Quando Daniele De Rossi è arrivato sulla panchina del Genoa, l’obiettivo era chiaro: invertire la rotta di una squadra piombata in una crisi profonda. Il cambio in panchina – con l’esonero di Patrick Vieira – ha coinciso con un tentativo di ridare identità e concretezza alla squadra rossoblu: per portare a termine questa missione, De Rossi si è affidato al 3-5-2, un modulo imperniato su esterni che spingono forte e un centrocampo forte in densità. Fin dalla partita contro la Fiorentina al “Ferraris”, l’ex allenatore della Roma ha fatto subito delle scelte forti, dando fiducia a giocatori che nella prima parte di stagione, con Vieira, sembravano dimenticati. Due esempi su tutti: Mercandalli e Vitinha. Da quando è arrivato De Rossi, il difensore ex Venezia ha messo insieme ha messo insieme 393 minuti in cinque partite, tra campionato e Coppa Italia; il portoghese è invece diventato un titolare fisso, con tanto di classico riposo “precauzionale” in occasione della gara di Coppa Italia contro l’Atalanta.
Questo è, sommariamente, ciò che è successo in campo. Ma l’impatto di De Rossi va al di là di un semplice restyling tattico o di una ridefinizione delle gerarchie: il Genoa, che sembrava una squadra svuotata, è tornato a riempirsi di passione e coraggio, ritrovando la sua anima. Fin dal giorno della presentazione, l’allenatore ha mostrato consapevolezza del peso storico della maglia rossoblù: «È un grande onore, lo dico sentendolo, non regalo niente, questo è un ruolo da ricoprire con onore e rispetto», aveva dichiarato in conferenza stampa. De Rossi è partito da qui per lavorare sull’aspetto psicologico del gruppo, ridandogli forza e voglia di imporre un gioco fatto di velocità e profondità.
Una scelta che ha decisamente pagato. Il pareggio ottenuto per 2-2 ottenuto con la Fiorentina non è stato certo brillante, ma la reazione c’è stata, il gruppo ha mostrato determinazione e voglia di lottare. «I ragazzi hanno fatto la partita che gli avevo chiesto, hanno lottato col coltello tra i denti contro una squadra forte», ha detto De Rossi al termine del match. Da lì i rossoblù hanno messo insieme sette punti in tre partite, vincendo le ultime due contro Verona e Udinese, praticamente nello stesso modo: prendendosi i tre punti con rabbia. Il Genoa è sempre stato in partita, anche quando è andato sotto in avvio contro l’Hellas, anche quando è stato raggiunto sull’1-1, come nella gara Udine, Poi ha sfruttato giocatori di strappo e inserimento come Thorsby o Norton-Cuffy, autori dei gol decisivi, per ribaltare di nuovo le partite. Non è un caso, infatti, che i risultati siano identici: due 2-1 che testimoniano come la voglia di tirarsi fuori da una classifica potenzialmente tragica abbia prevalso sul controllo del match.
Nell’ambiente rossoblù, tutti hanno parlato bene di De Rossi e del suo impatto sul gruppo: «È un allenatore di energia, ha portato quella, e l’avevamo persa un po’», ha spiegato in un meet and greet con i tifosi il capitano Vasquez. «Tutti quanti combatteranno per De Rossi; ha garantito la mentalità e desiderio di reagire», ha rivelato Leo Ostigård a DAZN. «Ha dato entusiasmo e tanta fiducia: questo si vede anche durante le partite, stiamo lavorando molto bene», ha confessato Aarón Marti2n, uno dei giocatori “rinati” grazie alla cura-De Rossi. Parole che dimostrano come, ben prima dell’allenatore, ai giocatori del Genoa siano arrivate la persona e la sua brama di rivincita – dopo essere stato allontanato bruscamente dalla sua squadra del cuore, la Roma.
Questo approccio mentale fatto di volontà, intensità, entusiasmo sembra oggi il vero motore del Genoa. L’allenatore non è visto come un semplice tecnico, ma come un riferimento capace di restituire motivazione e coesione. Anche a chi non gioca da titolare: «Sappiamo che tutti sono importanti in questa squadra, il mister si fida anche di chi non è titolare», ha detto Junior Messias. Dopo settimane di incertezze, quindi il nuovo Genoa appare finalmente compatto, con uno spirito di sacrificio e un’identità riconoscibile.
L’innesto di energie nuove e nuove motivazioni ha dato al Genoa quella spinta vitale che mancava: non più una squadra in affanno e a corto di idee, ma un gruppo che ha ritrovato il suo spirito. Le scelte sul campo – il modulo, la formazione titolare, le rotazioni – ora passano attraverso un progetto tattico ma soprattutto mentale. Chiaro, la stagione è lunga e il Genoa non è fuggito completamente dalla zona pericolo, ma i segnali sono buoni. De Rossi ha cominciato con il piede giusto: ha impresso una direzione e soprattutto ha riportato un’idea di “Genoa” fatta di cuore, concretezza e orgoglio. Se saprà mantenere questo equilibrio, tra pragmatismo e identità, il suo impatto potrebbe risultare decisivo per la salvezza. E per dare al Genoa una base solida per un nuovo progetto.