La trattativa per De Bruyne dimostra che il Napoli non ha più confini

Sarebbe un'operazione dal potenziale enorme, ma anche la semplice trattativa dimostra la crescita e il cambio di visione del club di Aurelio De Laurentiis.

Quando ha parlato del possibile passaggio di Kevin De Bruyne al Napoli, nel corso della parata organizzata per festeggiare lo scudetto appena conquistato dal suo club, Aurelio De Laurentiis aveva la voce sorniona e lo sguardo ammiccante. Le classiche manifestazioni di chi sta mentendo sapendo di mentire, di chi è consapevole che la trattativa è davvero a buon punto e/o che la sua squadra-mercato ha fatto tutto ciò che poteva – e forse anche di più – per convincere il giocatore. Giocatore che, a sua volta, sembrerebbe orientato a dire sì. O che comunque non ha detto no, sta valutando seriamente l’offerta del Napoli, l’opportunità di trasferirsi nel club campione d’Italia, la possibilità di concedersi un’appendice di carriera in Europa. Ecco, questa è la prima vera notizia: ancora prima che Kevin De Bruyne dica sì o dica no al Napoli, sta di fatto che il Napoli ha approcciato Kevin De Bruyne. E sta di fatto, soprattutto, che Kevin De Bruyne si è lasciato avvicinare e anche tentare dal Napoli.

A pensarci col senno di ieri o dell’altro ieri, entrambe le prospettive – che il Napoli abbia approcciato De Bruyne e che De Bruyne si sia lasciato tentare dal Napoli – sembrano uscite da un numero di Topolino degli anni Ottanta/Novanta, quando spopolavano delle storie dal titolo “Nonna Papera Astronauta” o “Pippo Agente Segreto” in cui gli abitanti di Paperopoli/Topolinia vivevano avventure straordinarie. E invece oggi De Bruyne al Napoli è realtà che si materializza davanti ai nostri occhi, o quantomeno è un’ipotesi concreta. E poi è trasformazione che si compie, soprattutto a guardare l’operazione dalla prospettiva del Napoli. Un club che mai, mai prima d’ora si era lasciato convincere ad avvicinare un profilo come De Bruyne. Ma che però adesso ha lo spirito entusiasta, i mezzi, forse anche le prospettive giuste per tentare un colpo del genere.

Perché si può parlare di trasformazione che si compie? Semplice: fino a pochissimi mesi fa, dodici e non di più, il Napoli di De Laurentiis aveva fatto grandi cose e poi aveva anche vinto – parliamo dello scudetto 2022/23 – attuando un modello chiaro e inderogabile, quello fondato sui talenti da scovare e valorizzare. Non per forza giovanissimi, ma di certo mai sopra la soglia dei 28-30 anni. E mai oltre una certa fascia d’ingaggio. Così i vari allenatori che si sono accomodati sulla panchina azzurra hanno potuto formare e lanciare i vari Hamsik, Lavezzi, Cavani, Mertens, Callejón, Jorginho, Koulibaly, Allan, Fabián Ruiz, Osimhen, Kvatarskhelia, Kim Min-jae. L’unica eccezione era stata fatta per Gonzalo Higuaín, arrivato a Napoli a 26 anni da compiere, sì, ma con uno status di primissimo livello, come centravanti uscente del Real Madrid. Poi però, come detto, dodici mesi fa sono cambiate un po’ di cose: accanto ai vari acquisti assimilabili alla strategia storica di De Laurentiis (Buongiorno, Gilmour, David Neres, Rafa Marín), il Napoli ha preso anche Romelu Lukaku e Scott McTominay. Vale a dire un 31enne del Chelsea e un 28enne del Manchester United, due giocatori di caratura internazionale e quindi con stipendi molto importanti, due giocatori-simbolo per due Nazionali di primo piano come Belgio e Scozia, due profili che – vuoi o non vuoi – sono stati subito associati al credo del nuovo tecnico Antonio Conte, alla sua verificata preferenza per giocatori già pronti, già rodati ai massimi livelli.

Siamo quindi ai giorni nostri. Il fatto che questa campagna acquisti “mista” abbia portato lo scudetto, come dire, deve – o comunque può – aver fatto ricredere Aurelio De Laurentiis. Che nel frattempo ha incassato un bel po’ di soldi dalla cessione di Kvaratskhelia, si frega le mani per quella di Osimhen e pare abbia stanziato una cifra molto sostanziosa per il prossimo mercato estivo. A prescindere dall’addio o dalla permanenza di Conte, il punto non è (più) questo, il presidente del Napoli ha evidentemente capito che certe operazioni possono fruttare bene. Che a volte bisogna fare delle eccezioni. E allora, questo deve essere stato il ragionamento di De Laurentiis e dei suoi dirigenti, perché non alzare ulteriormente l’asticella? Perché non provare a prendere un fuoriclasse assoluto anche se va per i 34 anni?

Allo stesso modo, l’effetto balsamico che il trasferimento al Napoli ha avuto su Lukaku e (soprattutto) su McTominay ha sicuramente inciso nelle valutazioni di De Bruyne. Nel senso: l’ormai ex capitano del Manchester City sembrava destinato a trasferirsi negli USA o in Arabia Saudita, poi ha guardato verso alcune offerte pervenutegli dalla Premier League, infine adesso sta prendendo in considerazione l’idea di trasferirsi in Italia, di concedersi un altro (ultimo?) ballo in Champions e nel calcio europeo. In questo senso la carica ambientale, le prospettive tecniche e – perché no? – anche l’offerta economica garantite del Napoli, mettete queste cose nell’ordine che preferite, devono essere state importanti. Ecco, la seconda notizia (forse ancora più importante della prima) sta proprio qui: i casi di Lukaku e McTominay, uniti a quelli dei grandi talenti che sono esplosi in azzurro, dimostrano che il Napoli non ha più confini, che la squadra di De Laurentiis ha le potenzialità per sedurre quasi tutti i giocatori del mondo, forse non i titolari di Real Madrid, Barcellona o Manchester City, questo no, ma di certo gli esuberi di questi club.

Insomma, prendere De Bruyne sarebbe un passo gigantesco per un club che non era ancora entrato stabilmente nell’élite europea, e in fondo sarebbe un passo importante pure per il calcio italiano: KDB anche solo accostato alla Serie A è un’operazione di enorme fascino, va verificata dal punto di vista tecnico – il fuoriclasse belga è reduce da due annate complicate causa infortuni vari – ma sul piano mediatico è un affare dirompente. Per il Napoli, naturalmente, ma il suo arrivo potrebbe generare un bel po’ di interesse intorno alle gare del nostro campionato. In fondo, a pensarci bene, anche Cristiano Ronaldo si trasferì alla Juve più o meno alla stessa età (avrebbe compiuto 34 anni durante la sua prima stagione in bianconero) di De Bruyne. Per giocatori così grandi, così importanti, vale la pena fare un’eccezione. Anche per il Napoli e persino per De Laurentiis, che però avevano già iniziato un certo percorso di cambiamento. Così lo poterebbero a termine, a compimento, nel modo più esplosivo e luccicante.

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