Forum 2015/16

Colpi, scommesse, ma anche flop: tra Italia ed estero, sei voci si interrogano su quello che dobbiamo aspettarci dopo il mercato.

È stato un mercato lungo e a tratti snervante, logorante, con trattative-fiume che in qualche caso sono riuscite (Perisic) e in qualche altro no (Draxler). Si è rivista una Serie A spendereccia, con le ambizioni ritrovate delle milanesi, ma pure con una Juve e una Roma che hanno pensato a migliorarsi. Ma anche nel resto d’Europa non sono mancate le novità, che vanno a ridisegnare buona parte delle big. Cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova stagione? Lo abbiamo chiesto, in sei domande, a sei autori: Giuseppe De Bellis, Federico Sarica, Davide Coppo, Fulvio Paglialunga, Simone Conte e Francesco Paolo Giordano.

1 – Semplicemente, i promossi e bocciati. Chi ha fatto il mercato migliore e chi ha deluso di più (e perché).

Giuseppe De Bellis – Miglior mercato in Europa il Bayern Monaco: ha comprato bene solo quei giocatori che servivano. Promuovo anche il Borussia Dortmund e il Manchester City, che invece ancora una volta ha comprato tanto spendendo tantissimo. In Italia promosso il Toro, perché ha una strategia: valorizzare e vendere per comprare, valorizzare e vendere. Promosse anche Roma e Inter. Bocciato Napoli.

Federico Sarica – In Italia boccio il Napoli, incompleto, e promuovo il Toro: squadra giovane ma in continuità, società coi conti in ordine, linea tattica e strategica chiare, un allenatore che è ormai un punto fermo della storia recente del calcio italiano. In Europa mi aspettavo di più dal Man Utd, alcuni campioni di prospettiva sono arrivati (Memphis Depay è una gioia per gli amanti di questo sport), la squadra è forte, ma mi è sembrato un mercato disordinato e nervoso rispetto alle aspettative. Promuovo anche la scelta di Paulo Sousa a Firenze, grande allenatore e grande uomo.

Davide Coppo – In Italia, per il miglioramento netto della rosa, o dell’undici ipoteticamente titolare, direi il Torino e la Roma. Ma mi interessano anche i mercati poco spettacolari, quelli fatti di piccole viti strette per rinforzare la struttura: in questo credo che abbiano facendo un buon lavoro il Sassuolo e il Chievo. Se devo guardare all’estero mi interessa soprattutto l’Atlético Madrid, che ha speso tanto ma ha costruito una squadra intelligente e, credo, più forte di quella dello scorso anno. Al contrario, se fossi un tifoso del Napoli non sarei per niente soddisfatto, ma forse nemmeno del Real Madrid, soprattutto per un certo comportamento della società su Keylor Navas, che merita, per quello che ha fatto, almeno una chance da titolare.

Fulvio Paglialunga – Non so se la Juve ha deluso. Ha cambiato tanto e lo ha fatto per necessità, guardando alla cassa e privandosi di giocatori che in ogni caso hanno chiesto di andar via. Ha vinto quasi tutto l’anno scorso e per avere un gruppo con stimoli doveva cambiare. Credo, al di là degli acquisti fatti, che si sia indebolita, soprattutto per aver perso Pirlo e perché un altro in giro non ce n’è. Facile dire che dopo due giornate la delusione sia questa, ma il rischio è ripetere il film dell’anno scorso, quando quasi tutti (me compreso) ghignavano all’arrivo di Allegri e poi a fine anno si sono dovuti ricredere e l’allenatore ha attraversato ali di giornalisti e opinionisti restituendo il ghigno. La squadra che si è rinforzata nel modo più razionale credo sia la Roma: ha preso gli uomini che servivano, sta cambiando ruolo e minuti ai giocatori intoccabili, ragionando da squadra. La Roma può andare lontano: non poteva acquistare al calciomercato la serenità ambientale, ma può investire in pazienza. Ha preso e speso tanto anche l’Inter: ma vedo un progetto dietro la Roma e una frenesia per accontentare il tecnico dietro il mercato dei milanesi. L’Inter, in pratica, ora è nelle mani di Mancini. La Roma di sé.

