Per tutta la sua carriera, Blaise Matuidi è stato una garanzia di successo. In patria ha vinto tutto quello che poteva vincere con la maglia del PSG. In Serie A ha messo in fila tre scudetti con la Juve, tuttora gli ultimi della storia bianconera. E soprattutto, ha conquistato il Mondiale del 2018 da protagonista nella mediana della Francia. Dal 2022 il classe ’87 ha smesso di giocare. In quello stesso periodo, idee chiare e capitale pronto, ha lanciato Origins: un fondo d’investimento ideato da Matuidi insieme a Yohan Benalouane – ve lo ricordate? ex difensore di Parma, Atalanta e Novara, che era stato compagno di squadra di Blaise ai tempi del St. Étienne. Nel giro di tre anni, quel progetto finanziario è cresciuto oltre ogni più rosea aspettativa. E oggi, dopo vari riconoscimenti, è stato insignito di uno dei premi di settore più prestigiosi del panorama francese: il Choiseul Sport & Business 2025.
Riscopertosi uomo d’affari, in una lunga intervista a L’Équipe Matuidi dà ai suoi vecchi colleghi un messaggio di cui fare tesoro: “È fondamentale che gli atleti capiscano che possono avviare attività imprenditoriali, investire e continuare ad avere un impatto positivo anche dopo la fine della loro carriera”. Una dimensione che va oltre lo sfruttamento della propria immagine e competenza calcistica – diventare allenatori, commentatori o dirigenti nei club di solito è la via più naturale. “Ancora mentre giocavo, avevo capito subito di dovermi preparare per il futuro”, racconta l’ex centrocampista. “Sono sempre stato curioso, reattivo alle opportunità per sfruttare in modo intelligente ciò che avevo acquisito sul campo. Con Yohan, a Saint-Étienne, abbiamo iniziato a investire nelle nostre prime startup. All’inizio eravamo spinti dalla passione, ma presto abbiamo capito che, oltre al capitale, potevamo dare molto di più”.
Da lì è nata l’intuizione di un vero e proprio concept aziendale: “La nostra immagine e la nostra community potevano supportare imprenditori di talento e creare un impatto concreto”, continua Matuidi. “Ci focalizziamo innanzitutto sulle persone, sulla loro ambizione e discplina: al contempo, loro devono sentire di poter contare su di noi. A quel punto stanziamo investimenti che vanno dai 100mila ai 500mila dollari. Il nostro vero elemento distintivo è la combinazione di capitale e influenza”. In totale, Origins per ora ha sostenuto attivamente 23 aziende: oggi è un fondo da oltre 15 milioni di dollari. E metà dei suoi addetti ai lavori sono atleti o ex atleti. “Questo ponte fra sport e imprenditoria è la nostra forza”, insiste il proprietario, sottolineando come a fare la differenza in quest’ottica siano stati i suoi trascorsi negli Stati Uniti.
Matuidi infatti aveva chiuso la sua carriera con un biennale all’Inter Miami. Non solo per il richiamo economico in senso stretto: laggiù, in Florida, c’era l’imperdibile occasione di studiare da vicino David Beckham. Un’autentica autorità anche in fatto di scelte d’investimento. E già allora, quando l’ex campione del Mondo fondava Origins, raccontava come l’influenza di Sir David sia stata determinante. “Associare un’attività impreditoriale all’attività di atleta professionista è uno step fondamentale”, ribadisce lui oggi. “E negli Stati Uniti è una tendenza che si sta sviluppando molto di più: ho avuto la fortuna di sperimentarlo quando arrivai lì per la prima volta. È sempre gratificante rendersi conto che non siamo soltanto dei campioni che tirano calci a un pallone: possiamo fare altre grandi cose. Creare valore finanziario, sostenere il mondo delle startup”. Sfruttando il volano socialmediatico garantito dai gol. “Gli atleti del nostro fondo hanno oltre 160 milioni di follower sui social: li usiamo per parlare alle nostre aziende. È un enorme acceleratore, che crea visibilità, credibilità e un network privilegiato”. Per altri consigli, chiedere a Blaise.