A pensarle solo qualche settimana fa, certe parole, a Newcastle, parevano fuori luogo. La stagione dei Magpies era infatti cominciata con mille incognite, con un separato in casa, Isak, poi trasferitosi al Liverpool nelle ultime ore di mercato e sostituito con Woltemade. Certo, l’arrivo di Elanga, Ramsey e Wissa e Thiaw, per un totale di quasi 200 milioni euro investiti sul mercato, aveva fugato i dubbi di un ridimensionamento da parte della proprietà saudita, eppure i sei punti nelle prime cinque giornate di Premier League avevano fatto pensare a tutti l’ambiente bianconero che sarebbe stata un’annata complicata. Ecco perché le altisonanti dichiarazioni di David Hopkinson, nuovo CEO del club, fanno un po’ strano. «Potremmo diventare la miglior squadra del mondo entro il 2030» ha detto il dirigente.
Una presa di posizione netta, figlia anche di un momento particolarmente positivo. Il Newcastle non perde da tre settimane e nel week-end arriverà a St James’ Park il Burnley, una delle squadre più in difficoltà delle ultime giornate di Premier League. Hopkinson ha iniziato a lavorare a pieno ritmo da quando ha preso il posto di Darren Eales lo scorso settembre, e il piano quinquennale del dirigente canadese è davvero ambizioso. «Un progresso del genere non richiede così tanto tempo come si potrebbe pensare. Ciò che richiede è chiarezza di convinzioni», ha aggiunto il CEO. «Il Newcastle può vincere la Premier League? Sì, certo. Perché no? Il nostro compito è metterci nelle condizioni di essere contendenti perenni. Dobbiamo avere il coraggio di ignorare chi dubita di noi e persino chi ci deride».
Hopkinson ritiene che il Newcastle trarrà beneficio dall’essere parte del portafoglio di investimenti globali gestito dal Public Investment Fund (PIF) dell’Arabia Saudita. «Credo davvero, nel profondo del cuore, che siamo il loro investimento preferito», ha rivelato il dirigente dello United, che poi ha ammesso come una decisione su un eventuale nuovo stadio o sull’ampliamento di St James’ Park non sarà a breve termine. «Stiamo parlando di un fondo che è un attore globale di primissimo livello. Siamo un investimento speciale per loro. Me lo dimostrano sempre, parlo con il PIF ogni singolo giorno». È una risposta chiara alle critiche che hanno colpito la proprietà, accusata di disimpegno nei confronti dei Magpies. Ecco, Hopkinson non è d’accordo: «Era una delle mie domande durante il processo di selezione» ha spiegato il CEO dello United. «Ci sono sempre diversi tipi di proprietà: alcune sono profondamente coinvolte, altre sono molto più distaccate e vedono il club solo come un investimento. PIF appartiene decisamente alla prima categoria». I sauditi hanno incaricato Hopkinson di trasformare il Newcastle in un super club. «È assolutamente fattibile, ma richiede chiarezza, convinzione e impegno» ha spiegato. «Il piano di trasformazione deve avere una tempistica. Le tappe fondamentali devono essere rispettate».
Il problema immediato di Hopkinson è che «la correlazione tra punti conquistati e ricavi è innegabile» e le entrate commerciali del Newcastle rimangono molto più deboli rispetto a quelle dei principali rivali. «La nostra capacità di aumentare i ricavi dipende da noi stessi», ha detto l’ex responsabile delle partnership globali del Real Madrid, con esperienze esecutive anche in vari sport americani. «Si tratta di stipulare partnership e sponsorizzazioni globali che potenzialmente sono già davanti a noi in questo momento. «Voglio essere certo che stiamo reclutando talenti di livello mondiale, ricevendo candidature di altissimo livello. Ieri ho avuto due conversazioni con persone che mi hanno detto: “Il Newcastle è come un’astronave”. Voglio salire su quell’astronave».