La sconfitta contro Norrie ha fatto tornare Alcaraz alla sua versione intermittente, e così Sinner può riprendersi il primo posto nel Ranking

La sconfitta dello spagnolo potrebbe riportare Jannik in testa al Ranking. E apre anche un nuovo fronte in vista delle ATP Finals di Torino.
di Redazione Undici 29 Ottobre 2025 alle 03:05

Per Carlos Alcaraz sembrava una di quelle serate parigine lunghissime, dove non senti il peso della giornata, in cui ti viene da pensare «che qualcuno scelga di vivere in un altro posto nel mondo sarà sempre un mistero», come direbbe Marion Cotillard in versione Adriana, la musa degli artisti di Midnight in Paris. Nuova arena, nuovo pubblico, pure nuovo look, un ritorno al biondo shocking. Quella contro Cameron Norrie, numero 31 al mondo, poteva essere l’occasione perfetta per cominciare a prendere confidenza con la nuova superficie della Defénse Arena, dove il Masters 1000 si è trasferito dopo aver lasciato Bercy. E invece si è trasformata in un partita da incubo, con 54 errori non forzati – dato che il fenomeno spagnolo non ha mai registrato, forse nemmeno al tempo dei Challenger.

E dire che il match era cominciato bene. Il numero uno del mondo ha trovato fin da subito le sue accelerazioni maestose, quelle bordate da fondo campo che costringono l’avversario a diversi recuperi, a sfiancarsi per fare anche solo un punto. Dei passanti a incrociare e qualche smorzata piazzata al momento giusto hanno fatto il resto, portando Alcaraz a conquistare il break nel quinto game e a vincere il primo set con il punteggio di 6-4. Senza dominare ok, ma controllando la partita, come se fosse partito un diesel.

Dopo aver perso il servizio all’inizio del secondo set, però, qualcosa è cambiato: Alcaraz ci ha capito davvero poco per il resto dell’incontro, e la settimana di stop dopo la finale persa al Six Kings Slam ha contato fino a un certo punto. La confusione di Carlos è parsa molto più tecnica che atletica. Intendiamoci, Norrie ha azionato il turbo e Alcaraz non gli è stato dietro, ma il numero impressionante di palle sbagliate non è solo una mera questione di stanchezza. È frutto di scelte evidentemente errate. Carlos si è espresso male nel corso dello scambio, al servizio, da fondo campo, anche quando è sceso a rete, dove di solito è una sentenza. Semplicemente non è stato sé stesso, tanto da perdere i  due set decisivi 6-3 e 6-4, a fronte comunque di un ottimo Norrie.

Una sconfitta del genere ci sta, dopo una stagione così lunga. È possibile che, dopo il grosso sforzo fisico e mentale di New York, Carlos sia andato un po’ fuori giri, in fondo anche in Arabia Saudira è arrivato in finale più per bravura che per forma. Poi però nell’ultimo atto, contro un Sinner molto più motivato, non c’è stata competizione. E forse è per questo che il tonfo di oggi è quelli che fanno rumore, e per diverse ragioni: intanto perché rischia di fargli perdere la vetta della classifica ATP, Sinner dovesse vincere il Master parigino si riprenderebbe il trono del tennis mondiale; poi perché era da marzo che  Carlos arrivava in fondo a tutti i tornei. Infine, perché così lo spagnolo ha inevitabilmente qualche certezza in vista delle Finals di Torino.

Rispetto al passato in cui è stato intermittente, però, la dimensione psicologica di Alcaraz è ben più salda. Uno che ragiona e ragiona mettendoci l’ossessività tipica dei migliori atleti del mondo, beh, non perde l’equilibrio per un ko al primo turno. Ma c’è anche un rivale fortissimo che si sta avvicinando al galoppo: Carlos conosce bene il valore di Sinner, e perciò ha sempre lavorato su tutti i dettagli, anche su dei piccoli mind games nel corso delle loro sfide. In vista della probabile resa dei conti a Torino, i rapporti di forza potrebbero cambiare, con Sinner di nuovo favorito e tante pressioni aggiuntive sulle spalle di Alcaraz.

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