Con la mediana diventata zona di battaglia del calcio moderno, i difensori centrali hanno un compito in più: orchestrare, e arrivare dritti all'attaccante.
Con l’evoluzione tattica degli ultimi anni c’è sempre meno spazio per i centrocampisti: la zona mediana è ormai considerata come l’area nevralgica del campo, e gli allenatori moderni puntano a serrare il più possibile le linee centrali, al fine di rendere più complicate le manovre che coinvolgono mediani e registi, spesso preferendo lasciare spazio nelle fasce. Di conseguenza, sono stati pensati nuovi strumenti per infrangere questa barriera sviluppatasi negli ultimi anni: uno di questi è il cosiddetto laser pass. Importato dal basket e dal football americano, il laser pass consiste in un passaggio teso rasoterra eseguito da uno dei centrali (o dal regista arretrato nella linea dei difensori tramite la “salida lavolpiana”) con l’obiettivo di sorprendere e saltare la linea dei centrocampisti, in modo da tagliare il campo e raggiungere – in profondità o spalle alla porta – i giocatori deputati alla fase offensiva. Se ben effettuato può creare direttamente occasioni da gol o velocizzare la manovra offensiva senza la costrizione di dover passare per le catene laterali.
Una classica situazione in cui si è resa necessaria l’introduzione di un diversivo tattico offensivo è quando una squadra, sulla carta più debole dell’avversario, si trova a dover difendere un insperato vantaggio portando tutti gli uomini al ridosso della propria area di rigore. In questo modo la rivale è spesso costretta a manovre lente e prevedibili con passaggi per lo più orizzontali che non consentono di superare l’ostacolo. È qui che il laser pass entra in gioco: un passaggio che, se l’attaccante ha le capacità di controllare un frigorifero lanciato ai 100 km/h, può creare uno squarcio tra le fitte maglie della difesa avversaria e portare a un’occasione da goal.
Questo caso è esemplificativo solo di come funziona un laser pass in condizioni ottimali. Nell’immagine che abbiamo appena visto Alaba può servire Lewandowski sui piedi senza dover prevedere un suo spostamento nello spazio per smarcarsi, senza pressione e con la visuale completamente libera. Ma non è sempre così facile:
Proprio il Borussia Dortmund è la squadra che più sta studiando e sperimentando con il concetto di laser pass. Tuchel, uno degli allenatori più interessanti in circolazione, è abilissimo, tra le altre cose, nel preparare contropiedi fulminei ed efficaci. Solitamente per un ribaltamento di fronte pericoloso è importante effettuare non più di quattro passaggi per non rallentare l’azione. Ecco, prendete questa “regola” e guardate come è stata abbinata al concetto di laser pass (spoiler: il futuro) :
La bravura di Tuchel in questo caso è stata quella di saper creare un contropiede nonostante il posizionamento ordinato della squadra avversaria. 4 passaggi e 5 secondi, tanto è bastato alle ‘vespe’ giallonere per creare una potenziale occasione da goal dal nulla. Touché.
Un’altra evoluzione che sta prendendo piede da quando si è cominciato a lavorare sui laser pass è quella del ruolo del portiere che, alzandosi in fase di impostazione, diventa un vero e proprio regista permettendo di avere sempre un uomo libero da servire.
Ovviamente non è sempre così facile eseguire un laser pass efficace. Oltre a doti tecniche e di visione da parte del regista arretrato, è necessaria capacità di spostamento nello spazio e di controllo del pallone da parte di chi il passaggio lo riceve, vista la velocità con cui viene calciato:
Come abbiamo visto in queste ultime due slide, un passaggio erroneo o un mancato controllo possono innescare pericolosissime ripartenze avversarie. Va infatti ricordato che la velocità del laser pass garantisce sì un’imprevedibilità e un’efficacia maggiore che possono portare al goal, ma non permette di preparare correttamente un’eventuale transizione difensiva. Maneggiare ma con moderazione.