Araújo ha deciso di restare fuori per i suoi problemi di ansia, e nel frattempo pare proprio che il Barcellona non abbia uno psicologo

La vicenda del difensore uruguaiano ha svelato una grave mancanza del club blaugrana
di Redazione Undici 06 Dicembre 2025 alle 19:03

Il tema della salute e del benessere psicologico nel mondo del calcio è emerso con forza negli ultimi anni. Interviste, appelli e video sui social: i giocatori hanno cominciato a parlarne e ad aprirsi, sottolineando come malgrado da fuori, soprattutto ad alti livelli, il loro mondo venga visto come scintillante, non sempre è tutto oro quello che luccica. I primi due esempi che si possono fare sono i podcast di Gosens e Perin, incentrati sulla gestione mentale degli atleti, ma anche fuori dall’Italia i calciatori stanno prendendo sul serio l’argomento, tanto da fare scelte forti, come decidere di saltare alcune partite.

Come riportato dalla testata spagnola El Confidential, Ronald Araújo non è sceso in campo contro l’Atlético Madrid e non lo farà nemmeno contro il Betis, ma il suo nome è comunque stato al centro della serata. Il difensore uruguaiano, fermo a tempo indeterminato per problemi psicologici, ha ricevuto il sostegno del pubblico del Barça, che al Metropolitano ha esposto cartelli (in foto, ndr) e scandito cori per incoraggiarlo. La fragilità mostrata dopo l’espulsione e la pesante sconfitta contro il Chelsea, in una stagione in cui era chiamato a raccogliere l’eredità di Iñigo Martínez, ha aperto un dibattito interno al club e acuito le critiche dei tifosi.

«Araujo sta bene, è nel suo momento. Credo che si riprenderà. Non mettiamo date: deve andare piano, finché non starà meglio» ha spiegato il direttore sportivo Deco a Cadena SER, sottolineando la prudenza del club.

Il caso ha riportato l’attenzione su una mancanza dei blaugrana: la prima squadra non ha un psicologo sportivo dal gennaio 2024, quando Laia Vinaixa ha lasciato il club per seguire Ramón Planes in Arabia Saudita, ai tempi di Xavi. Da allora la società non ha ritenuto necessario sostituirla e, pur disponendo di un servizio di supporto psicologico, non integra più questa figura nello staff tecnico.

Come successo a Ferran Torres, anche Araújo ha dovuto quindi rivolgersi a un aiuto esterno. La sua crisi non è nuova, ma l’episodio di Londra l’ha portata al culmine: tra silenzio stampa, allenamenti saltati e la versione ufficiale di un presunto virus intestinale, il club ha tentato invano di proteggerlo dalla pressione mediatica.

A sciogliere l’ambiguità è stato Hansi Flick, che ha ammesso: «Ora Ronald non è pronto per giocare. È una questione privata e vi chiedo rispetto». L’allenatore ha così promosso Gerard Martín, che ha risposto con sicurezza contro Alavés e Atlético.

Il crollo emotivo di Araújo porta con sé le scorie di un percorso recente segnato da partite estreme: la criticata espulsione contro il PSG di due stagioni fa in Champions, le difficoltà contro Dortmund e Inter, fino alla serata nera di Londra.

Gli esperti concordano: senza strumenti adeguati di gestione emotiva, i problemi tendono ad amplificarsi. L’assenza di uno psicologo nello staff, scelta giustificata dal club con l’idea che “lo psicologo è l’allenatore”, è letta dagli specialisti come un errore di fondo.

Sulla strada della ripresa, la ricetta è chiara: affrontare i problemi psicologici con la stessa attenzione dedicata alle lesioni fisiche. La crescente apertura di molti sportivi nel parlare del proprio malessere sta lentamente normalizzando queste situazioni, ma resta forte la paura di mostrarsi vulnerabili per non perdere il posto. Un aiuto dai club, poi, aiuterebbe.

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