La maturità di Adam Masina

La grande stagione di Adam Masina, difensore del Bologna e del giro under 21, aprirà al ragazzo le porte del prossimo Europeo?

adam masina

È il 17 gennaio 2016: la prima giornata del girone di ritorno, la ventesima in totale, la decima della cura Donadoni. È, soprattutto, il venticinquesimo della ripresa o poco meno, quando il Dall’Ara prende coscienza – fatto mai contemplato prima – della fallibilità di Adam Masina, ri-catapultato senza preavviso tra gli umani. è un evento violento e traumatico insieme, il fallo con cui il terzino del Maghreb arpiona Miro Klose e si guadagna un sacrosanto rosso, lasciando i suoi in dieci: lo scenario che viene a delinearsi prescinde dalla successiva paranoia-rimonta, che pure si articola in 1) l’arrogante cucchiaio di Candreva; 2) il prevedibile pareggio di Lulic, cinque minuti dopo (come altrettanto scontato è l’assist per il recordman di marcature nei Mondiali); 3) il ribaltone sfiorato da Keita, a novantesimo scoccato. La Bulgarelli sta assistendo, sbigottita e senza voce, al dissolvimento di una perfezione fino ad allora assoluta, fatta di pendolarismo sfrenato sulla sinistra, colpi di testa imperiosi, pressing figli della rabbia e recuperi di pura intensità. Condita, nel dubbio, da carrellate di cross e dai due gol contro Carpi e Roma: il primo è quello che, di fatto, salva Delio Rossi fino all’Inter; il secondo sancisce, sotto un diluvio degno di Alessandro Calori, l’assoluta qualità della squadra di Donadoni, che contro Garcia avrebbe meritato solo e soltanto tre punti. è che la Bulgarelli è troppo lontana dall’azione, e tutti sono pronti a gridare al torto arbitrale o, in alternativa, alla dubbia affidabilità di Rossettini. Ma Rossettini non c’entra, questa volta. La colpa è tutta del terzino, il 25. Quello con un nome biblico, un cognome felliniano e dei trascorsi da attaccante. Tornati a casa, la televisione lo conferma. D’altra parte, non farsi intimidire dal polacco-tedesco – anche trentottenne – è impresa ardua per chiunque.

*

Adam Masina nasce in Marocco pochi mesi prima del rigore di Baggio, arriva a Bologna da bambino e cresce seguendo l’iter più tipico dei regaz di quartiere. Il suo spostamento a terzino, operazione di zambrottiana memoria, avviene nel ferrarese e si deve per lo più a Fabio Gallo, decenni spesi a giocare tra Lombardia e Piemonte e un solo anno – il 2012 – da allenatore: alla Giacomense, in Seconda Divisione. Questa esperienza coincide con la fine di tre percorsi distinti: del Gallo allenatore, che viene esonerato a dicembre; del Masina attaccante, che sceglie di limitarsi a delle (efficacissime) incursioni offensive prima di tornare alla Primavera del Bologna; della Giacomense, che si fonde con la SPAL garantendone la permanenza tra i professionisti.

A tu per tu con Masina

Contestualmente Masina entra nel giro della prima squadra, senza avere il potere di evitare la retrocessione ai compagni, orfani di Diamanti e molto altro, società in primis. Diego Lopez è costretto a farlo esordire giocoforza, contro il Latina, perché l’eterno Archimede Morleo deve uscire dal campo: non ha la minima idea, mister Lopez, di quanto quel cambio rappresenti a tutti gli effetti un passaggio di consegne e un sovvertimento più che momentaneo delle gerarchie dei titolari. Senza volerlo, Lopez si ritrova ad amministrare un terzino esplosivo, inamovibile da lì fino al termine della stagione e parte integrante della promozione bolognese a spese di Avellino e Pescara. L’annata non è priva di riconoscimenti: oltre all’abbandono della cadetteria, Masina è convocato nella Nazionale Under 21 ed è premiato, a fine anno, in veste di miglior giocatore in assoluto dell’intera categoria (accodandosi in questo modo a El Shaarawy; Insigne – Verratti – Immobile; Berardi; Rugani).