Simone Conte – Direi che Roma, Inter e Torino hanno fatto meglio delle altre. La Roma ha trovato in Dzeko il centravanti che cercava da anni e le ha messo accanto due esterni che si completano nell’ottica di un equilibrio di reparto: Salah e Iago Falque. A guardare i numeri, l’intero attacco rinnovato è stato finanziato dalla cessione di due giocatori che lo scorso anno non hanno giocato un minuto con la maglia della Roma: Bertolacci e Romagnoli. L’Inter si è rivoluzionata: Kondogbia si sta ambientando ma difficilmente deluderà, e se Jovetic (che si ritrova con Ljajic) reggerà dal punto di vista fisico sarà un gran colpo. Importante anche il rinnovamento della difesa, resta da valutare l’immediata compatibilità di tutte queste novità. Il Toro, contro ogni pronostico, ha venduto solo uno (Darmian) dei suoi tre pezzi pregiati. Aver tenuto Maksimovic e Bruno Peres segna un salto di qualità nella storia della gestione Cairo, e gli acquisti di Belotti e Baselli possono essere molto importanti tanto nell’immediato quanto in prospettiva. La Juve potrebbe pagare quest’anno gli addii pesantissimi, ma ha fatto quello che tutti avevano rimproverato all’Inter di non aver fatto dopo il triplete. Alex Sandro e Dybala sono due grandissimi colpi, Mandzukic farà quello che ci si aspetta da lui, Khedira probabilmente no, ma rimane un buon mercato su una squadra già fortissima e organizzata. Nonostante le perplessità sugli acquisti non boccio il Napoli perché ha conservato un ben di Dio di mezzali e trequartisti e neanche la Lazio perché ha resistito alle offerte per Biglia e Felipe Anderson. Bocciato il Milan perché è un peccato mortale comprare Bacca (e Luiz Adriano) e non avere ancora chiaro come debbano arrivargli dei palloni giocabili. Male anche il Bologna, e alla Sampdoria devono sperare in una grandissima stagione di Eder e Muriel.

Francesco Paolo Giordano – L’Inter e la Roma hanno fatto il mercato che dovevano fare. I nerazzurri hanno promosso gli investimenti più importanti perché, col Milan, erano la squadra che più ne aveva necessità. Va dato atto ad Ausilio di non aver fallito neppure un obiettivo primario: nell’anno in cui la Juve, primatista in campionato e sul mercato con i bravissimi Marotta e Paratici, toppa clamorosamente la questione trequartista, è un traguardo ancora più significativo. Tranne Salah, abbandonato per non irritare troppo la Fiorentina, e il marginale Zukanovic, l’Inter è andata fino in fondo a quanto si era prefissa. Compreso Felipe Melo, che pure aveva rinnovato con il Galatasaray. Lavezzi, Lamela e Eder erano idee di contorno, non le portate principali. Non mi è piaciuto il Milan. Ha deluso più di tutte perché stavolta, a differenza degli anni passati, le premesse per costruire una squadra completa e assortita c’erano tutte. Non sto dicendo che Bacca, Luiz Adriano, Bertolacci, Romagnoli siano scarsi, ma ci si è concentrati troppo sui singoli perdendo di vista l’insieme. Superfluo dire della mancanza di un regista che crei gioco, e pure di qualche mezzala.

MODENA, ITALY - AUGUST 30: Stevan Jovetic of FC Internazionale Milano in action during the Serie A match between Carpi FC and FC Internazionale Milano at Alberto Braglia Stadium on August 30, 2015 in Modena, Italy. (Photo by Giuseppe Bellini/Getty Images)

2 – Il miglior colpo per qualità/prezzo.

