Lo specialista

Dimitri Payet è diventato uno dei migliori specialisti sui calci di punizione in circolazione. Oltre che il giocatore a creare più chance in tutta la Premier.

Dimitri Payet ha compiuto 29 anni lo scorso 29 marzo, lo stesso giorno in cui, entrato al ’62 per sostituire Griezmann, calcia una punizione così arcuata che pare essere stata lanciata da una di quelle macchine sparapalloni che si vedono negli allenamenti dei portieri. Forse Kricjuk è lento nel fare il primo passo verso il palo cui è indirizzata la sfera, ma il tiro di Payet è talmente preciso da poter essere soltanto sfiorato prima di toccare il palo a finire in rete. Eppure l’attuale centrocampista del West Ham non è sempre stato un tiratore eccezionale; quando ancora vestiva la casacca del Marsiglia aveva dato prova di abilità tutt’altro che eccelse in questo fondamentale. Dal 2005 in poi, anno in cui fa il suo debutto il Ligue 1 con la maglia del Nantes, per ben due anni è il miglior assist-man della Lega: nel suo secondo anno al Lille con Rudi Garcia in panchina (realizza 12 gol e 13 assist) e nella seconda stagione del 3-3-3-1 del Loco Bielsa a Marsiglia realizza 16 assist e 7 marcature.

Il calcio di punizione vincente contro la Russia

La carriera di Payet fino ad oggi ha viaggiato sui binari sdrucciolevoli di un talento complicato, sempre al limite della dispnea, un percorso iniziale che, con fare capzioso, potremmo definire pregno di un’idiosincrasia di fondo per le regole e i dogmi del calcio. Quando è nel centro di formazione del Le Havre, appena quindicenne, viene considerato troppo indisciplinato, lontano dalla forma mentis che si richiede ad un professionista. Quella del talento folle e un po’ maledetto è un’etichetta che si porterà dietro a lungo, motivo per cui rimarrà sempre ai margini della génération 87 dei Nasri, dei Menez, dei Ben Arfa e dei Benzema.

Ora che di anni ne ha 29, pare entrato in quel topos del mondo rovesciato in cui, finalmente, un calciatore dalla storia vagamente tormentata comincia finalmente ad esprimersi per ciò che realmente vale. Certo, non si può dire di Payet che in passato non abbia dispensato dell’ottimo calcio, già nel 2010 si parlava di lui come di un calciatore a cui era occorsa una lunga stagionatura prima di trovare una propria, completa, dimensione. L’andatura altalenante delle prestazioni, con un primo anno solitamente meno efficace del successivo, ha fatto da leitmotiv alla carriera di un talento spesso considerato intrattabile, malmostoso. Il Payet odierno è un monolite che è stato modellato dal tempo. Ha modificato il proprio corpo fino a divenire un quadrato di muscoli e nervi difficile da abbattere. Il suo calcio ha preso a farsi illuminante, come un pomeriggio di sole sulle strade spoglie e semi-deserte in un pomeriggio accaldato a Saint-Pierre, il comune francese situato nel dipartimento d’oltremare di Riunione dove Dimitri è nato. A differenza del passato ha cominciato ad assumere un atteggiamento finalmente consapevole del livello di calcio a cui deve e può aspirare.

Le migliori giocate dell’ultimo Payet

Dal 2013, anno in cui approda a Marsiglia, Payet è cresciuto esponenzialmente, arrivando oggi ad una maturità completa quanto, forse, tardiva. Certo non è mai tardi per godersi le possibilità offerte allo sguardo da un calciatore nel pieno controllo delle proprie potenzialità. Se possiamo individuare al momento i calci di punizione come momento topico del calcio espresso dal francese, tale caratteristica, però, pare aver preso ad appartenergli così strettamente e in maniera inconfondibile da un tempo brevissimo. Nonostante abbia sempre mostrato una grandissima facilità di calcio, è soltanto da quest’anno che possiamo guardare a lui e al suo modo di calciare come si guarda a un’opera dalla splendida riproducibilità. Una pellicola che abbiamo visto milioni di volte, di cui conosciamo alla perfezione il finale e, seppure questo arriverà identico in ogni occasione, non possiamo non provare un minimo di esaltazione. I gol che seguono i calci di punizione di Payet, hanno preso a rappresentare l’ineluttabile persino per lui che calcia. Come nella gara pareggiata 1 a 1 ad Old Trafford lo scorso 13 marzo, la parabola del centrocampista francese batte De Gea ma nel momento stesso in cui il pallone si stacca dal piede, il numero 27 sta già correndo a esultare, consapevole che la sfera è stata colpita in maniera così perfetta da sbattere sul palo e finire alle spalle del numero uno dei red devils.

Nella riproduzione seriale dei calci di punizione realizzati da Payet – uno per cui oramai battere portiere e barriera è come battere un calcio di rigore qualsiasi – l’ultima calciata in casa contro il Crystal Palace, a caccia di punti salvezza, conserva un piccolo elemento di unicità: se calcia solitamente alla destra del portiere, colpendo con il collo e inarcando leggermente il busto in avanti, cercando la parabola capace di scavalcare la barriera per abbassarsi rapidamente, nell’ultima realizzazione calcia sul palo del portiere. Sposta prima il corpo facendo un piccolo passo alla sua sinistra, ponendosi in posizione parallela alla sfera, per poi rilasciare una parabola irreale che pare essere telecomandata dall’alto.

L’esecuzione magistrale contro il Manchester Utd

La sensibilità del piede destro di Payet deve essersi affinata grazie a un lavoro costante, che ha raggiunto il suo apice nel momento stesso in cui la carriera di questo quasi incompiuto ha preso ad essere concreta come mai prima. Payet varia la tipologia di tiro da effettuare a seconda della posizione, e pare chiaro che, pur non avendo il rilascio dall’arroganza tonante dei piazzati di Cristiano Ronaldo, lo studio di quest’ultimo (tra gli altri) è stato formativo per migliorare la propria qualità di calcio.

Oggi viene considerato The set piece king grazie a quelle parabole che paiono sfidare la fisica. Quando stacca il piede dalla sfera il pallone viaggia come colpito da uno strumento a molla che, una volta assorbita tutta la forza ricevuta dallo scarpino, con resilienza massima restituisce una traiettoria imparabile. Non fosse stato per il miracolo di Hart nella gara contro il City, oggi Payet avrebbe una tacca in più da segnare sul bastone in cui riporta gli avversari abbattuti. Al momento è il calciatore di Premier che crea il maggior numero di occasioni da rete totali, staccando nettamente sia Özil che De Bruyne, rispettivamente secondo e terzo; oltre che il secondo per rendimento medio alle spalle di un irreale Mahrez.

Solo qualche mese fa Paolo Condò aveva provato a chiedere sul proprio profilo Twitter quali potessero essere i migliori calciatori di punizioni di sempre. Ovviamente Payet ancora non poteva figurarvi: quel che è certo è che a 29 anni, e nel pieno della propria maturità calcistica, in una Premier che non ha padroni né le egemonie tecniche di qualche tempo fa, dovremmo cominciare a pensare a lui come a qualcosa di più che un semplice fenomeno estemporaneo.