La squadra canadese dell’Atlético Madrid sta andando piuttosto bene, in campo e fuori

Domenica a Ottawa si giocheranno la seconda "finale scudetto" della loro breve storia, mentre il club continua a fare da traino per l'intero movimento. L'esportazione del modello Atlético funziona.
di Redazione Undici 07 Novembre 2025 alle 19:51

Non è ancora la potenza economica e commerciale che è la Major League Soccer. Ma se un giorno la Canadian Premier League lo sarà davvero, dovrebbe ringraziare gli investimenti e il ruolo esemplare giocato all’interno del campionato…dall’Atlético Madrid. Perché da quando i Colchoneros hanno deciso di intraprendere un ambizioso progetto di calcio, acquistando nel 2020 una delle otto franchigie della lega tramutandola nel proprio club satellite a Ottawa, l’intero movimento ne ha presto beneficiato. E ora il Canada si appresta a vedere l’altro Atlético, quello dell’Ontario, giocarsi già la sua seconda “finale scudetto” domenica prossima.

Tre anni fa andò male, ma nel frattempo l’Atlético Ottawa è cresciuto sotto ogni punto di vista e ora si appresta ad affrontare il Cavalry, in casa e da favorito – nessun ko negli ultimi cinque scontri diretti. I vertici della franchigia si dicono “pronti alla rivincita: abbiamo di nuovo l’opportunità di sollevare un trofeo insieme ai nostri tifosi che sarebbe il coronamento del nostro lungo percorso”. La squadra non conta su nomi particolarmente altisonanti – l’intera rosa vale circa 3,2 milioni di euro, meno della metà del solo Koke e un duecentesimo dell’intero Atlético Madrid –, ma per gli standard canadesi si prestano benissimo alla causa: da Alberto Zapater, esperto centrocampista ex Genoa e Real Zaragoza, passando per un folto blocco di messicani (Juan Castro, Antonio Álvarez, Kevin Ortega) e Roni Mbomio, difensore 20enne in prestito dalla casa madre a Madrid.

Proprio quest’ultimo è un chiaro esempio della strategia di sviluppo architettata dai Colchoneros, che a Ottawa puntano non solo a costruire il loro punto di riferimento per il mercato americano – anche e soprattutto in termini di scouting – ma anche a estendere il raggio d’azione dell’Atlético piazzando altrove quei giocatori di proprietà che non trovano spazio in Spagna. L’entusiasmo apportato da un marchio tanto prestigioso, a quelle remote latitudini del pallone, si è fatto presto sentire: ormai a Ottawa si gioca in media davanti a 5.500 spettatori, con 1.500 abbonati e per un prezzo dei biglietti dai 12 ai 70 euro. Cifre ovviamente lontanissime dai top club, ma ormai paragonabili a una piazza non di prima fascia della nostra Serie B.

Non è poco per Ottawa e non è poco nemmeno per il calcio locale, stretto nella morsa competitiva degli altri sport – dal basket al football americano, fino all’hockey su ghiaccio. E se l’Atlético canadese ha soltanto cinque anni di storia, la Canadian Premier League ne conta soltanto due in più: si tratta insomma di un intero movimento agli inizi, pronto ad inserire nuove franchigie nei prossimi anni e a rafforzarsi sia sul piano tecnico sia su quello dell’appetibilità commerciale. Piano piano iniziano a intravedersi i primi ritorni dai diritti tv, aumentano la visibilità e i ricavi. Sarà un lungo processo. E nessuno più dell’Atlético Madrid l’ha reso possibile: vincere il campionato sarebbe un riconoscimento minimo, rispetto al peso di tutto il resto. In Ontario però ci credono eccome.

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