Potrebbe essere una delle novità strutturali più importanti della lunga storia del Real Madrid. E di chi ne detiene il comando. Florentino Pérez ha infatti annunciato un piano per cambiare il modello di proprietà del club per consentire l’accesso a investitori esterni per la prima volta sin dalla data di fondazione dei Blancos – il 6 marzo 1902. Siamo dunque di fronte a un’eventualità epocale: il condizionale resta d’obbligo, visto che l’iniziativa sarà soggetta al parere dell’assemblea interna nei prossimi mesi. Eppure rappresenta il segnale del compromesso, tra l’inamovibile formula del club più vincente al mondo e le esigenze – anche e soprattutto economiche – imposte dalle sfide moderne del management sportivo.
Finora infatti il Real Madrid è sempre stato detenuto esclusivamente dai propri soci. “Negli ultimi tempi abbiamo però intrapreso una profonda riflessione per rafforzare e rendere più visibile il valore del Real Madrid”, ha spiegato il presidente. “E la conclusione è chiara: continueremo a essere i membri del club, ma creeremo una società sussidiaria in cui ai soci tradizionali, che manterranno il controllo, si aggiungeranno degli shareholder di minoranza fino al 5% delle quote. In questo modo possiamo sapere quanto vale con esattezza il nostro club: non vogliamo subire le fluttuazioni del mercato azionario, ma limitare le porzioni d’investimento esterno proprio per mantenere i vertici del Real nelle mani di chi l’ha sempre guidato. E questi investitori dovranno condividere il nostro sistema valoriale, aiutandoci a proteggere i nostri asset dagli attacchi esterni”.
Insomma, una lunga serie di premesse e paletti amministrativi che evidenziano come Florentino e soci intendano sperimentare la novità con tutte le cautele del caso. La decisione definitiva sarà presa dai duemila membri rappresentanti in una votazione ad hoc, dove verrà chiesto loro di esprimersi sull’opportunità o meno di cambiare il modello societario. Ma sempre – ed è ciò che ha più sottolineato il presidente – per il bene del Real Madrid. E contro i suoi nemici istituzionali: il riferimento, nemmeno tanto velato, agli “attacchi esterni” riguarda Javier Tebas e il lungo braccio di ferro tra i Blancos e la Liga spagnola. La soluzione proposta, per quanto conservativa, permetterebbe ai potenziali investitori di ottenere un dividendo dei profitti societari senza tuttavia avere diritto di voto nei processi decisionali. Il potere “legislativo” – a tutela dello statuto del club – continuerà a essere nelle mani dei soci, che saranno anche incaricati di eleggere il presidente ma, al contrario, non riceveranno annualmente quei proventi finanziari. Un modo per bilanciare la catena di comando del Real e tracciare insieme il futuro, anche quando il 78enne Pérez si congederà dai vertici. Sempre che l’assemblea dica sì al cambiamento.