Giù la maschera

Non ci siamo accorti abbastanza di Grégoire Defrel e di come, a Sassuolo, sia diventato centravanti infallibile ed elemento determinante dei neroverdi.

La prima volta che mi sono accorto di Grégoire Defrel fu un Napoli-Cesena 3-2, 36esima giornata del campionato 2014/2015. Romagnoli già retrocessi, Napoli allo sbando dopo l’eliminazione in semifinale di Europa League. Il francese, schierato da centravanti con Brienza e Carbonero a supporto, realizza l’ottavo e il nono gol della sua stagione. Sono due reti simili, azioni che si sviluppano sulla destra e palloni che arrivano perfetti, al centro, per armare il sinistro di Defrel. La prima conclusione è a giro, alla destra di Andujar; la seconda, invece, è più tesa, più forte, e si infila alla sinistra del portiere argentino. Sono gli ultimi due gol della sua prima annata in Serie A, ne ha segnati otto di sinistro e uno di testa. E io mi sono accorto di lui, per la prima volta, con colpevole ritardo: il 7 dicembre, in Atalanta-Cesena, Grégoire Defrel ha segnato la sua prima doppietta in Serie A. E ha aperto le marcature con questo gol qui.

Il destro esiste, ma non oltre la finta

Una delle pagine Tranfermarkt di Grégoire Defrel, più precisamente quella che racconta il suo rendimento per stagione, ha una caratteristica molto particolare, indicativa: nella sezione relativa ai ruoli ricoperti, si legge che il francese può essere schierato – ed in effetti sarebbe stato schierato, nel corso della sua carriera – praticamente ovunque, in tutte le posizioni tra linea mediana, trequarti e attacco. Persino come centrocampista centrale. È ovviamente una forzatura statistica, ma non è molto lontana dalla realtà: in un’intervista rilasciata durante la stagione 2013/2014, la sua seconda a Cesena, Defrel spiega come il suo percorso di formazione nell’academy del Parma, l’abbia portato a giocare «in tutti i ruoli possibili. Il mio allenatore di allora (Tiziano De Patre, ndr) mi ha assegnato la maglia numero dieci, mi ha scelto come centravanti o anche come ala. A volte, a Châtillon sono stato schierato anche da centrocampista centrale». Transfermarkt, dunque, non ha mentito.

Châtillon è il luogo di Grégoire Defrel, la cittadina alle porte di Parigi da cui parte la sua incredibile storia calcistica: «Non ho mai voluto lasciare la zona in cui sono cresciuto, dove ho sempre giocato a calcio. Avevo il campo praticamente dietro casa. Ho avuto l’opportunità di andare a giocare da qualche altra parte, per un club più grande, ad esempio il Montrouge, ma ho sempre preferito rimanere con i miei amici, con la mia famiglia». Giusto per chiarire le dimensioni sportive della vicenda: il Montrouge Fc, il club che avrebbe dato a Defrel l’opportunità di crescere calcisticamente, non ha neanche una pagina Wikipedia in lingua francese.

AC Milan's defender Gabriel Paletta fights for the ball with Sassuolo's forward Gregoire Defrel (top) from France during the Italian Serie A football match AC Milan vs Sassuolo on October 2, 2016 at the San Siro stadium in Milan. / AFP / MARCO BERTORELLO (Photo credit should read MARCO BERTORELLO/AFP/Getty Images)
Un “abbraccio” a Paletta (Marco Bertorello/AFP/Getty Images)

Quando nel 2009 viene avvicinato da «un agente italiano di origine senegalese» che gli propone un provino nel Belpaese, Defrel non ha neanche 18 anni. Va ancora al liceo, gioca nel decimo livello del campionato transalpino. E soprattutto, come spiegato da uno dei suoi allenatori giovanili nello Châtillon – tale Seraphin Pucetti – in un’intervista a So Foot, «non ha mai davvero cercato di alzare il suo status calcistico: credeva di essere un buon giocatore, ma nulla di più». Uno scouting report del primo Defrel arriva sempre da Seraphin Pucetti: «Grégoire era uno di quelli che non si sforzava troppo per mettersi a disposizione della squadra. Dribblava, dribblava, dribblava, e alla fine poteva capitare che perdesse il pallone. Cioè, alle volte magari non succedeva. Però io, come allenatore, dovevo dire “Ma quando la dai?”. Una volta arrivato all’Under 19, ci rendemmo conto subito che avevamo a che fare un calciatore di livello più alto. Solo che si stancava troppo presto: colpa dell’asma, aveva sempre con lui del Ventolin. Ma anche colpa di una sindrome da week-end che al nostro livello è molto diffusa: ci sono calciatori che arrivano al campo alla domenica mattina e non sono neanche in grado di riscaldarsi senza vomitare».

