Non si era mai stati così vicini al grande passo. Per la prima volta c’è una data: ottobre 2027. E ci sono le squadre designate: dodici, di cui due italiane. La NBA Europe sta prendendo forma a vista d’occhio. “Non possiamo commentare nei dettagli le discussioni in corso”, ha premesso George Aivazoglou, managing director della NBA per l’Europa, nel corso del Football Business Forum organizzato dalla Gazzetta dello Sport all’Università Bocconi di Milano. “Stiamo però coinvolgendo tutti i portatori d’interesse del futuro progetto: club di basket già esistenti, club di calcio con un marchio forte ma senza una rappresentanza nella pallacanestro. In alcune città partiremo da zero. In altre sappiamo di contare su una grande base di passione”.
Come funzionerà il nuovo torneo? “Prevediamo una formula semi-aperta da 16 squadre in totale”, spiega Aivazoglou. “Dodici saranno permanenti, le altre quattro – e forse è questa la parte più intrigante – parteciperanno a turno per meriti sportivi: uno slot sarà assegnato alla vincitrice della Basketball Champions League, il torneo continentale organizzato dalla nostra partner FIBA; gli altri tre invece verranno selezionati in base ai risultati nei campionati nazionali. Sappiamo che queste leghe non hanno più la spinta di venti o trent’anni fa: una delle nostre grandi ambizioni è riaccendere l’ecosistema a partire dalla base della piramide”. E questo approccio, almeno in parte, permetterebbe inoltre di evitare la levata di scudi che all’epoca contribuì a stroncare sul nascere la privatissima Superlega calcistica.
Passiamo dunque alle sedi designate. Come accennato, sicure di un posto dovrebbero essere Milano – “la sede di alcuni dei brand più famosi al mondo, con due top club di calcio, una grande squadra di basket: non possiamo farne a meno” – e Roma, dove invece “c’è un gran bacino d’utenza e dei tifosi che aspettano da tempo una squadra da sostenere: possiamo rivitalizzarne una storica o crearne una nuova”. Per gli altri Paesi ecco invece che si prenotano Londra e Manchester nel Regno Unito – a proposito di realtà cestistiche da “anno zero” –, Parigi e Lione in Francia, Madrid e Barcellona in Spagna, Berlino e Monaco in Germania, infine Atene e Istanbul.
Spicca, fra i luoghi sacri del basket europeo, l’assenza di Belgrado. Ma è ancora presto per tirare le somme, e altri accordi potrebbero presto arrivare. Per non parlare della rivoluzione dell’evoluzione: “Un ulteriore torneo combinato da franchigie NBA e dalle squadre di NBA Europe”, annuncia Aivazoglou. “Magari in futuro, con un’integrazione più organica, potremmo arrivare a uno scenario che vedrebbe la NBA Cup”, coppa di metà stagione quasi neonata anche sul versante americano, “composta da quattro partecipanti europee e quattro dall’NBA. O forse potremmo anche creare una sorta di competizione mondiale sulla falsariga di quella organizzata dalla FIFA l’estate scorsa”. Insomma, le vie del profitto sono infinite.