Un perentorio colpo di testa dei suoi, a bucare il portiere sul secondo palo. E a decidere la partita nei minuti finali: è il calcio di Olivier Giroud in un gesto tecnico che si perpetua. Anche al Lille, in Europa League. Anche quando gli anni saranno ormai 39 martedì prossimo: nessun calciatore francese, nella storia di qualunque competizione europea, era mai riuscito a lasciare il segno così in là con l’età. Un record che reggeva sin dal 1965, quando tale René Hauss, all’epoca quasi 38enne, aveva trovato la rete in Strasburgo-Milan di Coppa delle Fiere. Mentre l’unico altro transalpino a scendere in campo più anziano di Giroud era stato Bruno Ferrero – con la maglia del Nancy, nel 1973 in Coppa delle Coppe – alla soglia dei 40 anni. Costui però era un portiere. Eppure si sa. Olivier è come il buon vino: passa il tempo e non perde il gusto. Né l’appetito per il gol.
Non si tratta solo di una fiammata da copertina, buona per fotografi e almanacchi. Perché Giroud, oggi, è ancora in grado di fare la differenza in un grande club. Dopo la trascinante esperienza in rossonero, aveva illuso il calcio che la sua parabola discendente fosse iniziata con la sfortunata parentesi al Los Angeles FC: semplicemente, quello non era il suo calcio. Fatto di agonismo, necessità di essere sempre al massimo e dare tutto in un agone competitivo lontano dai blandi canoni della MLS. Il Lille ha scommesso tutto – anche con un’irrifiutabile proposta contrattuale – su quel suo mal d’America. E sull’eccezionale tenuta del campione. Che infatti, nel giro di poche settimane, s’è preso la leadership della squadra: già 3 gol e un assist nelle prime 5 presenze stagionali. Numeri da cannoniere in auge. E colpi da fuoriclasse assoluto.
Prendiamo lo stacco di testa che giovedì sera ha castigato il Brann Bergen, nel momento più intricato del match. Le Parisien scrive che il salto compiuto da Giroud “è stimato a 2,50 metri d’altezza: ricorda il gol di Cristiano Ronaldo in Sampdoria-Juventus 1-2, nel dicembre 2019, nel quale l’attaccante portoghese aveva raggiunto i 2,56 metri”. Viene perfino rispolverato il record del mondo di salto in alto – che naturalmente si esegue secondo modalità tecniche non comparabili, ma rende bene l’idea –, detenuto da Javier Sotomayor, leggendario altista cubano, sin dal 1993. Lui arrivò a quota 2,45. Se Giroud può anche soltanto far parte – sia pure in termini visivi – di un paragone tanto illustre, alla sua veneranda età, è l’ennesima riprova che la condizione fisica dell’atleta si conferma fuori dal comune.
“Con l’età ci sono cose che non cambiano molto”, ha sorriso Olivier nel postpartita, rievocando quello stesso precedente. “In passato si elogiava CR7 per quanto saltava in alto: è questione di tempismo, ma anche di ottimi assistman su cui poter contare”. Da Alex Sandro a Tiago Santos. “In queste situazioni non è mai facile, perché il difensore arretra mentro io arrivo di slancio. Alla fine però è andato tutto bene, e abbiamo vinto grazie alla nostra mentalità”. Seguire il percorso di Giroud a Lille per altri consigli. Di calcio e longevità.