Raggiungendo la finale al Masters 1000 di Shanghai, Valentin Vacherot ha infranto tantissimi record

Il tennista monegasco sembrava essere destinato a una carriera fatta di Challenger e tornei minori, ma il destino gli ha regalato una settimana da sogno a Shangai
di Redazione Undici 11 Ottobre 2025 alle 16:22

«Se non fossi entrato nei primi 100 del mondo entro i 23 anni, avrei lasciato il tennis» ha detto qualche settimana fa Jannik Sinner. Colpa di uno sport molto costoso che implica viaggi, spostamenti, allenamenti, soggiorni in albergo e terapie fisiche. Tutte spese da pagare per poi non avere necessariamente dei risultati nell’immediato. A volte si devono aspettare anni, anche se si è stati studenti dei migliori circoli e college del mondo, anche se si ha fratello, zia e cugino tennisti, anche se si è nati e si vive a Montecarlo, dove i soldi non sono certo un problema. Ad altissimi livelli conta la costanza, la dedizione e pure un po’ di fortuna. Storie di pianeti che si incontrano, o in questo caso, forse di correnti calde che si uniscono, come quelle che a Shangai hanno debilitato Novak Djojovic e hanno spedito nella finale del Masters 1000 un semi sconosciuto,Valentin Vacherot, numero 204, partito dalle qualificazioni e ora giunto all’ultimo atto, dove affronterà Rinderknech, suo cugino. Davvero incredibile.


Sembrava non potesse mai arrivare mai quell’accesso nella top 100 per il tennista monegasco, nonostante le due vittorie del 2024 nel Challenger 75 a Nonthaburi (Thailandia) e nel 100 a Pune (in India), a fine febbraio. Con il primo turno al Roland-Garros, dove ha sconfitto Davidovich-Fokina, è riuscito a raggiungere il 110° posto, il suo best ranking, per poi scendere altrettanto velocemente verso i 200 per via di un problema alla spalla. Non aveva cominciato bene quest’anno, anzi ne stava azzeccando davvero poche, fino a che non è volato a Shangai. Sarà forse che è abituato a giocare a certe temperature, sarà che avrà trovato la settimana perfetta, ma finora è stato una macchia: ha eliminato Bublik (numero 17 del mondo), Machac (il #23) e Griekspoor (31), passando su Holger Rune (top 10) e successivamente dando addirittura scacco al re di Shanghai Novak.


Ovviamente è impossibile sapere se sarà quella di Vacherot sarà solo una bellissima ottobrata o l’inizio di una risalita verso le prime trenta posizioni. Si può dire serenamente, però, che del materiale tennistico di alto profilo c’è. Non solo per il background familiare, per un fratello allenatore Benjamin Balleret (numero 204 nel mondo nel 2006) e per la zia Virginie Paquet, numero 208 Wta nell’89 e mamma di Arthur Rinderknech, ma anche perché è cresciuto in uno dei posti migliori degli Stati Uniti per imparare a tenere in mano bene una racchetta: la Texas A&M, forse il più importante college dello stato della stella. Proprio lì lo ha “convocato” Benjamin, nel 2017. Valentin lo ha raggiunto senza troppe ambizioni, semplicemente pensando che se anche non fosse riuscito a sfondare nel tennis avrebbe comunque avuto la chance di trovare un ottimo lavoro.


Eppure in Texas su questi due ragazzoni europei ci hanno puntato davvero. «I miei allenatori in Texas mi hanno insegnato una cosa molto importante: lavorare sodo. È probabilmente grazie a questo che sono riuscito a diventare un tennista professionista, a smettere di giocare solo per divertimento e a lavorare come un pro» ha spiegato Vacherot dopo la vittoria su Djokovic. Una disciplina che lo ha portato a fare meglio del fratello, fermatosi alle soglie del 200° posto nel ranking. Ora, alla posizione numero 92 (da martedì), punta a superare anche il record di classifica di un tennista monegasco, il numero 84 di Jean René Lisnard nel 2003. Obiettivo non impossibile da centrare, se dovesse andare in fondo ai Challenger che ha fissato nel suo programma.

Intanto, però, il primato più importante lo ha stabilito proprio questa mattina, diventando il finalista in un 1000 con il ranking più basso della storia, superando Andrei Pavel, che nel 2003 era arrivato in fondo a Bercy da 191 del mondo. Nessun monegasco, poi, era mai andato oltre i quarti di finale di un Master 1000, lui sì. Un risultato (6-3 6-4 il punteggio in un’ora e 42 minuti) che va aldilà del confine del sogno. Sicuramente Djokovic non stava benissimo, ha chiamato medico e massaggiatore nel secondo set, ma poi si è rimesso in piedi e sembrava essersi ripreso. Vacherot è stato bravo a non perdere la concentrazione dopo aver portato a casa il primo set, restando nella partita, continuando a martellare da fondo campo, salvando una palla break sul 5-4 che avrebbe allungato la partita e chiudendo la pratica, incredulo per quanto gli stava capitando.

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