Erling Haaland è destinato a prendersi il mondo

Perché ha qualità enormi e margini di crescita sconfinati.

Nella vittoria per 1-2 del Borussia Dortmund in casa del Borussia Mönchengladbach, Erling Haaland non ha segnato. Sono due partite consecutive che non segna e non gli era ancora mai capitato in stagione, quindi è utile sottolinearlo. In compenso ha fatto l’assist per il gol di Hazard, e gli assist non sono (ancora) un elemento chiave nel suo gioco anche se non sono pochi: ne ha fatti nove in stagione ma non è ciò che lo contraddistingue. Quella del Borussia Park è stata una partita diversa dalle sue abitudini, almeno nel tabellino finale.

Raccontare Haaland come se fosse uno che gioca da sempre, uno che è in giro da diversi anni, è strano, ma anche la cosa più giusta: perché il suo gioco è immediatamente riconoscibile, perché lui è immediatamente riconoscibile, perché il suo modo di stare in campo e di intendere il calcio è perfettamente calato nella realtà degli anni Venti che sono appena iniziati. E perché, ovviamente, Haaland negli ultimi mesi è stato eccezionale: la velocità con cui è diventato uno dei prospetti più interessanti d’Europa, dal Mondiale Under-20 della scorsa estate al trasferimento al Borussia Dortmund a gennaio, è sintomatica di quanto il norvegese sia un giocatore moderno, perfetto per il calcio ipercinetico di oggi – forse sarebbe ancor più adatto a un calcio del futuro, ma sembra irrealistico – e quindi studiato, analizzato e ricercato da tutti.

Le sue caratteristiche sono state già descritte e raccontate e ormai abbiamo imparato a conoscerlo: distante dallo stereotipo della punta oltre il metro e novanta (1,94 cm) che usa il fisico per prendere posizione e difendere il pallone da fermo, Haaland è un vero e proprio freak atletico che abbina la forza fisica tipica del centravanti classico a una velocità supersonica – come nei 60 metri in 6’’64 contro il PSG – che usa per andare in campo aperto, defilarsi per creare spazio, prima per sé, poi per i compagni, e attaccare la porta avversaria.

Se la difesa avversaria non si muove con i tempi giusti, Haaland la costringe a scappare indietro. È sgraziato e potente, è inarrestabile

In realtà una delle qualità meno sottolineate, ma forse quella più interessante in prospettiva futura, è la capacità di alzare il livello delle sue prestazioni settimana dopo settimana, senza mai dare la sensazione di incontrare barriere che non può superare. Se al Mondiale Under-20 potevamo considerarlo fuori scala, quindi che fosse normale vederlo disporre a piacimento delle difese avversarie (forse non nove gol in una partita, ma il concetto non cambia), Haaland ha continuato a essere straordinario anche quando la stagione è entrata nel vivo. Quando è arrivata l’ora della Champions League, il norvegese non ha fatto differenza tra Genk, Napoli, Liverpool: tre squadre di diverso valore, con caratteristiche diverse, che hanno provato a limitarlo con i loro sistemi. Ma nessuno ha potuto impedirgli di fare quel che gli riesce più facile: segnare.

Prima di qualsiasi analisi sul suo modo di giocare e di stare in campo, c’è un rapporto con i gol che ha dell’impressionante, specialmente per un ragazzo che compirà 20 anni solo il prossimo luglio. Haaland ha segnato 40 gol in 32 partite stagionali, appena 2110 minuti di gioco: un gol ogni 53 minuti. Un dato che rompe il naturale equilibrio di uno sport in cui il gol dovrebbe essere un evento raro. Ha continuato a segnare pur cambiando squadra e campionato, nella Bundesliga austriaca e in quella tedesca, nelle coppe nazionali e in Champions League. Sono numeri che hanno polverizzato record su record: dieci in sette partite di Champions (nessuno ne aveva fatti tanti in così poche partite); undici nelle prime sette partite con il Borussia Dortmund (nessuno mai così veloce nella storia delle squadre tedesche), cinque gol nei primi 56 minuti in campo con i gialloneri, solo per dirne alcuni. Molti di questi suoi gol sono da attaccante puro, arrivano quasi tutti in area, spesso con un tocco solo. Ma quel che sorprende è la sua capacità di lettura dell’azione, il suo istinto negli ultimi metri. La clip in basso mostra le sue qualità nell’interpretazione dei movimenti in area e come i difensori ancora non siano riusciti a contenere i suoi tagli. Gioca in anticipo sul difensore, o lo supera con l’inganno di un contromovimento.

