Lettera di un anti-juventino in crisi d’identità

Tifoso juventino dichiarato interpreta sentimenti e desideri semiseri di tutti gli altri, ovvero dei nemici. Tra paradossi e ironia

Salve, Rivista Undici, scusate il disturbo. Mi serve il vostro aiuto, vi chiedo di dedicarmi solo qualche minuto.

Mi presento, intanto, perché sono una persona educata: sono un tifoso antijuventino.

Non importa per quale squadra tifi: Inter, Napoli, Fiorentina, Roma, Torino, scegliete voi, non è questo che conta.

Quel che conta è che non vivo un momento facile, sono un po’ confuso e vorrei comprensione da parte vostra. Raccontarsi aiuta a capirsi, a volte.

Provate a seguirmi. La mia vita di tifoso è piuttosto semplice, perché gioisco in due casi, entrambi piuttosto rari: quando vince la mia squadra, quando perde la Juve.

Il mio approccio al calcio, senza farla lunga, si basa su una teoria di fondo semplice, discretamente solida e appoggiata da diversi milioni di italiani: quando la mia squadra vince, è tutto regolare, ed è corretto rendere omaggio al vincitore. Quando vince la Juve, qualcosa non quadra: un fuorigioco di troppo, un rigore negato, le avversarie che si scansano, gli Agnelli aiutati dal governo, lo stadio a un passo dal crollo, il calendario favorevole, il giudice sportivo che non chiude la curva, il giudice sportivo che chiude la curva ma fa entrare i bambini, i bambini maleducati che deconcentrano il portiere avversario, il vento, l’erba alta, la riga elettronica che attesta la sussistenza o meno del fuorigioco di Tévez tracciata in modo bizzarro dalle televisioni per farlo apparire in posizione regolare.

Questo solo per farvi alcuni esempi, e io non voglio annoiarvi, ma fidatevi che le loro malefatte sono molte di più.

Nel 2006 ho visto realizzare il sogno di una vita. La Juve retrocessa, gli scudetti revocati, la squadra e la società smantellata. Mi sono liberato di un incubo. Da lì, ho pensato, vinceranno finalmente tutte, anche quelle che non vincevano mai. E la Juve, senza quei dirigenti malvagi, la vedremo nelle zone basse della classifica. Che bello il calcio, visto dal 2006. Da lì, però, dopo i primi anni di Inter, e un anno di Milan, qualcosa si è inceppato.

È per questo che vi chiedo di aiutarmi.

Hanno vinto uno, due, tre scudetti di fila con il giovane Agnelli presidente e l’insopportabile Conte allenatore. L’incubo è ricominciato, peggio che mai.

Questa è la premessa.

Lunga, scusatemi, ma quando una persona è confusa deve cercare di ritrovarsi partendo dal passato: solo così, potrà chiarirsi per vivere un futuro più sereno.

Arriviamo al punto: l’estate 2014 è quella della svolta. L’insopportabile Conte lascia la squadra, a ritiro estivo iniziato, diventando così molto meno insopportabile. Lo sostituisce Allegri: non per essere modesto, ma sono anche piuttosto spiritoso, e invito i miei amici a “stare Allegri”. Lo faccio per tutta l’estate, non mi stanco mai: non potete immaginare le risate.

Il calciomercato mi riempie di soddisfazioni. La Roma si accaparra Iturbe, la Juve cede il capocannoniere del campionato Immobile per prendere Morata, una giovane riserva del Real: ora, ditemi voi, se il Real ha un fenomeno in casa lo cede?

Che sollievo, sapere che quest’anno si interrompe la serie, e ricomincia la loro caduta. Ma poi ecco, comincia il campionato, azzardo qualche polemica arbitrale, a inizio ottobre credo che il campionato sia falsato ma poi niente, questi prendono il largo pure quest’anno, le altre non esistono, Iturbe fa un gol in tutto l’anno, Immobile pochi di più in Germania e quelli Allegri sono sempre loro, a noi non tocca mai.

Rimane l’Europa. Ecco cosa mi ero dimenticato di dirvi: un altro mio caposaldo è la battuta sull’Europa. Sentitela, è fortissima anche questa. Siccome la Juve vince sempre in Italia ma in Europa ha conquistato solo due Champions League, sentite cosa dico: in Italia vincete grazie agli arbitri, mentre in Europa non hanno attenzioni per voi, ed ecco che uscite subito ai primi turni. Fortissima, no?