Il 2015/16 si prospetta, per il giovane, come l’anno più difficile. “Salto di categoria”, “ricerca di conferme” e “consacrazione” sono solo alcuni dei concetti-chiave che accompagnano la preoccupazione principale, consistente, come è ovvio, nello spettro di un’immediata retrocessione. La nuova società, che sussiste in concreto grazie alle mozzarelle italo-canadesi di Joey Saputo, provvede a cautelarsi in diversi reparti, salvo il ruolo che ha già coperto: quello, per l’appunto, del terzino sinistro.

L’annata parte malino, con la sconfitta in casa della Lazio e l’inaspettato gol di Mancosu a salvare la dignità. Il treno di sconfitte con le quali Delio Rossi riesce – inspiegabilmente – a demoralizzare se stesso e l’ambiente, porta Masina a una nuova consapevolezza. Il giocatore capisce, dopo un paio di uscite, che non solo è costretto a giocarle tutte (dietro, di ruolo, c’è il solo Morleo), ma ha ben chiaro che la sua fascia sarà la privilegiata per un qualunque tentativo di manovra d’attacco. La disparità tra le due ali è, in effetti, troppo grande: prima dell’acquisto di Zuniga e ben prima dell’idea di consegnare ad interim il simbolico “2” a Rossettini, il Bologna schiera, a destra, Ibrahima Mbaye e Alex Ferrari. Se l’ex-livornese vive una sorta di dramma psicologico, tanto bassa è la percentuale di passaggi riusciti nel corso di ogni sua apparizione (la curva ne invoca il cambio “per lui, mica per noi”), Ferrari si rende colpevole di un’amnesia che porta al dolorosissimo gol di Icardi e di altre prestazioni che ne mostrano l’immaturità, tra una discesa a pieni polmoni e un cartellino qua e là. Krafth, quello dell’Under-21 svedese campione d’Europa, mai pervenuto. Di Kevin Constant, vice-Masina all’occorrenza, si dirà solo a stagione conclusa.

Da Bologna-Atalanta, la prima donadoniana, cambia tutto. A parte una certa felsinea tendenza ad andare in vantaggio e poi a farsi rimontare con disarmante facilità, dal secondo tempo con i bergamaschi tutto inizia a girare. Destro inizia a collezionare non soltanto ammonizioni, Giaccherini entra in forma, Donsah e Diawara si tramutano in un invincibile asse di ragazzini terribili (’96 e ‘97), pronti a dare battaglia a chiunque, si tratti di Nainggolan, Hamsik o degli omologhi Zielinski e Buchel, autori – allo stato attuale – della prestazione più impressionante cui il Dall’Ara abbia assistito nella stagione in corso.

Tutto questo, certo, è reso possibile dalla solidità di un marmoreo Gastaldello e dalle certezze che, tra un palo e l’altro, vengono fornite dall’ottimo Antonio Mirante. Ma il vero trascinatore del gruppo, a fronte dei livelli cui si esprime, è il numero 25. Che non sbaglia mai, ed è il migliore anche quando si esce sconfitti. La curva lo idolatra: il suo nome, un pentasillabo perfetto, si rivela l’ideale per quel coro che, più o meno dovunque, viene seguito dal canonico la-la-la-la-la-la.

Il gol di Masina nel 2-2 contro la Roma

Due eventi scandiscono lo strepitoso girone di andata di Masina. Il primo è un traguardo tanto prestigioso, quanto funzionale al giro della Nazionale: Masina risponde, il 10 novembre 2015, alla convocazione di Di Biagio per l’Under. Il mancino esordisce una settimana dopo, a Castel di Sangro, nel 2-0 sulla Lituania: si becca un giallo a quattro minuti dal suo ingresso, ma poco importa. Il secondo è un rumor – mai confermato né smentito – che coinvolge varie grandi: l’interesse sarebbe concreto, si mormora, e il cartellino starebbe iniziando a lievitare oltre i 20.

La tifoseria felsinea, notoriamente avversa alle illusioni, adotta verso i due avvenimenti un atteggiamento di assoluta scaramanzia. Quanto all’Under 21, i più si aspettano che il ragazzo inizi a farne parte con regolarità, prendendo atto del segnale – fortissimo – rappresentato dal rifiuto dell’atleta di vestire la maglia del Marocco. Quanto alla permanenza a Bologna, l’idea di base consiste nell’augurare al ragazzo un grande avvenire e un futuro radioso, purché la sua (probabilissima) cessione abbia le seguenti caratteristiche: porti in cassa molta pilla e non sia – se possibile – alla Juventus.  Sul fatto che possa rimanere a lungo si avverte, ed è comprensibile, una certa rassegnazione generale.