Giuseppe De Bellis – Llorente al Siviglia.

Federico Sarica – Douglas Costa per 30 milioni al Bayern di Monaco. Se guardiamo le cifre spese in giro per l’Europa è sicuramente uno dei colpi dell’anno per rapporto qualità/prezzo. Un giocatore fenomenale, di livello assoluto, pagato la metà dei giocatori del suo valore potenziale. E che coppia con Arturo Vidal (settanta milioni in due, quattro in meno del solo De Bruyne al City…).

Davide Coppo – Forse non il migliore, ma considerati i prezzi di Romagnoli, Dybala, Hernanes, Martial, insomma, credo che 30 milioni per Depay siano spesi benissimo.

Fulvio Paglialunga – Rispondo al contrario: può il Manchester United spendere 80 milioni per Martial?

Simone Conte – Io giuro che ho iniziato a rispondere ripetendomi “non fare il romanista non fare il romanista non fare il romanista”, ma non riesco a trovare un migliore rapporto qualità/prezzo di Dzeko preso a 4+11, considerato che l’altro attaccante che reputo del suo stesso valore trasferitosi in questa finestra, ovvero Bacca, è costato esattamente il doppio. In Premier parlare di rapporto qualità/prezzo dopo questa sessione credo sia diventata una battuta divertentissima da fare al pub con gli amici.

Francesco Paolo Giordano – Non nascondo di essere un estimatore di Jovetic, e quindi indico lui. I tre gol nelle prime due di campionato sono superflui in questo discorso: il montenegrino è un giocatore fantastico, capace di disimpegnarsi in tutti i ruoli dell’attacco, pagato a una cifra bassa per le sue qualità, operazione complessiva da 15 milioni di euro per il cartellino. Ovviamente in questo influisce un biennio poco felice nel City per via dei troppi infortuni, e fino a qualche mese fa il City chiedeva almeno il doppio. E poi Depay: non regalato, ci mancherebbe, però vedo l’olandese già pronto, e solo la bravura dello United ha evitato che Depay scatenasse un’asta forsennata di mercato. Caratteraccio? Forse, intanto la sfrontatezza lo aiuta: ha già fatto vedere cose pazzesche (i gol al Bruges, che meraviglia).

 

Pronti, via e Depay fa perdere la voce ai tifosi dello United.

3 – Chi ha fatto il mercato che nessuno si aspettava e che ha stupito?

Giuseppe De Bellis – Non ci sono grandi sorprese. Credo che la storia più interessante sia quella del Borussia Dortmund: ha tenuto tutti i suoi giocatori più importanti e anche questo è un modo di fare mercato. E poi ha preso Januzaj.

Federico Sarica – Onestamente, da buon conoscitore di cose bianconere, non mi sarei aspettato di arrivare a vedere una Juve presentare al due settembre una lista Champions con dieci giocatori nuovi su ventitré. Se me l’avessero detto il giorno dopo la finale di Berlino non ci avrei creduto. La dirigenza ha ritenuto che fosse arrivato il momento di chiudere un ciclo e aprirne un altro, saggiamente secondo me, ripartendo da alcuni punti fermi ma comprando giocatori di prospettiva, che abbassassero l’età media della rosa (di tre anni). È mancato il colpo finale ad effetto, ma occhio a tutto quello che Marotta e Paratici hanno fatto prima, un lavoro non banale. Squadra più debole o semplicemente nuova? Chissà. Da seguire con curiosità (e con pazienza, amici juventini).

Davide Coppo – Forse ancora l’Atlético Madrid, forse il Valencia. Forse lo United, ma non in positivo, almeno non del tutto: forse è l’immobilità di Barcellona e Real Madrid. Ma sono stupito più dall’Arsenal, che non ha fatto praticamente niente, né in entrata né in uscita. E magari potrebbe essere una buona idea.

