Il «good fight» urlatogli dal box dopo una mezz’oretta di gioco è risuonato nella testa di Jannik Sinner per gran parte del pomeriggio. Per almeno sessanta minuti, infatti, la semifinale delle ATP Finals contro Alex De Minaur è stata davvero una lotta. Un battaglia contro uno degli avversari più tenaci del circuito, e che per altro ha sfoderato forse la migliore prestazione in stagione – quantomeno nel primo set. Il numero due del mondo, invece, è partito con il freno a mano tirato. Non tutte le giornate sono uguali, può capitare che il braccio non sia sciolto, specie se tifosi e media parlano solo della possibile finale contro Alcaraz, considerando l’ostacolo De Minaur una formalità. Eppure Jannik ha saputo rimanere concentrato e aspettare che il flusso della partita andasse nella sua direzione. Fedele al suo soprannome, Sinner ha fatto la volpe.
Il primo set, come detto, non è stato particolarmente brillante. Fa strano pensarlo se non si è vista la partita ma letto solo le statistiche. Sette palle break non sfruttate testimonierebbero il solito ritmo martellante del numero due del mondo e invece è stato De Minaur a comandare di più gli scambi, almeno nei primi game. L’australiano ha provato a replicare la stessa partita che ha giocato contro Frtiz: piedi dentro al campo, risposta anticipata e un servizio magari non potentissimo, ok, ma molto esterno. Si può dire: nei primi sette-otto game, De Minaur ha offerto una delle migliori prestazioni della sua carriera, soprattutto se pensiamo a come e quanto sia stato capace di difendere le bordate di Sinner da fondocampo e di reggere anche colpi come la diagonale stretta – una traiettoria che di solito soffre parecchio.
JANNIK SINNER YOU’VE GOT TO BE KIDDING ME.
De Minaur did absolutely nothing wrong.
The way Jannik moves in and out of the corners to play offensive tennis from defensive positions is just otherworldly.
Insane.
🤯🤯🤯🤯🤯🤯
— The Tennis Letter (@TheTennisLetter) November 15, 2025
Jannik ha dovuto affidarsi al servizio. Il 78% di prime palle gli ha permesso di servire solo 32 volte a differenze delle 59 dell’avversario, risparmiando energie e facendo stancare De Minaur. Nei turni in battuta, chiusi quasi tutti a zero (tranne il primo, in cui ha annullato una palla break), Sinner si è di fatto riposato. In una giornata un po’ così, in cui non è riuscito a spingere come desiderava, il giocatore italiano ha dimostrato pazienza e tenacia, lavorando l’australiano ai fianchi e aspettando che calasse la sua intensità. Momento che è arrivato a fine set, quando Jannik, implacabile, ha piazzato il break decisivo con due palle sulle riga, di dritto e rovescio.
Eravamo sul 5-5, ma da quel punto in poi Sinner si è scrollato di dosso la pressione di un pomeriggio appiccicoso. Vagnozzi e Cahill, i suoi allenatori, si sono dopo un po’ di minuti passati in piederasserenati. È pure comparso qualche sorriso in più sui loro volti. Concluso agevolmente il primo parziale sul 7-5 in un’ora e sei minuti, Sinner ha rifilato due pugni dolorosissimi al suo avversario, breakando subito all’inizio del secondo set, aprendo e chiudendo il game con due passanti pazzeschi. Da lì Sinner ha messo definitivamente la freccia, vincendo i successivi due giochi, per un totale di sei consecutivi.
Welcome to the @janniksin show ⭐️
The defending champion seals his 30th indoor hard court win and reaches the title decider on home soil once again!#NittoATPFinals pic.twitter.com/HNQBD9qza9
— ATP Tour (@atptour) November 15, 2025
De Minaur, visibilmente nervoso, si è rivolto spesso al suo box. Il rimpianto di non aver raccolto nulla nel primo set con un Sinner all’80% si è innestato come un tarlo nella mente del tennista australiano. Difficile chiedergli di più, ha davvero dato tutto, frase che oggi per lui non suona per niente retorica. D’altra parte, in questo momento storico, i giocatori che vogliono battere Sinner – e che non si chiamino Carlos Alcaraz – devono sperare che Jannik non sia al top della forma, eppure devono essere comunque pronti a correre all’impazzata per più di due ore. Perché, sulla distanza, Jannik viene fuori sempre.
E infatti il secondo set è stato un monologo, un vero e proprio dominio da parte di Sinner. Il 6-2 finale lo manifesta molto di più di tante parole. I colpi uscivano puliti dalla racchetta di Jannik, contratti da quella australiana. «È stata una partita molto difficile, soprattutto all’inizio ho sbagliato qualche risposta», ha rivelato Sinner nel post match, emozionato per i cori della Inalpi Arena di Torino. «Dopo ho cercato di alzare il livello, soprattutto nel secondo set. Il break iniziale mi ha dato fiducia per spingere ancor di più. Le Finals sono l’ultimo torneo dell’anno, siamo tutti un po’ stanchi, ma il pubblico è una spinta in più. Domani sarà difficile, ma sono contento di esserci ancora». Lo sbuffo di sollievo prima di salutare a rete De Minaur è la diapositiva perfetta di un incontro sofferto e forse inaspettato. Vincere in questo modo, però, palesa ancor di più la distanza tra lui e tutti gli altri, Alcaraz a parte.