*

Un rendimento del genere non può – e non dovrebbe, negli anni pari – essere analizzato separatamente dal fatto che a fine stagione ci saranno gli Europei. La casistica più o meno recente è zeppa di esempi di atleti chiamati a rendere al meglio nel loro anno di grazia. Restando al ruolo di Masina, si può chiamare in causa l’annata palermitana di Fabio Grosso, esattamente dieci anni fa. Andando indietro nella storia, i baffi di Beppe Bergomi sembrano essere rimasti impressi nella memoria con una maggior forza del pur nobile percorso di Collovati, il sostituito. Tornando a manifestazioni più vicine nel tempo, è un dato di fatto che uno dei migliori italiani in Brasile sia stato Darmian, ora colonna portante dei rossi di Manchester e di cinque anni esatti (una generazione calcistica, in sostanza) più anziano di Masina.

Questo per dire che, dopo anni in cui “il problema dei terzini” ha assillato selezionatori e tifosi del Paese, l’idea di impiegare Chiellini a sinistra potrebbe avere delle alternative (si parla, ovviamente, di un’ipotetica difesa a quattro). Se Darmian non può essere messo in discussione e se Florenzi è, al momento, un convocato “d’ufficio”, l’idea di aggregare Masina potrebbe non essere solo un azzardo. E un’opzione più convincente di quelle che furono al tempo – non ce ne vogliano – Cassani, Criscito, Abate, Maggio o Balzaretti. In attesa di capire che ne sarà di De Sciglio e Santon.

Questo per dire anche che, in un’annata in cui prime e seconde punte devono cambiare squadra per cercare di porre fine all’anarchia che domina tutto il fronte-attaccanti, in cui sembra che si sia ancorati al solo Graziano nazionale, in difesa l’Italia gode di una certa salute. Dati per persi Ranocchia e Ogbonna, la ex coppia del futuro, contiamo, per dirne uno, su un Acerbi che ha al momento pochi eguali tra i suoi connazionali. Se, dunque, quello del sassuolese è legittimamente un nome caldo, l’ipotesi Masina meriterebbe di essere presa in considerazione.

Roma's midfielder from Italy Alessandro Florenzi (L) vies with Bologna's defender from Morocco Adam Masina during the Italian Serie A football match Bologna vs AS Roma on November 21, 2015 at the Renato Dall'Ara stadium in Bologna. AFP PHOTO / GIUSEPPE CACACE (Photo credit should read GIUSEPPE CACACE/AFP/Getty Images)

Anche perché, va ribadito, Adam da Khourigba è stato impeccabile per tutto un girone. Fino al match contro la Lazio, in cui ha deciso di ricordare a tutti il proprio essere umano. In cui qualche ingrato si è pure permesso di insultarlo. In cui parte della tifoseria ha iniziato, per un riflesso comunque privo di senso, a fingere di snobbare “per punizione” il prediletto per un paio di partite, in favore di apprezzamenti (meritatissimi) per Diawara, prodigio di sicuro avvenire e proveniente dal San Marino (!). Tutti, in realtà, hanno continuato e continuano ad amarlo, forse anche più di prima. Solo, lo choc è stato grande, e ha fatto tornare tutti a un inquieto realismo. C’è ancora un girone, prima di tutto. Poi si vede. Se partirà, partirà.

Né è cosa da poco, in fatto di “personalità”, il fatto che contro la Samp, al rientro dalla squalifica, Adam Masina abbia ostentato lo stesso piglio di prima, come se nulla fosse successo. E che, dopo il rigore di Destro, abbia deciso di fare una corsetta fin sotto la curva. Regalando, con gesto plastico e lancio accurato, la 25 ai Freak Boys. Che saranno pure presi bene e degli eterni compagnoni, sì. Ma il poveretto che se l’è accaparrata è stato – senza esagerare – sommerso. E pare che per tre minuti buoni non abbia respirato.

 

Nell’immagine in testata, Adam Masina esulta dopo il suo gol contro il Carpi, lo scorso 24 ottobre. Mario Carlini / Iguana Press/Getty Images. Nell’immagine in evidenza, dopo aver segnato alla Roma lo scorso 21 novembre. Giuseppe Cacace/AFP/Getty Images