Fulvio Paglialunga – Delle grandi squadre europee mi ha stupito altro: pochi rinforzi e dove servivano, squadre titolari cambiate pochissimo, a volte nemmeno toccate. Il Barcellona potrebbe ad esempio conservare la stessa formazione dell’anno scorso, nonostante Arda Turan, il Bayern Monaco non ha una lista della spesa lunga, ma ha preso Douglas Costa e Vidal, mentre le italiane hanno elenchi di giocatori in entrata e formazioni da rivoluzionare. È la differenza tra dove esistono progetti e dove si improvvisa. Con un’aggravante: la tendenza in Italia a movimentare enormi masse di giocatori (lo faceva, più di tutti, il Parma) è qualcosa su cui prima o poi bisognerà andare a fondo.

Simone Conte – In Italia nel rapporto tra aspettative e mercato effettuato forse proprio l’Inter. In Europa l’Atlético Madrid con gli acquisti di Vietto e Jackson Martinez ha composto un trio che con Griezmann rischia di essere così devastante da indurre Simeone a rinunciare al suo 4-4-2 per schierarli insieme, e in difesa ha riaccolto Filipe Luis e sostituito Miranda con Savic. Considerati anche gli innesti di Oliver Torres e Ferreira Carrasco diventa una sessione davvero esaltante.

Francesco Paolo Giordano – In Italia l’Inter: Mancini è un mago nell’ottenere quello che chiede sul mercato. Ed è stato il primo “vero” mercato di Thohir, che penso avesse sottovalutato l’importanza dei risultati sportivi all’inizio della sua presidenza nerazzurra. Prendendomi i rischi del caso, visto che hanno cominciato il campionato nel peggiore dei modi, mi piacciono gli acquisti del Newcastle: hanno strappato al Psv Wijnaldum, motore degli olandesi (14 gol nell’ultima stagione, per un centrocampista sono tantissimi), preso Mitrovic inseguito da mezza Europa e il funambolico Thauvin dal Marsiglia, uno con dei colpi clamorosi.

 

Farsi un’idea di Vietto e del perché l’Atlético lo ha voluto.

4 – Scommesse per il prossimo anno? Chi, tra i volti nuovi del calcio mondiale, potrà stupire?

Giuseppe De Bellis – Pedro al Chelsea.

Federico Sarica – Non sono bravo nelle previsioni. Butto giù delle speranze quindi, più che dei pronostici: che Isco trovi a Madrid lo spazio che merita, che Sterling si consacri a Manchester (serve una star inglese globale!) e che Antonio Conte dimostri quanto vale (molto) anche col materiale tecnico che ha a disposizione (non moltissimo).

Davide Coppo – Credo sarà l’anno dell’esplosione di Arkadiusz Milik, cioè l’ultimo anno che passerà all’Ajax. È un attaccante fortissimo, mi sembra sappia fare tutto, dal nove a ruoli più laterali. Mi ricorda Lewandowski, ma è più veloce. Mi piacerebbe immaginare i suoi livelli in una Master League di Pro Evolution, e credo che potrebbe avere livelli superiori al 90 in Precisione e Potenza Tiro. E poi non vedo l’ora di guardare Halilovic titolare a Gijon: come posizione in campo ricorda Modric, ma mi sembra sia il giocatore, in potenza, più simile a Messi come dribbling e controllo palla. Sono un po’ innamorato.

Fulvio Paglialunga – Torno alla domanda che mi sono fatto qualche riga fa. Magari sarà Martial. E avrò avuto la risposta.

Simone Conte – Se resiste alle pressioni generate dalla insensata quantità di soldi pagata per portarlo a Manchester, dico Martial. Meno pressioni ma bel salto per Vietto, e ci metto anche Douglas Costa che è di fatto il post Ribery e probabilmente non lo farà rimpiangere. Pedro non sarà una sorpresa ma finalmente non sarà più una riserva ed esploderà definitivamente. Tutto quello che mi rimane lo punto su Çalhanoğlu del Bayer Leverkusen, mozione degli affetti per Ponce della Roma, che giocherà poco, ma potrebbe bastare per farsi conoscere.