La definizione di “contromovimento”

Le sue azioni più efficaci sono una combinazione di forza, velocità e ferocia. Nei suoi gol, infatti, quasi mai si libera nello stretto, ed è raro che decida di toccare il pallone molte volte quando è spalle alla porta. È un aspetto del gioco che ancora manca per essere un attaccante d’élite, perché nell’ideale passaggio in una delle migliori squadre del mondo gli verrà chiesto di aggiungere anche un gioco più associativo e una migliore gestione del pallone (sia individualmente sia nel collettivo), indispensabile per essere decisivo anche contro squadre più chiuse. Come sottolineato da Tor-Kristian Karlsen su Espn, «nel primo controllo c’è ancora molto da sgrezzare, e anche nelle ricezioni e nel posizionamento con il corpo. E dovrà imparare a proteggere la palla per conquistare un calcio di punizione o prendere tempo per far salire i compagni» Il paradosso, infatti, è che Haaland non riesce ancora ad esprimersi giocando da fermo: se costretto a usare il suo corpo come perno soltanto per giocare in situazioni statiche spalle alla porta non ha la stessa efficacia.

Ma da quando si è trasferito al Borussia sembra aver fatto un upgrade, ovviamente non ancora definitivo, anche in questi dettagli. È come se il semplice fatto di essersi trasferito in una squadra di livello più alto – quindi con compagni tecnicamente migliori, ma anche in un sistema che gli richiede un gioco di raccordo più cerebrale e articolato – sia stato sufficiente per fargli alzare ancora il livello delle prestazioni. Riprendendo le parole di Karlsen: «Sebbene non vi sia alcun dubbio che il suo entusiasmo sia un elemento trainante, è altrettanto chiaro che Haaland si è sviluppato radicalmente negli ultimi mesi. Prima era un po’ negligente nel suo gioco frenetico, e spesso arrivava a corto di fiato a fine partita. Ora fa corse e movimenti più giusti, gestisce l’energia durante i 90 minuti, come testimonia la partita contro il Werder Brema in cui si è acceso nell’ultima mezz’ora». È la dimostrazione che Haaland abbia quantomeno un’idea di quali siano le sue debolezze, e come portare il suo gioco a un livello più alto. Non significa che in futuro riuscirà a diventare un attaccante con la sensibilità di tocco di Roberto Firmino o la visione di gioco di Benzema. Ma questa sua capacità di migliorare apre le porte a qualsiasi scenario.

Qualche azione di Haaland durante la partita giocata contro il Psg: grande spirito di sacrificio, tanto movimento, qualche errore di misura nel controllo, negli appoggi per i compagni

L’attenzione di tutta l’Europa, infatti, non si spiega solo con i suoi numeri, comunque sensazionali, ma anche con le prospettive di crescita e la sensazione di aver trovato un giocatore già pronto per il calcio del prossimo decennio. Soprattutto, un atleta mentalmente già maturo, pronto per una carriera ai massimi livelli, come racconterebbe un’aneddotica già ampia che gli si sta sviluppando attorno: un approccio al calcio estremamente professionale; gli ex compagni al Salisburgo che lo descrivevano come uno che lavora ossessivamente, pur nella sua ingenuità e naturalezza da teenager, con la sensibilità di cui si parla di uno che ancora non ha compiuto vent’anni, che festeggia i gol dei compagni con gioia incontenibile.

E poi c’è la scelta di andare al Borussia. Poteva andare più o meno ovunque. Forse non a gennaio, ma di sicuro in estate. Ha scelto Dortmund e lì ha trovato un contesto perfetto. Non solo in campo, dove il fit si nota da subito e non si discute, ma anche nel campionato giusto e in una società che vive di e con giocatori giovani, che sa valorizzare e sviluppare il talento. E lui, che di talento ne ha, e lo ha dimostrato, sembra già pronto per il prossimo passo.