Tutto fa brodo, per le logiche commerciali dell’Arabia Saudita. Qualunque sport a qualunque costo: anche quelli fuori dal panorama olimpico, anche quelli con minore appeal di pubblico. Per esempio le freccette. Un gioco da bar, con caratteristiche e rituali comunque ben definiti all’interno di un sistema competizioni sotto l’egida ufficiale della Professional Darts Corporation – i cui principali tornei sono storicamente trasmessi da Sky Sports, BBC o DAZN. Tanto basta agli sceicchi di Riyad per mettere le mani anche sulle World Series di freccette, annunciando che ospiterà una tappa del campionato internazionale a partire da gennaio 2026.
Problema: le freccette sono da sempre legate a doppio filo con il consumo di alcolici. Che sia una pinta di birra o altro, fanno parte di un contorno di gioco e d’atmosfera imprescindibile a ogni grande appuntamento – vale soprattutto per gli spettatori, ma con qualche limitazione anche per i giocatori stessi. Al contempo, come ben noto, l’Arabia Saudita dispone di una ferrea normativa in materia poggiata su precetti religiosi e culturali. L’alcool è severamente proibito senza eccezioni, sia per i cittadini sia per gli stranieri, e la grande eventistica sportiva che ormai si concentra nel Paese non rappresenta alcuna occasione di allentare la presa: anche per i Mondiali di calcio del 2034, per esempio, i funzionari del governo hanno ribadito di recente che “non ci sarà alcun tipo di alcool, né fuori né dentro gli stadi”.
Se il calcio però ha già dimostrato di sapersi arrangiare – pure durante Qatar 2022 i tifosi dovettero sottostare a diverse restrizioni in questo senso –, per le freccette si andrebbe bruscamente in territorio inesplorato. Basti pensare che risale soltanto agli ultimi anni il provvedimento – anche per questioni d’immagini televisive – che impedisce ai giocatori di bere alcool on stage (ma dietro le quinte tutto resta lecito, parte del movimento). E infatti l’annuncio saudita ha scatenato l’indignazione dei social, del tutto impreparati all’eventualità di una manifestazione “sobria”.
Alla fine però, il denaro può tutto. “Se non ci sarà consentito bere in un Paese dove le sue leggi e tradizioni non lo consentono, allora non berremo”, ha dichiarato Barry Hearn, il presidente della Professional Darts Corporation. E fine della diatriba. Gli incentivi economici sono chiari, anche perché Riyad dal canto suo ha garantito di voler introdurre “un concept senza precedenti” all’interno di questo sport. Al punto da snaturarne l’essenza. I mille avventori previsti all’evento, che si terrà al Global Theater della capitale saudita, dovranno essere rigidamente catechizzati. O astemi alla nascita.