Dieci talenti dell’Europa League

In attesa della seconda giornata della fase a gironi, ecco alcuni nomi non molto noti da seguire con attenzione.

Europa League

Nella nostra guida all’Europa League abbiamo parlato dei (probabili) protagonisti dell’edizione 2015/2016. Calciatori giovani e meno giovani, affermati o alla ricerca di ribalte (ancora) più prestigiose. La prima giornata della fase a gruppi ci ha suggerito alcuni nomi nuovi da tenere sotto controllo, altri li avevamo “esclusi” dalla nostra anteprima solo per motivi di spazio. Ecco, allora, i dieci giocatori più interessanti di questa Europa League di cui non avevamo ancora scritto. Caratteristiche comuni: età verde, doti importanti e un nome non ancora conosciuto al pubblico di massa. Il perfetto identikit del prossimo uomo-mercato.

Rafa Silva (Sporting Braga)
Cresciuto nelle giovanili del Feirense, ha fatto parte della spedizione portoghese al Mondiale brasiliano ma non è mai sceso in campo. Ha ancora tempo (compirà ventitré anni a maggio prossimo) per mettere in mostra le qualità di fantasista offensivo viste nei primi approcci con la maglia del Braga e della nazionale portoghese, che ha già indossato in tre occasioni. Destro naturale, si esprime al meglio come esterno invertito, schierato a sinistra, e ha nell’uno contro uno la sua dote migliore. Possiede anche buoni numeri sottoporta: 24 reti in 114 match di club e 3 gol in 13 partite con la maglia dell’Under 21 del Portogallo. Buono l’impatto con l’Europa dei club, palcoscenico mai frequentato nei suoi primi anni con la maglia biancorossa del Braga: all’esordio, due settimane fa, gol decisivo in casa dello Slovan Liberec.

Il repertorio tecnico di Rafa Silva.

Andrija Živković (Partizan Belgrado)
Ha incantato ai Mondiali Under 20 dello scorso giugno, vinti dalla sua Serbia in finale contro lo strafavorito Brasile. Mancino, estroso e amante della giocata ad effetto, è l’erede della grande dinastia dei “dieci” slavi. Nel Partizan, l’allenatore Milinkovic lo schiera esterno a destra, in modo da sfruttare la sua capacità di convergere, saltare l’uomo e puntare la porta col tiro dalla media distanza. Nato nel 1996, ha battuto tutti i record di precocità del calcio serbo: ha esordito in massima serie a sedici anni, in Europa League pochi giorni dopo il diciassettesimo compleanno ed è stato il capitano più giovane nella storia del Partizan (nel marzo del 2014, a diciassette anni e sette mesi). Tappe bruciate anche con la maglia della nazionale serba, indossata dalla categoria Under-17 fino a quella dei grandi, in cui ha esordito l’11 ottobre del 2013. Come se questi numeri non bastassero, ecco il pirotecnico avvio di stagione: sedici partite giocate, sei assist decisivi e sei gol. Di questi, uno è stato segnato nei preliminari di Champions e l’altro in Europa League. Semplicemente, roba da predestinati.

La roba migliore di Zivkovic.

Iñaki Williams (Athletic Bilbao)
Niente paura. Nonostante il colore della pelle, Iñaki Williams rispetta in pieno la politica di mercato dell’Athletic Bilbao, che da sempre ingaggia solo calciatori baschi. Il giovane attaccante, infatti, è nato proprio a Bilbao nel 1994 da padre ghanese e madre liberiana. La sua carriera è tutta una corsa: entra a sedici anni nel vivaio dei Leones, a diciotto è già una colonna delle squadre B e C del club di San Mamés. L’esordio in prima squadra la scorsa stagione, quello nell’Under 21 di Albert Celades appena qualche mese dopo, nel marzo del 2015. In mezzo, partite piene delle qualità dell’attaccante moderno: protezione del pallone, abilità nel far salire i compagni e aprire il gioco, e, ovviamente, i gol. Tre in tutto con la prima squadra, di cui uno, qui in Italia, lo ricordiamo bene: quello realizzato al Torino in Europa League nel febbraio scorso. Il primo di un calciatore nero nella storia dell’Athletic. Ha iniziato male la stagione, saltando praticamente tutte le gare finora a causa di un guaio muscolare. E’ tornato tra i convocati nell’ultimo week-end, in occasione del derby basco tra Athletic e Real Sociedad.