Il Parma, quindi, acquista un calciatore che in realtà non voleva fare davvero il calciatore. E che ha tutti i tratti tecnici e caratteriali dell’anarchico. In realtà, Pucetti spiega pure che già durante il loro rapporto tecnico era avvenuta una prima conversione: un’incomprensione triangolare con il presidente, che spinse Defrel ad allontanarsi per tre settimane dagli allenamenti, aveva aperto gli occhi al ragazzo. A quel punto, dopo quel momento complicato, «Grégoire ha iniziato a lavorare seriamente». Volendo forzare la chiave narrativa, si potrebbe dire che il Defrel calciatore in Italia abbia vissuto la stessa trasformazione del Defrel professionista: da uomo offensivo sui generis, fantasista incostante e disordinato, a centravanti moderno, non chiuso nei rigidi schemi della categoria ideale delle prime punte eppure performante e utile tatticamente.

MILAN, ITALY - MARCH 15: Gregoire Defrel (L) of AC Cesena celebrates with his team-mate Luigi Giorgi (R) after scoring the opening goal during the Serie A match between FC Internazionale Milano and AC Cesena at Stadio Giuseppe Meazza on March 15, 2015 in Milan, Italy. (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)
Con la maglia del Cesena, un gol a San Siro difficile da dimenticare (Marco Luzzani/Getty Images)

Youtube ci permette di vedere alcune testimonianze dei primi approcci italiani di Defrel, che dopo il percorso giovanile con il Parma e prima delle tre stagioni a Cesena vive un’esperienza a Foggia, in prestito. I video disponibili confermano la dimensione tecnica del primo Defrel come esterno offensivo. C’è il gol all’esordio, da subentrato, in un match contro il Pisa; c’è un’altra partita con i rossoneri, a Reggio Emilia, in cui parte dalla panchina ma poi entra e realizza un gran gol con un tiro a girare sul secondo palo dopo un’azione personale a convergere dalla fascia destra. In Romagna, le cose non cambiano: negli highlights di Cesena-Bari del 2013 lo si vede effettuare due giocate in rapida successione in area, una partendo da destra e una partendo da sinistra; la stessa cosa avviene in un Cesena-Vicenza – visibile su Youtube in versione integrale -, nel 4-2-3-1 di Bisoli: la prova di Defrel è scialba, lui non offre spunti, viene schierato all’ala destra per poi essere spostato a sinistra in avvio di ripresa e poi ancora, di nuovo, sull’altra fascia. Esce dopo un quarto d’ora del secondo tempo, lascia il posto a Tabanelli.

Reggiana-Foggia 0-2. Il gol di Defrel è al minuto 3.20

Un altro video interessante è quello di una conferenza stampa sempre ai tempi del Foggia, probabilmente quella di presentazione: Defrel indossa una t-shirt bianca con un numero 12 stampato sul petto, quando inizia a rispondere alle domande muove la testa in avanti e dice sì più volte, conferma ogni considerazione preliminare fatta dai giornalisti. Fa tenerezza, si guarda intorno, è impacciato con la lingua e con la situazione. Si definisce un ragazzo «timìdo», con l’accento francese sulla seconda i, poi si rilassa quando racconta di Châtillon, di come è arrivato in Italia, dell’esperienza a Parma e del «regalo di mister Colomba», che l’ha fatto esordire in Serie A nonostante tre giorni prima del match di Cagliari avesse avuto la febbre. Nella parte finale della conferenza, spiega le sue caratteristiche tecniche, le sue preferenze di ruolo: «Ho giocato dappertutto, ho fatto l’esterno, il trequartista. Quando gioco a sinistra tendo a entrare troppo. Ah, ho fatto anche la punta. E l’ho fatta anche bene».

Tra il Defrel di allora e quello di oggi, questo del “fare bene la punta” è l’unico punto di contatto, di reale continuità. Anche se di mezzo ci passa un’evoluzione lunga e complessa, frutto di un lavoro importante, impostato inizialmente da Bisoli, proseguito da Di Carlo e finalizzato da Di Francesco. L’attuale tecnico del Perugia, giusto qualche giorno fa, ha dichiarato di essere arrivato a Cesena e di aver trovato Defrel «a fare il terzino destro. Lo potevi mettere dappertutto, io ho capito che avrebbe reso molto in attacco». Il processo di trasformazione da ala a prima punta avviene sul palcoscenico più difficile, la Serie A, grazie a un’intuizione di Mimmo Di Carlo. Che sostituisce Bisoli alla 15esima giornata e sposta gradualmente Defrel, dall’esterno, verso il centro del fronte offensivo. Il cambiamento lo leggi nelle heatmap del calciatore (sotto, dall’alto, una partita giocata durante la gestione Bisoli, Udinese-Cesena, e una successiva all’arrivo di Di Carlo, Cesena-Lazio), nelle statistiche dedicate (alla 14esima giornata, i tiri tentati sono 10; alla 38esima, sono 56); l’esito di questa trasformazione, al di là dei 9 gol, sta nella shot accuracy e nella percentuale di conversione alla fine del campionato, rispettivamente 60% e 20,9%. Tradotto in termini numerici, vuol dire che 6 tiri su 10 di Defrel entrano nello specchio della porta, e che un tiro su 5 è gol.