Francesco Paolo Giordano – Faccio tre nomi: Dybala, a cui avrei dato “stupidamente” la maglia numero 10, Çalhanoğlu, di cui mi sono calcisticamente innamorato e che l’anno prossimo farà scannare il Vecchio Continente, e Bernardo Silva, benché il progetto tattico del Monaco non mi ispiri particolare fiducia.

 

Milik, il 9 dell’Ajax

5 – Chi ha preso la decisione sbagliata? Una squadra, oppure qualcuno che ha scelto una strada (forse anche quella di rimanere) che potrebbe rivelarsi in salita.

Giuseppe De Bellis – Il Napoli. E la strada sbagliata l’ha presa Sarri: errore chiedere solo giocatori che ha già allenato, come Valdifiori e Hysaj. Cercare per tutto il mercato altri ex Empoli, compreso Rugani l’ultimo giorno di mercato. È un segno di debolezza e anche una tendenza conservativa di molti altri allenatori. Ma faccio un esempio: Ventura era così, poi il Toro ha fatto il salto di qualità quando, invece di cercare giocatori già avuti da Ventura, ha preso calciatori perfetti per il calcio di Ventura, anche se non avevano mai giocato con lui.

Federico Sarica – Onestamente considero la permanenza di Gonzalo Higuain a Napoli un grosso limite per la carriera di un giocatore del suo livello. Due anni consecutivi senza Champions League per un top player globale qual è, per di più a ventisette anni e quindi nel pieno della sua carriera, sono da considerare un errore blu. Errore sia per lui che per il Napoli: il giocatore è in scadenza e ha manifestato la logica volontà di non rinnovare. Quale momento migliore per andare via? Con le cifre girate quest’estate, sarebbe stata un’operazione win-win per giocatore e società, la quale, col senno di poi, di ulteriori liquidi per rinforzare la rosa e ricostruire una squadra a immagine e somiglianza di Sarri ne avrebbe avuto un gran bisogno.

Davide Coppo – Tifo Milan, e sono abbastanza soddisfatto del mercato. Ma, non so perché, mi preoccupo sempre per i nuovi arrivi. E se la squadra non funziona? E se questo San Siro ancora vuoto per metà farà pensare a Bacca che non avrebbe mai dovuto lasciare Siviglia? E se Luiz Adriano avrà nostalgia della Champions League? Mi preoccupo per loro, non voglio siano delusi dal Milan. La stessa cosa la pensavo la scorsa stagione per Diego López.

Fulvio Paglialunga – Credo che la scelta sbagliata sia quella dei giovani italiani che hanno deciso di rimanere in Italia: io tifo per i Verratti, ora per gli Andreolli. Per quelli che vanno dove c’è un calcio migliore (e il nostro è stato sorpassato), dove non sei giovane o vecchio, ma bravo o no e giochi per quello. L’occasione migliore per i ragazzi che vengono dalle giovanili, per i nostri under 23, è quella di andare via, misurarsi altrove, crescere dove esiste la possibilità. È noioso il dibattito sui giovani italiani che devono restare in Italia: i giovani devono diventare bravi e adulti, ovunque ci sia l’opportunità, senza etichette da sventolare. Perché Zaza (che ha ventiquattro anni, ma per il ragionamento faccio un’eccezione) potrà anche dire che ora gioca nella Juve. Ma quando gioca? E quanto?

Simone Conte – In Premier si sono viste molte cose strane, ma Otamendi pagato 45 milioni va francamente oltre ogni mia capacità di analisi. In Italia nel campo dell’incomprensibile c’è il ritorno di Balotelli ma essendo gratis è molto meno grave. Lotito potrebbe pentirsi di non aver monetizzato Felipe Anderson, Sabatini di aver fatto retromarcia su Iturbe, ma ci sono esattamente le stesse possibilità che invece ne siano entrambi molto contenti a fine anno.