Ecco chi era Iñaki Williams prima dell’infortunio.

Bernardo Silva (Monaco)
Ventuno anni lo scorso agosto, ma già due presenze col Portogallo e nove in Champions League. La squadra del Principato l’ha preso in prestito dal Benfica all’inizio della scorsa stagione, e per il suo riscatto ha investito una cifra importante: 15 milioni di euro. Soldi spesi bene, a giudicare dall’alto rendimento e dalla fiducia che Jardim, allenatore lusitano del Monaco, ripone in lui. In questa stagione ha già messo assieme undici presenze totali tra Ligue 1, Europa e Champions League. Due gol realizzati in campionato, alla prima contro il Nizza e giusto nell’ultimo week-end contro il Guingamp. Brevilineo, mancino, velocissimo, esprime il meglio quando viene schierato largo a destra. Abilissimo a puntare l’uomo, riesce anche a dare il suo contributo in fase difensiva.

Il meglio di Bernardo Silva con la maglia del Monaco.

Mohamed Elyounoussi (Molde)
Un po’ norvegese, un po’ marocchino. Ma soprattutto uno di quei talenti in grado di esaltare gli youtuber del pallone, quelli che creano i video-skills dei calciatori. Il gol siglato nell’incredibile vittoria del suo Molde in casa del Fenerbahce è solo l’ultimo frame di un bagaglio tecnico di prim’ordine, fatto di accelerazioni brucianti, dribbling fantasiosi e a tratti anche irriverenti. Il fatto che poi sia stato realizzato di testa, in tuffo, con un movimento da attaccante vero, dice il resto sulla qualità e sulla completezza del talentino norvegese, acquistato dal Molde all’inizio dello scorso campionato. Prima dell’approdo ai Blå-hvit, soprannome del club, Elyounoussi era già stato protagonista dell’altalena del Sarpsborg, retrocesso nel 2011 e riportato in massima serie nella stagione successiva. Non male per un classe ’94, che però ha un grande cruccio: la nazionale norvegese. Dopo aver indossato le maglie di tutte le rappresentative giovanili, il rapporto con la selezione maggiore è quantomeno complicato: tre sole presenze, l’ultima delle quali addirittura un anno fa. Probabile che Per-Mathias Høgmo, selezionatore dei vichinghi, non abbia molta dimestichezza con Youtube.

Mohamed Elyounoussi, in una compilation.

William Carvalho (Sporting Lisbona)
Ha destato sensazione agli ultimi Europei Under 21, solleticando il palato fine degli osservatori di Arsenal e Real Madrid. Nato a Luanda, capitale dell’Angola, ha già giocato tredici gare con la nazionale maggiore portoghese. Lo Sporting Lisbona, o per meglio dire il nuovo tecnico dei biancoverdi Jorge Jesus, ha provveduto a blindare il mediano classe ’92, ma la sensazione è che l’addio sia solo rimandato. In nome di doti tecniche – passaggio corto e lungo, lettura del gioco -, fisiche e anche difensive davvero eccezionali. La stagione è iniziata male, in ritardo, a causa di una frattura da stress alla tibia che gli ha tolto i preliminari di Champions, la Supercoppa portoghese e la prima giornata di Europa League oltre all’avvio della Superliga. Il rientro sabato scorso: ventuno minuti in campo nella sfida dei biancoverdi di Lisbona contro il Boavista.

Alcune cose belle di William Carvalho.

Moussa Konaté (Sion)
Ventidue anni compiuti lo scorso aprile, è transitato anche per la nostra Serie A (nella stagione 2013/2014, ventisei presenze e un gol con la maglia del Genoa). Poi l’approdo al Sion e una prima conferma di quanto di buono si diceva sul suo conto già ai tempi del Krasnodar: 32 presenze e 20 reti tra campionato e coppa di Svizzera. Doti tecniche di buon livello, senso del gol e la tipica esplosività degli attaccanti di colore rendono Konatè un elemento da tenere sotto la lente. Occhio, poi, alle cifre dei match internazionali: 10 presenze e 5 gol col Senegal, 4 caps e cinque reti con la nazionale olimpica e sei marcature in Europa League. Le prime quattro le ha messe a segno da giovanissimo, in dieci apparizioni con le maglie di Maccabi Tel-Aviv e Krasnodar. Le altre due risalgono appena a due settimane fa, al pirotecnico esordio di Konaté e del Sion in questa Europa League. Il 2-1 al Rubin Kazan, firmato dalla doppietta del senegalese, ha confermato una volta di più la rapida ascesa internazionale di un attaccante ormai pronto alle grandi ribalte.

