Gemelli diversi

Il campionato ha partorito due capoliste agli antipodi: l'Inter, con la miglior difesa, e la Fiorentina, con un gioco bello e arioso.
di Francesco Paolo Giordano

L’assillo di tutti noi che facciamo questo mestiere è investigare e decifrare. Capire le tendenze, quale direzione prendono le cose. Eppure, dopo dodici giornate di Serie A, il campionato ha partorito risposte molto ambigue: in particolare, ha prodotto due capoliste, Inter e Fiorentina, assai diverse tra loro. L’una il contrario dell’altra, l’una agli antipodi dell’altra. Nel primato delle due squadre, moltissimo è dei due allenatori: lo scorso anno, a questo punto della stagione, tanto l’Inter quanto la Fiorentina erano imbottigliate a metà classifica, rispettivamente a -14 e a -15 dal primo posto.

L’Inter è la squadra con la miglior difesa in A, con sette reti subite. È una conferma di quanto succede in Italia: negli ultimi otto tornei, a vincere il campionato è stata sempre la squadra meno battuta. L’ultima volta che il trend fu invertito è stato nella stagione 2006/2007, con la Lazio che fece meglio dell’Inter campione: ma c’era un solo gol a separare le due formazioni: un’inezia, più che una solida eccezione.

L’ultima volta che a vincere il campionato non fu la miglior difesa è stato nel 2006/2007

L’altra capolista è la Fiorentina, che potrebbe tradire l’idea convenzionale del calcio italiano. Del resto, l’allenatore e i maggiori interpreti sono stranieri. Innanzitutto, segna tanto: 24 gol realizzati, addirittura il doppio dell’Inter, vuol dire farne due a partita. E poi “corteggia” il pallone: nessuno tiene più palla dei viola. Anzi, con il 61% di possesso la Fiorentina ha una percentuale da record negli ultimi dieci anni di Serie A, superata solo dal 62,7% del Milan di Ancelotti edizione 2005/2006 e dal 61,7% della prima Juve di Conte.

La convinzione che il possesso palla contempli l’idea del tiki taka è diffusa ma errata. L’impostazione di Guardiola, che recentemente ha ammesso di sognare di concludere una partita con il 100% del possesso palla, è diversa da quella di Sousa. Con il portoghese non c’è nessun diktat di tenere la sfera tra i piedi: la si tiene finché non c’è modo di verticalizzare, e questo avviene molto di più che con Montella. Un dato può essere esplicativo: Mati Fernández, con il 98% di passaggi completati, è il giocatore che nei top 5 campionati europei sbaglia meno. Però non è titolare: ne ha giocate appena due dall’inizio. Sousa non ha bisogno di palleggiatori in senso assoluto, ma di centrocampisti duttili, in grado di tenere i reparti ben aderenti tra loro, di chiudere e far ripartire l’azione. Badelj e Vecino sono gli interpreti perfetti.

La roboante Fiorentina di San Siro

Con Sousa, la fantasia si è spostata in avanti: Borja Valero ha avanzato di parecchio il suo raggio d’azione rispetto a quando giocava con Montella, piazzandosi tra le linee. Questo fa capire come quello della Fiorentina non è un progetto finalizzato al bel calcio: è un progetto basato sull’equilibrio, sulla corsa, sul pressing alto. Il bel gioco deriva da una sintesi efficace nel tenere tutti questi elementi insieme, senza sbavature: il tecnico viola, con il 3-4-1-2 mai più cambiato in stagione, ha trovato l’organizzazione giusta. Non bisogna dimenticare che la Fiorentina ha la terza miglior difesa del campionato, con nove gol subiti. E questo sgretola il mito della squadra interamente votata all’attacco.

A suffragare la tesi della solidità difensiva della Fiorentina, basta leggere la classifica dei tiri concessi: nessuna squadra ha subito meno conclusioni dei viola, 7,2 a partita, davanti alla Juve con 8,6. Sorprende invece l’Inter, che in questa graduatoria è nona, con 12,5 tiri contro a partita: e non si può fare a meno di sottolineare l’importanza di Handanovic. Questo sì, fortune basate sulla prestazione del singolo, più che su quelle di squadra: il portiere sloveno ha la percentuale di parate più alta in A con l’86,3%, davanti a Donnarumma (84,6%) e Sportiello (77,4%).

L’Inter, perciò, subisce pochi gol ma non è del tutto imperforabile: del resto, proprio i viola hanno messo a nudo alcuni limiti della retroguardia nerazzurra, segnando quattro reti tutte in una volta. Ma, al tempo stesso, sfatiamo un altro tabù, e cioè che le poche reti dell’Inter non corrispondono a un’abulia offensiva. La squadra di Mancini è la squadra dei sette 1-0, la squadra che solo contro il Carpi ha segnato più di un gol a partita, il tredicesimo attacco del campionato; ma è anche la quarta squadra di A che tira di più, con 13,1 conclusioni a partita, dietro Roma, Napoli e Fiorentina.

Inter e Fiorentina sono tra le squadre di A che tirano di più, dietro solo Roma e Napoli

Qui sta sicuramente un merito di Mancini, che riesce ad assicurare una continuità offensiva nonostante cambi molto. Nelle dodici giornate iniziali di campionato ha utilizzato ben cinque moduli diversi: cinque volte il 4-3-1-2, due il 4-3-3, il 3-5-2 e il 4-2-3-1, una il 4-4-2. Trovando, di volta in volta, giocatori capaci di sbloccare il match, persino insospettabili come Melo e Medel. L’anno scorso, viceversa, il peso dell’attacco poggiava interamente su Icardi.

Il diverso lavoro dei due attaccanti di Inter e Fiorentina, Icardi e Kalinic, individua bene le concezioni dei due allenatori. Icardi è il classico centravanti d’area, tocca pochissimi palloni fuori da essa. Quello che gli chiede Mancini non cambia, anche se cambia tutto quello che gli sta intorno (uomini, modulo, disposizioni). Kalinic invece è pienamente integrato nella manovra della Fiorentina: è l’uomo che dà profondità, ma è anche il calciatore che scambia con i compagni, che gioca defilato, che serve assist. Come si nota nelle lavagne tattiche dei due giocatori, quella di Icardi e quella di Kalinic.

Medel è il protagonista inaspettato del successo dell’Inter sulla Roma.

Ma, al di là di due impianti di gioco e due filosofie molto diverse, Inter e Fiorentina si assomigliano di più di quanto si possa immaginare. Sono due squadre molto corte, con una lunghezza media di 31 metri: la distanza minima tra i reparti è essenziale nell’assicurare equilibrio. Che è garantita dai singoli a centrocampo, dove l’intensità è fondamentale ma si abbina anche la capacità di fare ordine e ripartire: nella top 8 di Serie A per passaggi riusciti, ci sono Medel e Badelj, con il 90%. La fantasia è spostata in avanti, come si diceva per i viola, ma identico discorso vale anche per l’Inter: da una parte Borja Valero e Ilicic, dall’altra Jovetic.

 

Nell’immagine in evidenza, Alex Telles e Jakub Blaszczykowski durante Inter-Fiorentina dello scorso 27 settembre. Tullio M. Puglia/Getty Images
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