Il capolinea sembrava essere in Friuli, nell’arco di un dolceamaro ritorno a casa senza aver lasciato il segno – o l’ombra di un gol, atteso dopo oltre un decennio di successi altrove. Alexis Sánchez invece è fatto così: inganna da una vita, palla al piede e dribbling secco. Chi vedeva in lui all’Udinese la perfetta chiusura di un cerchio, romanticismo calcistico in bianconero, è rimasto bruscamente deluso. E a quasi 37 anni, per un fantasista come lui gravato dagli infortuni, quel messaggio riservatogli dal club soltanto poche settimane fa – “si dividono le nostre strade, Alexis sarà sempre un emblema della nostra storia” – sapeva anche da commiato dal grande calcio. Un mese più tardi, Sánchez stravolge la realtà e le gerarchie. Il suo presente e il suo passato. Dal nulla, ricordando di essere stato tutto, si prende sulle spalle l’attacco del Siviglia che rifila un fragoroso poker al Barcellona. Già due gol e un assist in cinque partite. Un giocatore rinato. Ancora una volta.
È buffa, la vita. Anche quella di un calciatore: chissà ora cosa starà pensando l’Udinese, che nella stessa domenica è incappata in una gialappassiana serie di gol divorati – Zaniolo, Bayo –, perdendo la bussola dell’attacco. Un Sánchez così avrebbe fatto comodo alla squadra di Runjaic. Anzi: un Sánchez così vi sarebbe stato stretto. Perché in Spagna ha riacceso la Liga, portando il Siviglia in zona Europa e al miglior avvio stagionale delle sue ultime tribolate annate. “L’emozione mi ha sopraffatto”, ha ammesso incredulo lo stesso Alexis, con tanto di esultanza dell’ex dopo il rigore, guadagnato e realizzato, che ha indirizzato il 4-1 contro il Barça. “Prima del match avevo detto che non avrei festeggiato, ma a volte l’entusiasmo ha la meglio su di me e la voglia di lasciarmi andare mi spinge a farlo. In ogni caso continuo a provare un grande amore per il Barcellona”. Parole che non placano le polemiche del giorno dopo – i blaugrana in un colpo solo hanno perso il comando della classifica e l’imbattibilità in Liga –, ma che restano in secondo piano rispetto all’exploit del cileno sul campo.
Le avvisaglie c’erano tutte: debutto con assist contro l’Elche, poi gol da tre punti – zampata da rapace dell’area piccola – in casa dell’Alaves. Ma prendersi la copertina contro questo Barça, sia pure senza Yamal, ha un peso completamente diverso. E infatti oggi la stampa spagnola incorona Sánchez come se l’avesse ammirato per la prima volta. “Gli anni passano, ma questa fame? Insaziabiabile. Era ovunque”, si legge fra i vari commenti. “Correva senza sosta, tagliava le linee, si inseriva in area, persino tornando indietro per difendere”. E ancora: “I tifosi erano ai suoi piedi. Sta dando tutto per il Siviglia. Ha giocato in modo così fluido da scomodare perfino Lamine”. Euforia scivolosa. Eppure il magic moment di Sánchez è ben riassunto anche dai numeri: 93 minuti in campo, un gol, un passaggio chiave, sei duelli vinti, un rigore procurato, un pallone intercettato. Roba da anni d’oro.
Soltanto Alexis conosce i segreti di questa parabola. All’Udinese sembrava la copia sbiadita del fuoriclasse che era stato anche e soprattutto per via di una condizione fisica precaria. Possibile che il Siviglia l’abbia rinvigorito nel giro di pochi giorni? A pensarci bene no, non è nemmeno questo il punto – per quanto il cambio di destinazione gli abbia giovato parecchio. Perché il cammino di Sánchez, dopo aver vinto tutto tra Barça e Cile, aveva dato la sensazione di essere sul punto di concludersi più e più volte. La prima già nel 2018, dopo un grande triennio all’Arsenal: El niño maravilla passa allo United – reitarato focolaio di fallimenti, ultimamente – e si spegne. Ha già trent’anni, per ruolo e caratteristiche tecniche la longevità non dovrebbe far parte del suo repertorio. Invece, con prontezza e intelligenza quali s’addicono al subentrato ideale – la rapidità e il cambio di passo non sono quelli del prime time, e ci mancherebbe – subito dopo Alexis si riscatta all’Inter. Vince uno scudetto, è un punto di riferimento per tutti. Poi cala di nuovo. Riesplode al Marsiglia in un’annata di fantastica propensione realizzativa – 18 gol nel 2022/23 – e torna in nerazzurro, dove fa il bis di tricolori. Segue la chiamata dell’Udinese, irresistibile. Quella del Siviglia è l’ultima rimastagli a disposizione. E anche per questo Sánchez non ha alcuna intenzione di farsela scappare: niño è una primavera, maravilla è per sempre.