Sono i tatuaggi di ogni trasferta, il lascito underground su ogni pezzo di sport: muri, seggiolini, transenne degli stadi. Rigorosamente tappezzati di adesivi. E negli ultimi tempi, in Inghilterra, gli sticker lasciati dal passaggio dei tifosi hanno sempre più i contorni del messaggio politico. Croci celtiche o falce e martello sono ormai démodé: ora lo scontro tra fazioni si sposta lungo le tematiche dell’attualità. Da Trump alla Palestina, dal razzismo ai diritti delle donne. Da questo punto di vista in modo inedito, più impegnato e strutturato rispetto al passato.
Lo racconta The Economist in un lungo approfondimento. Se una volta – ai tempi degli hooligan, per intenderci – esternazioni di questo tipo rappresentavano la versione più soft di un malcontento sociale diffuso e fine a sé stesso – “Fuck the system”, sempre per intenderci – oggi si fa largo la consapevolezza che adesivi e volantini piazzati nel posto giusto hanno un alto impatto visivo. E dunque la potenzialità di sensibilizzare intere comunità attorno alle più svariate questioni. Dal Nord al Sud del Paese si possono allora leggere slogan del tipo “Più Palmer, meno Starmer” – in riferimento al premier britannico – o “On the beak with Sadiq” – un invito a sballarsi insieme al sindaco di Londra.
Ma soprattutto, le tifoserie inglesi più orientate a sinistra hanno iniziato a tappezzare i luoghi del calcio con sticker a tema woke, in seguito a vere e proprie campagne lanciate sui social media. Uno dei più riusciti è l’upgrade della croce di San Giorgio – il fulcro della bandiera inglese – addobbata con i simboli dell’orgoglio LGBTQI+ e pro-Pal in ciascun quadrante. In altri casi ancora si associa il nome dei club di appartenenza a un messaggio di forte impatto sociale: “Love Orient, hate racism”, predicano i sostenitori del Leyton. Altrove è l’occasione di promuovere associazioni femministe e antifasciste, a colpi di hashtag #hergametoo. Il Regno Unito è anche uno dei paesi in cui il calcio femminile è una realtà più che consolidata, sia tra i successi della Nazionale e del professionismo a trazione Women’s Super League, sia alla base del movimento. E questa evoluzione culturale passa anche per gli stadi inglesi e il loro mosaico di adesivi. Che, ultimamente, sono diventati più progressisti di quanto non lo fossero mai stati.