Francesco Paolo Giordano – Mi sarebbe piaciuto vedere Vázquez in una big, con tutto il rispetto per il Palermo. È un giocatore che quest’anno compirà 27 anni, è nel pieno della maturità, o fa adesso il grande salto o non lo fa più. Le qualità non gli mancano, non sfigurerebbe con una maglia pesante. Ecco, che bello sarebbe stato vederlo nella Juve, con il suo gemello del pallone Dybala. Anche Biglia, forse, dopo una gran stagione nella Lazio, poteva tentare un upgrade, a maggior ragione ora che i biancocelesti sono rimasti fuori dalla Champions. Temo per il destino di Gabbiadini, uno così deve fare il titolare senza se e senza ma, soprattutto nel nostro campionato. E poi, diciamolo, la Samp poteva risparmiarsi l’ingaggio di Cassano: per dire, quello di Balotelli ha molto più senso.

MILAN, ITALY - AUGUST 29: Luiz Adriano of AC Milan celebrates his goal during the Serie A match between AC Milan and Empoli FC at Stadio Giuseppe Meazza on August 29, 2015 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

6 – La previsione: Serie A, Champions o estero, il risultato su cui ve la sentireste di puntare una discreta somma.

Giuseppe De Bellis – Il ritorno dell’Inter in Champions League, almeno al preliminare.

Federico Sarica – Zeman non vince nulla. Neanche a Lugano.

Davide Coppo – Serie A tra Juventus, favorita, e Roma. Champions League e Premier sono delle incognite. Non mi fido di Benitez a Madrid, e forse allora direi ancora Barcellona, o Bayern Monaco, anche se Vidal dovrà adattarsi bene agli schemi di Guardiola e non sarà semplice (c’è un bel video che mostra Pep arrabbiarsi tantissimo con lui, perché sbaglia movimenti e passaggi). Se dovessi fare una scommessa un po’ pazza direi Atlético campione in Liga, e Arsenal campione in Premier. Ma sull’Arsenal ci spero ogni anno, è una cosa un po’ patologica.

Fulvio Paglialunga – Non vedo, alla lontana, stravolgimenti degli equilibri: forse il Bayern ha fatto qualche passo da Champions e ci scommetterei. In serie A per ora dico Roma, ma la Juve non è finita dopo due giornate.

Simone Conte – In Serie A sarà ancora Roma-Juve, in Champions come sempre dipende molto dai percorsi determinati dai sorteggi, ma riparto dal Barcellona che, oltre a essere il Barcellona, da gennaio potrà schierare due innesti di valore assoluto come Arda Turan e Aleix Vidal, ma se viene un raffreddore a uno dei tre davanti la panchina è molto corta, quindi ci metto anche il Bayern. L’Atletico Madrid vuole vincere la Liga e può farcela, in Premier vedo un derby di Manchester per il titolo, in Ligue 1 Psg a mani basse e in Bundes lo splendido impatto di Tuchel non sta facendo rimpiangere Klopp, che sarebbe sufficiente se non si giocasse nello stesso campionato del Bayern di Guardiola.

Francesco Paolo Giordano – Per la Serie A, mi terrei in tasca tutti i centesimi fino all’ultimo: mai come quest’anno il campionato italiano rischia di diventare un ingorgo ai piani alti. Speriamo, tra l’altro. La Juve va data per favorita, in ogni caso, anche se la Roma ha rosicchiato ulteriormente il gap con i bianconeri. Le altre restano ancora un po’ più dietro. Dico City in Inghilterra, più Barça che Madrid in Spagna, il destino di Germania e Francia è già scritto. In Champions i nomi sono quelli, per la legge “mai due vincitrici di fila” metto il Barcellona un passo dietro il Bayern.

 

Nell’immagine in evidenza, un campo di grano di Prairie View, Illinois. Tim Boyle/Getty Images