La potenza con cui Jasmine Paolini ha approcciato il match contro Jessica Pegula, quello che valeva il punto decisivo per la seconda Billie Jean King Cup consecutiva per l’Italia, ci dice che questo bis era tutt’altro che scontato. Perché la finale a contro gli Stati Uniti, così come il torneo delle Azzurre del tennils, è stata una continua rincorsa. Anzi, si può dire: una continua rimonta. L’abbraccio collettivo di tutto il team italiano al momento del match point, che come nelle migliori sceneggiature cinematografiche è arrivato quando in campo c’era la giocatrice più forte, dimostra quanto questo appuntamento fosse sentito e anche un po’ temuto. Le americane, guidate da una leggenda come Lindsey Davenport, tornavano all’ultimo atto del torneo dopo otto anni. E anche senza Coco Gauff hanno potuto schierare una formazione molto competitiva, con la numero sette al mondo Pegula e una delle giocatrici più un in forma di questa stagione, Emma Navarro.
Entrambe sono state spazzate via da Elisa Cocciaretto e Jasmine Paolini, che in teoria partivano sotto nel ranking. Eppure, come spesso succede in queste manifestazioni, la classifica non è valsa a nulla. È stato decisivo, invece, l’avvicinamento alla finale e l’abitudine a giocare certe partite. Quella dell’Italia era decisamente navigata, considerando che Shenzen è stata la terza finale consecutiva dopo la delusione di Siviglia 2023 (sconfitta contro il Canada) e il trionfo contro la Slovacchia di Malaga nel 2024.
Come dicevamo, però, il percorso dell’Italia non è stato semplicissimo. Ai quarti, contro le padroni di casa cinesi, Cocciaretto e Paolini hanno ribaltato lo 0-1 iniziale. Con l’Ucraina è stata necessaria una super Paolini per superare una semifinale tosta, complicatasi a un certo punto quasi irrimediabilmente, sul 3-6 2-4 (e 40-40) contro Svitolina. La numero uno azzurra ha fatto un’impresa per sconfiggere la vincitrice delle Finals 2018. «Ha dimostrato che in queste partite più del tennis conta l’attaccamento alla maglia, il cuore e la passione» aveva spiegato la capitana Tatiana Garbin. Uno spirito encomiabile, dimostrato pochi minuti dopo quando è tornata in campo con Sara Errani per giocare e vincere il doppio decisivo. La gioia dopo il match point e la festa di tutta la squadra azzurra dimostrano che anche se sei tra i favoriti, in Billie Jean Cup devi sempre conquistarti tutto.
Oggi invece è andato tutto liscio. Le Azzurre si sono presentate alla finale in condizioni scintillanti. Hanno espresso un controllo tecnico e atletico che non ha risentito neanche dei piccoli momenti di défaillance quando le statunitensi hanno centrato il break all’inizio dei secondi set. «Non so cosa dire, è fantastico. Grazie a tutti, alla nostra capitana, alla gente e ai tifosi italiani che sono qui», ha dichiarato Paolini a fine partita. «Per noi è stata una settimana straordinaria. Giocare questa competizione è fantastico. Gli Stati Uniti sono molto forti, ma noi siamo stati molto brave. Non è stato facile, non so se è più speciale dello scorso anno ma sicuramente è diverso».
Ancora una volta torna il concetto di difficoltà, come se Jasmine Paolini e compagne sentissero davvero il peso dell’evento. Forse è proprio per questo che si sono godute di più questa vittoria. Lo si capisce dai sorrisi sul podio, genuini e non di sollievo. È il successo della consapevolezza di essere entrate nell’élite del tennis femminile e in gran parte della capitana Garbin, a cui tutte le giocatrici sono legatissime. «Sono davvero felice. Ci tenevo a ringraziare la capitana Garbin per questa occasione» ha rivelato Cocciaretto dopo aver sconfitto Navarro. Segno di un gruppo unito aldilà di ogni retorica che di questo passo rischia di dominare anche i prossimi anni.