Le rimesse lunghe sono diventate una vera e propria arma offensiva, ma solo se sai come usarle

Il calcio moderno sta rispolverando alcuni vecchi classici, tra i quali la rimessa laterale come fonte di pericolo. Tanto che il Brentford ha già segnato nove gol su azioni di questo tipo.
di Redazione Undici 14 Novembre 2025 alle 11:53

 

Il calcio sta vivendo un vero e proprio ritorno al passato: in campo si stanno rivedendo, per dire, il doppio centravanti e le marcature a uomo, un’eco della Serie A degli anni Ottanta. Machiavelli sosteneva che la storia fosse ciclica; e poiché il calcio non è che lo specchio della vita, anche lui è soggetto a corsi e ricorsi. Per questo siamo tornati indietro, al punto che persino le rimesse laterali dirette vanno di nuovo di moda. In particolare, quella lunga 20 o 30 metri, che nei primi anni 2000 apparteneva soprattutto a Rory Delap. Oggi si è riscoperta, diventando ancora un’arma letale. Ma non è un gesto alla portata di tutti, come ha raccontato Thomas Grönnemark, allenatore specialista delle rimesse del Brentford e detentore del record del mondo per quella più lunga di sempre, in un’intervista a L’Équipe. Il tecnico ha individuato subito l’errore più comune, da evitare: «fermarsi di colpo sulla linea, annullando tutti i benefici della rincorsa».

Da questo scenario emergono i nuovi specialisti, come Michael Kayode. Il terzino destro italiano gioca proprio al Brentford – dove lavora a stretto contatto con Grönnemark – ed è rapidamente diventato un personaggio di culto in Inghilterra per la sua straordinaria capacità balistica. Le sue rimesse sono veri e propri cross che hanno già inciso in partite importanti, come quella vinta contro il Liverpool a fine ottobre. Tuttavia, il suo caso è la prova che il talento, da solo, non basta: infatti, questa caratteristica non era così evidente ai tempi della Fiorentina. È il contesto del Brentford ad avergli tirato fuori questa qualità. Non a caso, il club londinese è da anni all’avanguardia nell’applicazione dei dati, specialmente sui calci da fermo, rimesse incluse. Strategie che pensavamo ormai appartenere al passato, rispolverate e raffinate scientificamente, prima sotto la guida di Thomas Frank e oggi dal successore (ed ex preparatore dei piazzati) Keith Andrews.

 

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D’altronde, ci vuole preparazione. Difatti, il ruolo del “lanciatore” non è pura forza, ma richiede coordinazione e intelligenza. Bisogna sfruttare ogni vantaggio del corpo per lanciare il pallone il più lontano possibile e saper mirare con ritegno, sorprendendo gli avversari. Grönnemark ha svelato i capisaldi del suo lavoro: «Con i giocatori, mi concentro su tre punti: la posizione di potenza, il trasferimento di energia e la rincorsa». È un approccio rigoroso, e la prova della sua efficacia è Kayode, che è riuscito addirittura a eseguire una rimessa da quasi 39 metri.

Il calcio, in questa stagione, ha riscoperto una fonte inattesa di creatività proprio nelle palle inattive. L’Arsenal si trova in vetta alla Premier League anche grazie alla sua efficacia sui calci piazzati. Si tratta di un capovolgimento tattico: per esempio, il Barcellona di Guardiola – il modello calcistico dominante degli ultimi anni – evitava ossessivamente le rimesse laterali anche a favore, pur di non spezzare il flusso di gioco. Oggi, invece, sono diventate una vera arma. Squadre come il Brentford ci mostrano la via, avendo già segnato nove gol da questo tipo di sviluppo. Nell’era dei dati, l’innovazione non è solo creare, ma anche raffinare le vecchie tecniche. Il segreto sono l’intelligenza e la preparazione meticolosa che trasformano un semplice gesto in un pericolo.

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