Una delle immagini più potenti che il Napoli si porta dietro dalla vittoria contro l’Inter è la scivolata di Frank Zambo Anguissa sul prato del “Maradona” dopo aver messo a segno il 3-1 che ha chiuso la partita, il colpo da ko che di fatto ha chiuso la sfida contro i nerazzurri, l’insegna al neon di un successo fatto di forza, voglia e cuore. Che alla fine si può considerare meritato, anche se la squadra di Conte ha dovuto fare blocco basso e difesa posizionale per larghi tratti del match. L’ha fatto un po’ per necessità e un po’ per scelta, perché così Anguissa e McTominay hanno potuto essere dei veri e propri respiri offensivi.
Lo ha sottolineato anche Chivu in conferenza stampa: «Non siamo stati capaci di gestire la pressione sulle uscite degli avversari», ha spiegato l’allenatore dell’Inter. «Il Napoli ha impostato il suo piano gara sulle transizioni e sulla ricerca della profondità, noi abbiamo fatto fatica a leggere alcune ripartenze». Non è un caso che i gol risultati poi decisivi, il 2-0 di McTominay e la rete di Anguissa, siano arrivati in situazioni di campo aperto. Lo scozzese ha finalizzato la prima vera ripartenza degli azzurri nel secondo tempo, nata dal mancato pressing di Acerbi che ha permesso a David Neres di scaricare su Spinazzola e soprattutto dal ritardo di Calhanoglu e Bastoni nella scalata necessaria per contrastare il taglio dell’ex Manchester United, comunque fantastico nel far scendere il pallone e colpirlo di collo a incrociare sul secondo palo. Sul 3-1, invece, la differenza l’hanno fatta l’energia e lo strappo del nazionale camerunense, che ha ricevuto un tocco dolcissimo di David Neres, che aveva portato di nuovo Acerbi fuori posizione, poi ha resistito al ritorno di Akanji e Dumfries e infine ha battuto Sommer con un gran diagonale.
Conte l’aveva studiata bene. Lasciato in panchina Lucca dopo la prestazione sottotono di Eindovhen in Champions League, ha deciso di dare le chiavi della sfida-scudetto ai due giocatori che l’anno scorso erano stati gli uomini in più in fase offensiva, McTominay e Anguissa. Per riuscirci, però, ha dovuto svuotare l’area. Nella cavalcata della passata stagione quel compito era affidato a Lukaku, che con i suoi movimenti alternati – venire incontro e attaccare la profondità, venire incontro e attaccare la profondità – induceva almeno un centrale avversario a seguirlo. Il belga vinceva praticamente sempre il duello fisico, proteggeva il possesso, toccava dietro permettendo a Lobotka o agli esterni, Politano e Neres, di imbucare per gli inserimenti dei soliti due. Il più classico dei movimenti: palla avanti, palla dietro, palla dentro.
In mancanza di Lukaku – fermo almeno fino a novembre per uno strappo subito nel precampionato – e anche di Hojlund, il tecnico del Napoli ha rinunciato a un centravanti classico e si è inventato Neres da prima punta. Il brasiliano ha delle caratteristiche diverse, è più piccolo di 15 cm, ha meno massa muscolare e non è abituato a lavorare spalle alla porta, anche perché ha sempre giocato da esterno alto. Eppure ha una skill che per Conte oggi è stata fondamentale, la capacità di muoversi liberamente nell’ultimo terzo di campo offensivo. Circolando in modo anarchico lungo tutto il fronte d’attacco, l’ex Benfica ha tolto riferimenti. Di solito lo andava a prendere Acerbi, ma spesso si è creata un’incomprensione con Bastoni o Calahanoglu, non particolarmente rapidi nel comprendere le sue corse alla ricerca della profondità e/o dell’ampiezza.
L’area, quindi, si è sgombrata, permettendo a McTominay e Anguissa di buttarsi dietro la linea difensiva, o nel corridoio tra Acerbi e i suoi due compagni di reparto. Barella e Mkhitaryan hanno provato a seguire i tagli e fino al 30eimo lo hanno fatto abbastanza bene, ma il rigore piuttosto dubbio che ha dato il vantaggio al Napoli ha scombussolato le marcature. L’armeno è uscito per un problema al flessore, al suo posto Chivu ha inserito l’ex Zielinski che ha garantito più fluidità in costruzione ma ha pure obbligato Calhanoglu ad allargare il suo raggio di copertura, facendogli percorrere più metri. Proprio in occasione dell’azione che ha portato al rigore, poi, si possono apprezzare l’intelligenza, la sensibilità tecnica e anche il tempismo della sponda di Anguissa, bravissimo a trovare Di Lorenzo con un tocco prezioso ed elegante, ma anche ficcante:
La partita è poi cambiata dal punto di vista nervoso. Un’Inter arrabbiata per il rigore fischiatole contro si è riversata fin da subito nella metà campo avversaria, lasciando tanti spazi alle spalle. Un’occasione golosa per McTominay e per lo stesso Anguissa e Scott, per nulla infiacchiti dall’intenso lavoro difensivo: in fase di non possesso, infatti, le due mezzali del Napoli hanno tenuto alta la squadra, hanno raddoppiato sugli esterni, hanno interrotto delle linee di passaggio. Per certi versi sono stati l’unico argine per impedire che l’Inter conquistasse il controllo fisico della partita.
«Non so se è un segnale, l’obiettivo è sempre quello di vincere», ha detto Anguissa a DAZN nel post partita. «Farlo contro una squadra forte come l’Inter è importante per noi, abbiamo giocato con voglia di vincere e l’atteggiamento giusto. Oggi non è il sistema che ha fatto la differenza, ma l’atteggiamento: abbiamo visto una squadra che voleva vincere. Noi siamo pronti a fare quello che dice il mister». Gli ha fatto eco McTominay: «Abbiamo avuto una grande reazione dopo la sconfitta in Champions League, contro una squadra molto forte. È stata una serata grandiosa, top». Tutti e due hanno sottolineato l’aspetto emotivo della prestazione della loro squadra. Come se il Napoli avesse bisogno di una scarica di adrenalina per far ripartire la sua stagione. Gliel’hanno data proprio loro, Anguissa e McTominay. Con i loro gol, con la loro fisicità, con la loro completezza.