Come dite? Hanno fatto sette finali di Champions, vinto tutte le coppe europee, tanti Palloni d’oro, hanno partecipato alla conquista dei Mondiali della Nazionale? Ma non conta, cercate di cogliere il mio sarcasmo.

Qui sono coperto: almeno sei o sette sono di un altro pianeta, alla fine certamente non andranno avanti, ed ecco la mia grande rivincita. Girone: perdono a Madrid contro l’Atlético! Perdono ad Atene contro i greci! Dai che ci siamo, sono pronto a prendermi la mia gioia stagionale, e poi sai quante battute velenose ai miei amici? Lì non si può rubare, eh?

Ma no, questi dell’Atletico non si stanno impegnando, è un pareggio scritto, va bene ad entrambe, un maledetto biscotto.

Ecco, ha passato il girone: i soliti ladri. Ah no, aspetta, in Europa non funziona così, stiamo calmi che escono agli ottavi.
Sorteggio: dai, che capiti il Bayern, il Real, il Barcellona, il Chelsea… Dai, voglio vederli umiliati.

Niente, Borussia Dortmund. Ma dai, troppa fortuna, è un sorteggio truccato. Ah no, dimenticavo, in Europa vincono i migliori, sennò crolla tutta la mia tesi.

2-1 per loro a Torino, con gol di Morata: vediamo a Dortmund, contro quella marea nera. E poi c’è Immobile, che deve rifarsi. 0-1, 0-2, 0-3.

Ai quarti ci divertiamo: fammi mettere comodo che vediamo chi pescano tra Real, Barca, Bayern, Chelsea… Noooo, il Monaco! Ma dai, Platini vuole far vincere loro la Coppa.

No, stiamo rilassati, non siamo in Italia. Ripeto come un mantra, più volte, da solo: «In Europa si vedono i veri valori, per questo lì non fate risultato».

All’andata vincono con un rigore per fallo fuori area, al ritorno negano un penalty ai monegaschi: basta, ladri maledetti. Oddio, mi sono sbagliato di nuovo: qui gli errori sono casuali, sennò crolla di nuova tutto il teorema con cui sono cresciuto, altro che il loro stadio.

Semifinale: bel risultato, per carità, ma adesso che spasso, vederli uscire con Bayern, Barça o Real. Escono questi ultimi, e allora improvvisamente ai miei occhi diventano quelli scarsi, tutti fuori forma, guidati male da un Ancelotti ormai bollito.

Andata, 2-1 per loro, ancora un rigore. Ma stavolta ho imparato, e resto calmo. Perché so che poi al Bernabéu…

Eccoci, rigore! Scrivo subito un sms identico a tutti i miei amici juventini: «Chiellini, qui non hai mica gli arbitri italiani che ti proteggono!». L’ironia è il mio forte, mi pare di avervelo già scritto.

Segna Ronaldo, l’incubo sembra finalmente finito.

Poi, ecco che la confusione si fa fortissima, ecco che ricompaiono le nebbie, ecco che nulla mi pare più come credevo: ha pareggiato Morata, di nuovo, proprio contro il Real. Ha segnato sia all’andata che al ritorno. Gli spagnoli ci provano, ma non sono quasi mai pericolosi, e alla fine passa la Juve.

Sono in finale. In Europa. Nella competizione in cui mi scateno con le mie battute al fulmicotone. Nell’anno in cui sarebbe dovuto toccare a noi, stare Allegri. Con Morata che pensavo fosse un brocco. Con Tévez che mi pare troppo grasso.

Certo, rimangono Messi, Neymar e Suárez, che certamente vinceranno la coppa e mi regaleranno una serata di festa, un’estate meno drammatica.

Ma oggi è una giornata un po’ così, in cui si affacciano tanti strani pensieri, e alcune delle certezze con cui sono cresciuto non reggono più. Anche il mio celebre senso dell’umorismo sta pian piano venendo meno.

È per questo che mi rivolgo a voi, cari amici di Rivista Undici.

Vedo che purtroppo non amate i complotti, amate parlare di quella noia che accade in campo piuttosto che passare ore a dilettarvi su entusiasmanti moviole, ma tutto sommato mi sembrate persone intelligenti.

Aiutatemi voi, prima ancora di Messi: cosa diavolo mi sta succedendo?