Le storie dei derby spesso si intrecciano con le sliding doors personali dei giocatori. Nel quarto scontro diretto perso dall’Inter contro il Milan, se guardiamo agli ultimi sei tra campionato e Coppa Italia, ci sono un paio di situazioni che avrebbero potuto cambiare il corso della partita e forse anche di questo strano campionato in cui ogni settimana cambiano valutazioni e momenti. I nerazzurri, infatti, arrivavano meglio a questa sfida, forte di quattro vittorie consecutive, sette nelle ultime otto prima di ieri sera. Eppure, nonostante abbiano approcciato meglio la gara, imprimendo un ritmo alto fin dal fischio d’inizio, la squadra di Chivu si è progressivamente spenta, fermata da uno che fino a qualche mese fa sembrava un ex giocatore rossonero e ora invece è tornato a essere il protagonista di un Milan che non era stato più così solido dai tempi dello scudetto di Pioli.
E forse era proprio da quei tempi lì che Mike Maignan non raggiungeva i livelli di prestazioni simili. Thuram e Lautaro lo hanno impegnato fin dal minuto quattro. Ci ha provato prima il figlio di Lilian, con un colpo di testa in tuffo e in torsione che alla gran parte dei 72mila di San Siro è sembrato in porta. Nessuno aveva però fatto i conti con la reattività di Mike, tornato finalmente Magic e capace di avvolgersi intorno al palo e mandare il pallone a lato. Neanche il tempo di riprendere fiato e se l’è dovuta vedere con Lautaro che in girata ha attentato alla porta rossonera. Un sinistro improvviso e osservato solo parzialmente dal portiere francese che aveva davanti Pavlovic. Eppure Maignan ha avuto la forza di allungarsi e indirizzare la palla verso il palo. Una parata straordinaria, passata quasi inosservata per la velocità della giocata, tanto che i telecronisti si sono accorti del tocco solo sul replay.
Il vero capolavoro di serata, però, Maignan lo ha compiuto neutralizzando un rigore di Calhanoglu. C’erano tutti i presupposti per non prenderlo, quel penalty: un grande rigorista davanti, una lunga revisione al VAR che aveva sì aumentato la suspence, da sempre nemica dei tiratori, ma aveva tolto anche ritmo a lui e soprattutto un’intera curva nerazzurra dietro a soffiargli sul collo. Maignan ha dimostrato di essere anche uno studioso del gioco, quanto meno delle situazioni che potrebbero riguardarlo. Sapeva infatti che sotto quella porta Calhanoglu spesso incrocia, cominciando la ricorsa più spostato del solito sulla sinistra. Era perfettamente consapevole che, considerando quanto forte tira il 20 dell’Inter bloccarla non era possibile. Doveva deviarla, sperando che il pallone non si infilasse sotto le spalle. Il rigore del regista interista è stato meno perfetto del solito, ma comunque molto potente. Eppure Maignan, partendo mezzo secondo prima, è riuscito ad anticiparlo. C’è un dettaglio che mostra bene lo slancio del portiere del Milan; Mike ha respinto con il polso e l’avambraccio, non a mano aperta, proprio perché si trovava più a lato della traiettoria di tiro. Piccolezze che però segnano il confine tra un vero big della porta e tutti gli altri.
Nello studio di Pressing, su Canale 5, un vecchio cuore milanista come Carlo Pellegatti ha svelato un retroscena sul rinnovo di contratto del 16, in scadenza la prossima estate. A gennaio scorso il club gli aveva offerto un prolungamento con adeguamento a cinque milioni di euro all’anno, scesi a quattro dopo un paio di errori nei primi mesi del 2025, in particolare quello contro il Feyenoord nei playoff di Champions League. Da allora la società non si è fatta più sentire, tanto che Maignan ha dato mandato agli agenti di cercargli una squadra. Nell’ultima sessione di mercato è andato a un passo dal trasferimento al Chelsea, ma alla fine è rimasto pressato dalle rassicurazioni di Allegri sulla titolarità e sulla centralità nel progetto di questa stagione. Per il 2026, però, il rinnovo non è per nulla scontato, anzi, il suo futuro potrebbe essere lontano da Milano. Per una questione d’onore il suo rapporto con il Milan potrebbe finire presto. I francesi, specie se consci di essere bravi, sono così. Perdere a zero uno che può decidere, da fermo o quasi, un derby d’altissima classifica per il Diavolo sarebbe un enorme autogol.