Fu amore a prima vista. Coppa UEFA 1994/95, Newcastle e Athletic si affrontano per i sedicesimi di finale: all’andata s’imposero i Magpies per 3-2, al ritorno ci si gioca il tutto per tutto al vecchio San Mamés. E lì accadde l’incredibile. Non tanto per il risultato, che vide i biancorossi di Bilbao vincere 1-0 e passare il turno grazie alla regola dei gol segnati in trasferta. Ma per quel che si scatenò al triplice fischio. Un’irrefrenabile invasione di campo da parte dei tifosi locali proiettati verso il settore ospiti. A un primo sguardo si poteva forse temere il peggio: erano per sempre i duri anni degli hooligan. Invece fioccarono gli abbracci. Gli applausi. I cori: “United, United” da parte dei baschi e “Athletic, Athletic” di rimando da parte degli inglesi. Un’ovazione reciproca (qui un breve video dell’epoca che rende bene l’idea) con rari precedenti nella storia del calcio internazionale. E che dopo un trentennio di digiuno, potrà riprendere stasera in Champions League.
I supporter delle due squadre ricordano tuttora le emozioni di quel momento, nel segno della spontaneità e di un’istantiva simpatia nei confronti dell’altro. L’Athletic d’altronde – a partire dal nome, volutamente anglicizzato dai fondatori del club – ha delle profonde radici identitarie legate al Regno Unito, così come l’intera città di Bilbao. Che con Newcastle condivide l’impetuosa crescita industriale dell’Ottocento, la vocazione per il commercio e la portualità a poche miglia dal centro – dal Golfo di Biscaglia al Mare del Nord. Furono infatti minatori, ingegneri e studenti, nella commistione culturale lungo la rotta Paesi Baschi-Northumbria, a portare per la prima volta il calcio a Bilbao. E il retaggio di quell’esperienza fu immediatamente visibile ai tifosi dei Magpies che molti anni più tardi si sarebbero messi in viaggio per quella eccezionale trasferta europea.
“I tifosi baschi non ci fecero spendere nulla”, il racconto affidato oggi alla BBC. “Ci stesero letteralmente il tappeto rosso, offrendoci cibo, birre e tutta l’ospitalità del mondo. Come se ci avessero voluto adottare per una notte”. E anche di più: oggi, in occasione della prima gara ufficiale tra le due squadre sin da quel 1994 – c’era stata solo un’amichevole estiva tre anni fa, vinta dal Newcastle 2-1 – il St. James’ Park è pronto a tingersi di un’inedita schiera di colori (va ricordato che il bianco e il rosso sono anche quelli del Sunderland, acerrimo rivale del Newcastle: l’Athletic vale bene un’eccezione). Si preannunciano episodi di fratellanza, curve miste, sciarpe condivise dalla stessa causa. “Sarò così combattuto”, sorride un sostenitore basco. “Non so cosa succederà al fischio d’inizio perché i miei sentimenti sono divisi a metà: soffrirò più di quanto potrò gioire. Non voglio che nessuna delle due squadre perda”.
Stavolta sta al Newcastle ricambiare l’ospitalità, fino a una leggendaria invasione di campo che – per quanto pacifica – le forze dell’ordine si guarderanno bene dal far succedere di nuovo. Con il piacere di giocare insieme nell’Europa che conta di più, con i due club nel pieno di una grande congiuntura sportiva. E pensare che annali alla mano, quella lontana Coppa UEFA invece si sarebbe rivelata piuttosto trascurabile: l’Athletic sarebbe poi uscito agli ottavi, per mano del Parma futuro vincitore del torneo. La gioia di certe notti però non si misura coi gol. È tutto quel che vi è attorno.