Un’incornata dell’ex juventino Danilo, per portare il Flamengo ancora una volta più in alto di tutti. In Sudamerica come in Brasile, visto che nel giro di pochi giorni la squadra carioca ha piazzato l’invidiabile double – Copa Libertadores più. Si tratta dei trofei numero 13 e 14 aggiunti alla bacheca rossonera soltanto in questo decennio. Uno strapotere calcistico dentro e fuori dal campo, visto che il Flamengo è anche tra i primi dieci club al mondo per quantità di magliette vendute nel 2025. Eppure non basta a competere economicamente con le big europee. Soprattutto per l’incolmabile divario nei premi-partita.
In questa edizione della Copa Libertadores, il Flamengo ha incassato l’equivalente di oltre 35 milioni di euro lordi: per gli standard continentali rappresenta una somma da record, accumulata grazie a una serie di quote fisse e bonus associati al passaggio dei vari turni (dai 2,8 milioni per la partecipazione alla fase a gironi ai 21,2 milioni per il trionfo contro il Palmeiras nella finale di Lima). La cifra complessiva registra un aumento del 15% rispetto al 2024 – quando la vittoria del torneo, senza uscire da Rio de Janeiro, andò al Botafogo – ed è a tutti gli effetti la singola iniezione di liquidità più cospicua di tutta la storia rossonera.
Per il Flamengo questa benefica capitalizzazione sportiva arriva nel pieno di un profondo riassetto societario, che sta risollevando le casse del club dopo una lunga situazione debitoria. In questo momento, parliamo senza mezzi termini della realtà sportiva più potente di tutto il panorama sudamericano. Ma il confronto con il nuovo format della nostra Champions League, come sottolinea Social Media Soccer, resta scoraggiante: i premi incassati da Danilo e compagni sarebbero più o meno quelli di una delle 36 partecipanti che non va oltre la fase a gironi. Per il 2025/26, la UEFA ha infatti portato il montepremi complessivo a oltre 2,4 miliardi di euro. Di questi, circa 100 milioni sono corrisposti a chi percorre il cammino verso la finale: a una squadra targata CONMEBOL, servirebbe vincere cinque Libertadores per guadagnare quanto i campioni d’Europa.
La Federcalcio sudamericana negli ultimi anni ha tentato di ridurre il gap con il vecchio continente aumentando progressivamente i montepremi, in proporzioni anche considerevoli. Ma resta lontana anni luce da quel che il calcio riesce a smuovere da Londra a Madrid, grazie a un sistema di sponsorizzazioni e ricavi da broadcasting – più di 1,5 miliardi soltanto dai diritti tv – decisamente fuori scala. In questo modo al Flamengo e alle altre non basterà continuare a vincere, per trattenere i loro talenti. D’altronde, sin dai tempi di Sócrates e Falcão, è sempre stato così: il Brasile sarà anche la patria emotiva del pallone, ma per farne un business globale – e affermarsi come calciatori – tocca emigrare in Europa. Che l’ultima Libertadores sia stata decisa da un campione a fine carriera autore del percorso inverso, aggiunge soltanto un po’ di ironia a una sorte già scritta.