Torreira è diventato il talismano dell’Arsenal

Con lui in campo i Gunners subiscono pochissimo.

Nei 548 minuti con Torreira in campo, l’Arsenal ha fatto venti gol e ne ha subiti tre; nei 442 senza, i gol fatti sono nove e quelli concessi dieci. Anche i numeri confermano dunque l’impressione che il periodo di adattamento dell’ex Samp alla Premier sia finito. Emery ci ha messo un po’ a dargli fiducia (mai titolare nelle sue prime cinque partite in campionato) ma l’uruguaiano, non appena ha trovato un po’ di continuità, si è preso il centrocampo dei Gunners. Con la partita casalinga vinta contro l’Everton, Torreira ha iniziato una serie di titolarità consecutive, che dura ancora adesso, e che è coincisa con il rilancio dell’Arsenal. Il piccolo uruguaiano è già il perno del gioco dei londinesi. Con uno schieramento offensivo, che prevede insieme in campo Özil, Ramsey, Aubameyang e Lacazette, è necessario l’equilibrio che Torreira garantisce. Lucas protegge la difesa, aggredisce e contrasta gli avversari, permettendo alla linea del pressing di salire. Ma oltre a saper intercettare e recuperare palloni, sa anche cosa farne quando la ha tra i piedi, sa verticalizzare, ma anche rallentare il ritmo e gestirlo, come ha ampiamente dimostrato nelle sue 74 partite in due anni in A, conditi da quattro gol, con la Sampdoria.

Torreira è uno degli esponenti di una tipologia di giocatori ormai consolidata ad alti livelli e che fa la fortuna dei propri allenatori. Quella di quei giocatori dal baricentro basso, con leve corte e frequenza di passo e di giocate, come Kanté, Verratti, Barella. La conferma ad alti livelli di Torreira non ha però stupito il suo allenatore: «Con noi sta giocando al centro, ma quando devo spostarlo sulla fascia la sua prestazione non ne risente. È molto umile, lavora giorno dopo giorno, ti ascolta e impara».

Torreira è bravo nell’interdizione e nella costruzione, come dimostra con questo assist