelarlo nella più intima vulnerabilità dei suoi pensieri. “Dopo l’oro olimpico mi sono sentito vuoto”, ha anche detto dopo Parigi. “Nessuno ti insegna a gestire la vittoria”. Figurarsi allora quella più importante, che quasi nessun allenatore al mondo è stato mai in grado di provare.

A 26 anni – “l’inizio della seconda metà del mio percorso in vasca” –, Martinenghi lo ammette senza remore. Da sempre spingi al massimo per quell’obiettivo, lo raggiungi, e poi? L’impostazione psicofisica va in tilt. Non è preparata all’ignoto, a quel che si trova al di là dell’impossibile una volta concretizzato. “L’esperienza ti porta a calibrare bene ciò che davvero vuoi”, ha spiegato al Corriere della Sera. “È vero, ho pensato di smettere. Lo scorso novembre mi frullava il pensiero: non voglio più farlo. Dal 2021, dai 2 bronzi di Tokyo, non mi ero mai fermato. Quattro anni di grandi successi e di pura poesia. Ma quando vinci un oro olimpico è tutto diverso, ti togli il peso di tante cose ma te ne arrivano altre a cui non sei pronto”. Serve nuova linfa, energie innate che nemmeno si sapeva di celare. “Ho piena coscienza di fare una vita fantastica che finirà tra qualche anno. E allora ho deciso di godermela il più possibile: sono tornato a nuotare divertendomi”. Vale quanto l’oro al collo, forse anche di più.

È un’umanità atipica, la sua, in uno sport che come tanti altri rappresenta da sempre inscalfibilità e rigore. Soprattutto finché si gareggia ai massimi livelli. Mostrarsi fragili? Giammai. Lasciarsi andare ai propri gusti e canoni estetici, facendosi notare per occasionale eccentricità? Perché farlo. Invece lui lo fa: chioma biondo platino – “né oro, né argento” – alla vigilia dell’ultimo appuntamento olimpico, catenina coi cinque cerchi al collo – in attesa della medaglia –, costumi ricercatissimi – la gamma Timeless di Arena – anche in seguito alle collaborazioni coi grandi brand. Al contempo, un sistema valoriale sempre chiaro. E un’etica sportiva che l’ha puntualmente circondato dall’ammirazione di compagni e avversari, anche al di là delle vittorie. “L’amicizia e la lealtà contano più di ogni altra cosa”, ha raccontato in un’altra intervista a Cosmopolitan. “E poi viaggiare: ti apre la mente”. Fino alle numerose iniziative solidali – tra onlus e attività didattiche – che Nicolò ha intrapreso nel corso della sua carriera. “Quando cresci e gareggiare diventa un lavoro poi è difficile tornare a sentirsi completamente un bambino che si diverte come qualche anno prima: ora sto imparando a seguire il flow“. Senza smettere di nuotare, e meno male.


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