Ci sono gol e prestazioni che finiscono per rimbombare lungo un continente intero. Soprattutto se la maglia è sempre la stessa da una vita: la neroverde del Sassuolo, col numero 10. Domenico Berardi l’ha ricordato al calcio ancora una volta, travolgendo l’Atalanta con una doppietta e un assist da fuoriclasse senza età. I suoi 31 anni un dettaglio, la cadetteria un lontano ricordo. E mentre le big della nostra Serie A, a prescindere dalle alterne fortune, faticano ormai ad aggrapparsi a un punto di riferimento italiano, l’erede simbolico di Totti e di Del Piero, di Maldini e di Zanetti, si perpetua soltanto in provincia. Rifiutando l’estinzione a suon di performance, fino ad attirare l’attenzione perfino della stampa britannica.
Il Guardian, che di solito a ragion veduta si occupa di Premier o Champions League, oggi ha dedicato a Berardi un accorato editoriale dal titolo carico di significato: “L’ultima bandiera del calcio” (scritto proprio così, in italiano). Al suo interno si racconta dell’incredibile profanazione, di come la grande Atalanta – mina vagante fra i top club europei, legittimata dall’Europa League vinta in grande spolvero nel 2024 – sia capitolata sotto i colpi di una neopromossa. E sotto i lampi di un imprendibile ex ragazzino. Berardi trasforma un rigore nel primo tempo, poi illumina nella ripresa servendo a Pinamonti un pallone d’oro per il raddoppio e infine cala il tris in prima persona al termine di un bruciante contropiede.
“BE-RAR-DI!”, il Guardian fa eco ai nostri telecronisti. Sottolineando alcuni dati maiuscoli della sua carriera: 126 gol in Serie A, ormai più di Higuain e quasi come Shevchenko; 86 assist; terzo posto nella classifica perpetua dei marcatori tuttora in attività dietro Immobile e Dybala (ma rispetto agli altri due, Berardi è l’unico a non aver mai nemmeno debuttato in Champions League: mai dire mai). “Berardi resta il più raro degli animali calcistici, a one-club man“, la formula intraducibile – ma fin troppo chiara – scelta dagli inglesi. Hanno anche rievocato il documentario che celebrava il giocatore, dopo l’estensione del suo contratto con il Sassuolo fino al 2029 (ricordiamo che Mimmo gioca in neroverde dal 2010, quand’era appena 16enne). Sempre con gli stessi colori.
Una storia che affiscina gli appassionati ben oltre i nostri confini, dove le bandiere “alla Berardi” si contano in ogni caso sulla punta delle dita. È un calcio che evolve, che sottostà a dinamiche economiche sempre più ciniche, in un mercato sempre più mobile. Anche nella decantatissima Premier League, che proprio quest’estate aveva perso uno dei suoi protagonisti d’altri tempi e d’altre storie: quel Jamie Vardy poi ripartito dalla Cremonese. Prima e dopo, Berardi continua a segnare con la maglia del Sassuolo. Un leitmotiv generazionale.