La mia avventura nel Manchester City

Mario Savo è il Match Analyst che con il suo team ha partecipato all'hackathon del Manchester City. Ci ha raccontato la sua esperienza.

Mario Savo è Match Analyst e attuale Education Manager e Responsabile della Formazione in Italia di Longomatch (software di Match Analysis). Nella stagione 2014/2015 è stato Match & Video Analyst del Latina in Serie B. Insieme a Matteo Consonni, Gian Piero Cervellera e Jeshua Maxey, ha partecipato all’HackMCFC, il primo hackathon organizzato da una squadra di calcio, il Manchester City.

Ho deciso di partecipare a questo concorso sapendo di non arrivare probabilmente neanche a qualificarmi alle fasi finali. L’HackMCFC era il primo hackaton organizzato nel mondo del calcio dal Manchester City FC dopo che Guardiola aveva richiesto nuovi modelli statistici-matematici di analisi della performance della propria squadra. Le candidature arrivate da tutto il mondo sono state tantissime: dopo la prima scrematura si è arrivati a 400, e c’era anche il mio nome tra i selezionati. Dopo cinque giorni, da 400 si è passati a 70 nomi… e il mio era ancora lì. Facevo parte dei 70 tra analisti calcistici, matematici, statistici e informatici a essere stati invitati a soggiornare tre giorni all’interno dell’Etihad Campus, la cittadella del Manchester City situata nei sobborghi ad est della città, per analizzare un database di oltre 5 milioni e mezzo di dati, riguardanti le prime 10 partite della scorsa stagione dei Citizens.

MANCHESTER, ENGLAND - FEBRUARY 23: A general view during a Manchester City training session ahead of the UEFA Champions League round of 16 first leg match against Barcelona at Etihad Campus on February 23, 2015 in Manchester, England. (Photo by Laurence Griffiths/Getty Images)
I giocatori del Manchester City si allenano all’interno della cittadella del club (Laurence Griffiths/Getty Images)

Il Regno Unito ci ha accolti con il solito cielo plumbeo, ma nessun velo grigio sarebbe stato tanto fosco da oscurare la bellezza di quel posto. Ettari ed ettari di terreno occupato da strutture di ultima tecnologia, due stadi (l’Etihad Stadium per la prima squadra e quello del settore giovanile) e innumerevoli campi da allenamento, compreso uno – stupendo – indoor. E poi ancora uffici, centri di ricerca, piscine, laboratori per la riabilitazione degli atleti infortunati, palestre. Sembrava il paradiso in terra, un paradiso dal celeste colore predominante. Ci trovavamo nella fabbrica del calcio, dove è nato il Manchester City degli sceicchi, nel centro tecnico calcistico più all’avanguardia di tutta l’Inghilterra e forse anche d’Europa. Tra quei 70 selezionati oltre a me c’erano altri due italiani: Gian Piero Cervellera e Matteo Consonni, professore di informatica applicata il primo, responsabile di programmi di innovazione e tecnologia universitari il secondo. Abbiamo stretto subito un ottimo rapporto, decidendo di mettere insieme le nostre esperienze, per comporre un team italiano che potesse cercare di competere con i migliori esperti di analisi a livello mondiale. La prima sera, a cena, abbiamo messo sul tavolo le nostre idee e i nostri progetti. Abbiamo deciso in che direzione andare e quali variabili analizzare, riunendo all’interno del progetto tutte le nostre skills: le mie conoscenze tattiche e statistiche, le competenze informatiche, analitiche e di programmazione di Gian Piero, le doti organizzative, comunicative e di leadership di Matteo. Ma mancava qualcosa, mancava qualcuno che era in grado di “vestire” il nostro modello, di farlo apparire più bello, presentabile graficamente. Così la mattina successiva si è unito al team Jeshua Maxey, front end designer.

MANCHESTER, ENGLAND - JULY 08: Manchester City's manager Pep Guardiola poses for photographs outside the Etihad Stadium on July 8, 2016 in Manchester, England. (Photo by Barrington Coombs/Getty Images)
Pep Guardiola davanti al suo nuovo stadio (Barrington Coombs/Getty Images)

Si sono formati 12 gruppi di lavoro, ognuno con il loro progetto, ognuno con il proprio vissuto e il loro sogno da conquistare. La mole di dati messi a nostra disposizione era impressionante, matrici e matrici di numeri, milioni, infinite righe e colonne, ma bisognava elaborare una strategia e in fretta, o meglio, cercare di capire su cosa concentrare la nostra attenzione: non potevamo analizzare tutto lo scibile calcistico di 10 partite in un paio di giorni. Abbiamo dormito pochissimo, forse 4-5 ore in 48 ore di contest. Il nostro ufficio era un open space piazzato esattamente sopra il campo da allenamento indoor del Manchester City. Quando i numeri diventavano insopportabili potevamo alzarci dalla nostra postazione, prendere un pallone e tirare due rigori, o due tiri liberi al canestro, avevamo il tavolo da ping pong e una saletta dedicata con una televisione connessa alla Play Station per giocare a FIFA. Non mancava neanche il cibo, che gli organizzatori ci fornivano a tutte le ore con le bevande (soprattutto caffè).

Io e Matteo ci occupavamo di come strutturare il lavoro tatticamente e strategicamente, quali variabili indagare, come organizzare la presentazione finale davanti alla giuria. Gian Piero e Jeshua curavano la parte analitica, inserendo nei loro computer i database del Manchester City e sottoponendo i dati alle indagini più disparate. Abbiamo sviluppato un modello previsionale che unisce dati di posizione e dati di movimento e che si basa su un sistema probabilistico che definisce le linee di sviluppo del gioco migliori. Così si è arrivati al giorno della presentazione dei lavori di fronte ad una giuria qualificata, composta, tra gli altri, dai responsabili del reparto statistiche del City. Cinque minuti per ogni progetto, cinque minuti per presentare tutto ciò che c’era da dire (un’analisi accurata su un database di oltre 5 milioni di dati!), per esporre il proprio modello statistico-matematico davanti a un team di esperti e agli analisti migliori al mondo.

MANCHESTER, ENGLAND - MARCH 05: A general view of the stadium prior to the Barclays Premier League match between Manchester City and Aston Villa at Etihad Stadium on March 5, 2016 in Manchester, England. (Photo by Alex Livesey/Getty Images)
L’ingresso dell’Etihad Stadium (Alex Livesey/Getty Images)

Penso che questo possa essere considerato un grande risultato, anche per l’Italia: siamo tra i sistemi calcistici più all’avanguardia tatticamente e tecnicamente, e sono sicuro che lo saremo anche dal punto di vista statistico e analitico. Spero che questo nostro risultato possa spingere la FIGC verso un riconoscimento totale della figura del Performance Analyst e che questa disciplina possa diffondersi e svilupparsi senza più alcun freno in Italia. Personalmente, mi occupo ormai da diversi anni di ricerca e formazione in questo ambito e ho incontrato tantissimi ragazzi interessati. Tanti di loro hanno grande talento e tante potenzialità, spero solo che non vadano sprecati.

 

Nell’immagine in evidenza, la presentazione di Pep Guardiola come nuovo tecnico del Manchester City, lo scorso 3 luglio (Nigel Roddis/Getty Images)