La vittoria del Sion (e la doppietta di Konatè) nella prima di Europa League.

Markus Henriksen (Az Alkmaar)
In estate ha compiuto ventitré anni, eppure conta già 20 presenze nella nazionale norvegese. Più una buona trentina di partite europee, divise tra il Rosenborg, la squadra della sua vita (è nato proprio a Trondheim il 25 luglio del 1992), e l’Az Alkmaar, che l’ha acquistato nel 2012. Nasce centrocampista centrale con compiti difensivi e di rilancio, per poi evolversi in regista offensivo col vizietto del gol. Le sue migliori qualità sono la capacità di leggere il gioco e un piede educato al passaggio breve, al lancio lungo e al tiro dalla distanza. Quest’anno, l’esplosione definitiva anche nella fase realizzativa: già nove reti in tredici apparizioni tra campionato, coppa d’Olanda ed Europa League. Figlio d’arte (il padre Trond è stato calciatore e poi anche allenatore del Rosenborg), in estate era finito nel radar di mercato di Juventus, Napoli e Roma. Alla fine è rimasto in Olanda, ma la dimensione dell’Az Alkmaar gli sta decisamente stretta.

Compilation, a tutto campo, di Markus Henriksen.

Magomed Ozdoev (Rubin Kazan)
Ventitré anni a novembre prossimo, ha avuto una trafila giovanile poco convenzionale, iniziata nell’FK Angušt Nazran’, continuata nel Terek Grozny e conclusa poi in Ucraina, con la Dinamo Kiev. Centrocampista centrale bravo in entrambe le fasi, è stato ceduto durante l’ultima sessione di mercato al Rubin Kazan, la squadra in cui aveva giocato in prestito la scorsa stagione. Piede educato, progressione palla al piede e capacità di inserimento sono le sue qualità migliori. Ha già esordito in nazionale durante la gestione Capello. Per Ozdoev, quest’anno, un inizio da protagonista nonostante l’andamento negativo del Rubin, dodicesimo in classifica e sconfitto dal Sion nella prima gara di EL: nove presenze in campionato, quattro nei preliminari europei di agosto e il secondo tempo da subentrante nella sfida agli svizzeri.

Le cinque giocate migliori di Ozdoev.

Viktor Fischer (Ajax)
Ventuno anni compiuti a giugno, ma una carriera da veterano già alle spalle. Nonostante un brutto infortunio al ginocchio, che lo ha tenuto fermo da febbraio 2014 a marzo 2015. Questa è la stagione del ritorno in pianta stabile, e l’avvio è stato eccellente: dodici presenze tra campionato e coppe e quattro gol segnati, di cui uno proprio nell’esordio in Europa League, nel 2-2 dell’Ajax contro il Celtic. Uomo offensivo totale, gioca indifferentemente esterno alto e trequartista nel 4-2-3-1 o seconda punta in un 4-4-2. Dopo l’ultima partita di Eredivise, il suo allenatore Frank De Boer ha commentato così lo splendido gol del due a zero, siglato proprio da Fischer: «Viktor ha fatto un’azione alla Bergkamp». Un’investitura pesante per il danese, soprattutto all’Amsterdam Arena. Dove Bergkamp è un mito e un altro grande danese, Michael Laudrup, ha giocato l’ultima stagione della carriera. Ha indossato la maglia di tutte le nazionali giovanili e ora, dopo il tempo perso causa infortunio, spera di ritrovare anche quella della selezione maggiore, in cui conta già sei presenze.

Al minuto 4:40, il gol di Fischer. Prima, c’è anche una bella punizione di Gudelj.

 

Nell’immagine in evidenza, Viktor Fischer festeggia la vittoria del suo Ajax contro il Barcellona, novembre 2013. Dean Mouhtaropoulos/Getty Images