Wakanda Forever è l’esultanza del momento

Gaël Monfils, Sachia Vickery, ma anche Lingard e Pogba: il saluto di "Black Panther" è diventato uno statement.

Black Panther, il film diretto da Ryan Coogley e basato su personaggi e fumetti Marvel, si sta avviando verso il miliardo di dollari di incassi nel mondo. Nel frattempo, il suo immaginario è uscito dalle sale dei cinema e si sta adattando benissimo al mondo sportivo: il saluto-motto “Wakanda Forever” è già stato adottato da più atleti, in ogni disciplina, nelle ultime settimane.

Un piccolo passo indietro: il regno di Wakanda è una nazione fittizia nata nell’universo Marvel, apparsa per la prima volta nei Fantastici Quattro numero 52, nel 1966. Si trova nell’Africa orientale, anche se non c’è una mappatura precisa della zona: potrebbe essere a nord della Tanzania, oppure ancora più a settentrione, tra Etiopia, Sud Sudan, Kenya. “Wakanda Forever” è, appunto, il motto dello Stato.

Durante il torneo di Indian Wells due atleti hanno celebrato le loro vittorie ispirati da Black Panther. Prima Gaël Monfils, tennista francese ma di origine caraibica (la madre è di Martinica, il padre di Guadalupa), dopo aver battuto John Isner.

Anche la statunitense Sachia Vickery, dopo aver battuto la numero 3 Wta Garbiñe Muguruza, ha esultato allo stesso modo. Sugli spalti c’era la madre che agitava non una bandiera a stelle e strisce, ma quella verde-giallo-rossa della Guyana. «Io sono americana e guyanese», ha detto Vickery.

Sugli spalti c’era la madre che agitava non una bandiera a stelle e strisce, ma quella verde-giallo-rossa della Guyana. «Io mi sento americana e anche guyanese», ha detto Vickery a proposito.

Anche nel calcio, naturalmente, abbiamo visto il “Wakanda Forever”: il primo è stato l’inglese Jesse Lingard il 25 febbraio, dopo il gol contro il Chelsea, che ha celebrato poi allo stesso modo con Paul Pogba.