Fotografie di Callejón

L'album di famiglia del Napoli racconta l'importanza dello spagnolo, restituendoci momenti di puro calcio e istantanee da ragazzo di strada.

Da una decina di giorni ha inaugurato a Venezia, ai Tre Oci, una bella mostra fotografica di René Burri e di Ferdinando Scianna. Gli scatti di Scianna, foto inedite del Ghetto di Venezia, occupano tutto il terzo piano dello splendido palazzo della Giudecca. Su una parete leggiamo una frase del fotografo siciliano: «Dopo quarant’anni di mestiere e di riflessione sono arrivato alla convinzione che la massima ambizione per una fotografia è di finire in un album di famiglia».

La frase viene da un documentario intervista, realizzato da Contrasto nel 2009 e visibile anche all’interno dell’esposizione veneziana. Scianna dice quella frase e non spiega il perché, il perché sta in tutto il suo lavoro, il perché sta in tutto quello che riusciamo a vedere in una fotografia e a conservare, nei pensieri, nella memoria, nella maniera di guardare alle cose. Le fotografie degne di un album di famiglia sono quelle meglio riuscite e da cui non vorremmo separarci, quelle che non si dimenticano. Non so quale sia l’associazione mentale per la quale ho pensato alle figurine dei calciatori e a quali di queste potrebbero essere degne di un album di famiglia. Non sono molte ma nemmeno pochissime, alcune di queste riguardano José Maria Callejón.

La prima fotografia è del 30 ottobre 2013, la partita è Fiorentina – Napoli. Callejón ha già fatto diversi gol nelle prime partite di campionato, ma è nel gol che segnerà dopo pochi minuti di gioco che si rileverà per la prima volta come colui che diventerà uno dei giocatori più determinanti del Napoli di quello e dei campionati successivi. Pandev, ebbene sì, libera Higuaín sulla tre quarti sinistra, l’argentino controlla, due tocchi e con uno splendido assist di collo esterno pesca Callejón alle spalle di tutti i difensori viola. Lo spagnolo si coordina perfettamente e conclude al volo in diagonale. Tutto molto bello. La fotografia presenta un elevato grado di difficoltà, chi ha scattato lo ha fatto al buio, puntando l’obbiettivo in una zona immaginaria, pochi metri dentro l’area, il posto esatto in cui all’insaputa di tutti, arrivando da chissà dove, sarebbe apparso Callejón. Questa fotografia d’ottobre aprirà la strada, saranno molte da lì in avanti le foto che vedranno spuntare un calciatore alle spalle di tutti, là dove prima non c’era niente.

 

Marzo 2014, un’altra fotografia d’attacco, la partita è Napoli – Juventus. Dalla tre quarti sinistra parte un lancio di Insigne verso l’aera di rigore della Juventus. Insigne sa e vede prima degli altri, è lui il fotografo. È, come dice Scianna, un figlio di puttana, con la foto che viene prima di tutto. Insigne punta l’obiettivo nell’area piccola ed è lì che l’immagine fermerà Callejón che infila Buffon. Nessuno sa da dove sia arrivato, se lo domandano tutti. La foto non ce lo spiega, ci dice solo che è accaduto. Conserviamola nell’album.

 

C’è una fotografia più intima ed è un primo piano dell’attaccante spagnolo. I capelli perfettamente ordinati, il gel che sembra non possa essere scalfito da nulla, né dai difensori avversari, né dalla fatica, l’espressione da ragazzino furbo, da ragazzo di strada. Questa è la fotografia che dimostra che José è napoletano. Callejón somiglia in maniera incredibile agli amici miei di un tempo, quelli del calcetto, quelli del sabato sera. Avrebbe potuto essere uno di loro, se non fosse nato una quindicina d’anni dopo. José che gioca con noi in cortile, che non vuole salire per cena, che non vuole smettere di tirare calci anche se ormai è buio. José che sorride mentre guarda verso il fotografo: un ragazzino napoletano e il suo pallone. Callejón in motorino senza casco, Callejón al pub, Callejón uno di noi. Un napoletano.

Ci sono una serie di fotografie mosse, forse Scianna non le avrebbe conservate, io sì, quelle foto dicono tutto. Sono gli scatti in cui pare quasi che Callejón sia in zone diverse del campo contemporaneamente, quasi fossero dei fotomontaggi, ritoccati col filtro Calle. Il numero 7 che taglia dietro il difensore e segna un gol all’Arsenal e che poi va a chiudere dentro l’area su un attaccante juventino. L’attaccante straordinario che realizza una doppietta indimenticabile all’Inter e che recupera decine di palloni a centrocampo, contro la Lazio, contro il Milan, contro il Bologna, contro chiunque. Il calciatore mai stanco, mai sostituito, l’indispensabile. Eccolo che segna alla Roma in contropiede; eccolo , subito dopo, che ferma un contropiede dell’Udinese. Eccolo mentre effettua dieci, venti, cento cross. Eccolo che guarda in mezzo e perfeziona l’assist. Eccolo che di continuo duetta sulla fascia destra con Hysaj. Eccolo che si mostra grintoso e deciso, ma mai scorretto. Eccolo che abbraccia i compagni. Eccolo che li incita. Eccolo che fa l’inchino verso i tifosi. Eccolo: il migliore. Sono tutte mosse, tutte da salvare, da riguardare di tanto in tanto, per scoprire come siamo cambiati, come siamo migliorati, come in ogni momento degli ultimi tre campionati e nel quarto appena iniziato lo spagnolo c’è stato.

Callejón esulta dopo un gol al San Paolo (Carlo Hermann/AFP/Getty Images)

Ci sono alcune fotografie di gol sbagliati. Tiri finiti fuori di poco, diagonali che sfiorano il palo, pallonetti troppo deboli, destri troppo schiacciati, sinistri alle stelle. Gol falliti, come succede, per stanchezza, per poca lucidità. Non sarebbe un album di famiglia se non conservassimo queste foto. Anche loro raccontano di un calciatore che non si tira mai indietro, che va su palloni su cui nessuno andrebbe, anche quando è stremato, anche se forse non ce la fa più. Callejón ci va sempre, qualche volta ha perfino segnato di stanchezza, che meraviglia. Ci sono fotografie che ci siamo fatti prestare, scatti di José a Madrid, molto più giovane, ingenuo e spavaldo. Eppure, se guardate quei gol, noterete già quello che dopo diventerà chiarissimo. Qualcuno lancia la palla in una zona di campo, non c’è nessuno l’attimo prima, l’attimo dopo c’è Callejón che va palla al piede verso la porta.

Che bello che sta venendo questo album, ad oggi sono 47 i gol di Callejón con la maglia del Napoli, gli ultimi due realizzati contro il Milan, nella seconda giornata di campionato, ma in quella partita è accaduta un’altra cosa. La fotografia è quella che vede Callejon alla bandierina del calcio d’angolo (nel campionato scorso li batteva quasi sempre Jorginho), lo spagnolo chiama lo schema e pennella un cross perfetto che incrocia uno stacco imperioso di Milik, questa è un’immagine importante perché certifica un nuovo inizio, un inizio che ha dentro, tanto per cambiare, Callejón.

 

L’ultima fotografia è la sintesi di tutte quelle che abbiamo guardato, è in bianco e nero, come la farebbe Scianna. Un calciatore sta uscendo dal campo, la partita è finita. Il calciatore applaude in direzione del pubblico, cammina piano, guarda verso una curva, poi verso l’altra, verso le tribune e per ultimi  i distinti. Il pubblico ricambia l’applauso, il calciatore ha dato tutto. Ha la maglia con le maniche lunghe, sulla maglia ha il numero 7, il suo nome è Callejón, ed è per molti motivi, il miglior calciatore che abbiamo.

 

Nell’immagine in evidenza, José Maria Callejon durante Napoli-Verona dello scorso aprile (Maurizio Lagana/Getty Images)