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Udinese-Cesena

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Cesena-Lazio

Defrel, secondo la narrazione del mercato, sarebbe destinato al Palermo dopo la retrocessione del Cesena. A sorpresa, invece, finisce al Sassuolo. Il suo compito sarà difficile: evitare che i tifosi neroverdi rimpiangano Simone Zaza, appena passato alla Juventus. Di Francesco, dopo qualche diffidenza iniziale, comincia a lavorare su di lui. E ne fa un centravanti da tridente moderno, perfettamente inserito in un sistema diverso, perché più organico e strutturato, rispetto a quello del Cesena. La testimonianza numerica di questo cambiamento di contesto è nel numero di conclusioni tentate, che resta sostanzialmente identico (51) pure in una stagione da 33 presenze ad occupare gli spazi della prima punta. Un altro indicatore è quello dei key passes, 26 (più 3 assist): il primo Defrel costruito da Di Francesco, quindi, partecipa e crea il gioco offensivo del Sassuolo, ne è una parte importante nella fase iniziale e in quella conclusiva: i gol sono 7, di cui uno solo da fuori area. Il fatto che nella stagione precedente, a Cesena, fossero stati 3 conferma ancora quanto la giocata estemporanea abbia lasciato spazio a un qualcosa di diverso. Qualcosa che fa meno fantasista, ma che fa più centravanti. Il nuovo ruolo di Grégoire Defrel.

Sassuolo 2015/2016

Oggi la mission può dirsi perfettamente compiuta. Il Sassuolo e Di Francesco, per la loro prima stagione europea, quindi dichiaratamente di alto livello, hanno deciso di puntare tutto su Grégoire Defrel centravanti. Tanto da orientare il calciomercato degli attaccanti alla totale valorizzazione del francese: via Falcinelli e Trotta, entrambi in prestito al Crotone, e dentro un calciatore in grado di assicurare una buona qualità di rotazione per il ruolo di prima punta (Alessandro Matri). I primi risultati di questa scommessa sono certamente i gol (4 in campionato e 3 in Europa League tra preliminari e fase a gironi), ma anche un perfetto lavoro di cucitura tra la fase di recupero palla e i continui movimenti a incrociare degli esterni del tridente di Di Francesco, testimoniato dai 7 passaggi chiave e dall’assist decisivo collezionati in 6 partite di campionato. Un esempio della perfetta aderenza di Defrel al dispositivo tattico del Sassuolo arriva proprio dal primo assist della sua stagione, contro il Milan.

Perfetto movimento ad attirare il centrale fuori dalla zona, tocco di ritorno di prima tra due avversari a premiare l’inserimento di Pellegrini. Ovviamente, tutto col sinistro.

In un’intervista rilasciata a So Foot, Defrel racconta lo smarrimento relativo ai primi giorni di allenamento in Italia: «Ti chiedi: “perché sto facendo tutto questo?”. Un sacco di movimento senza palla, un’infinità di esercitazioni tattiche. Tu dici a te stesso che tutto questo lavoro è inutile, poi nel corso del tempo ti rendi conto che riesci a riprodurre inconsciamente i modelli che hai provato durante la settimana. E capisci quanto sia importante». Defrel, grazie a questo apprendimento continuo, è riuscito a trasformarsi nella miglior versione di sé stesso: un giocatore in grado di svolgere bene tutti i compiti e i movimenti della prima punta, e che unisce una struttura fisica forte ma agile (179 cm x 77 kg) a una grande qualità nel trattamento della palla. L’upgrade è continuo, e lo dimostrano qualità e varietà delle reti segnate quest’anno, che vanno dalla classica azione in dribbling per cercare la conclusione col sinistro (Sassuolo-Pescara) fino all’opportunismo nello sfruttare l’errore in appoggio dell’avversario (Sassuolo-Athletic Bilbao) e all’inserimento su palla da dietro al termine di un’azione ispirata da una giocata di costruzione (Sassuolo-Udinese).

L’hype generato dal brillante inizio di stagione di Defrel ha riacceso le voci di calciomercato intorno al suo futuro: si è parlato di Premier, alcuni giornali inglesi hanno scritto di scout di Arsenal e Liverpool che starebbero seguendo con grande attenzione la stagione del Sassuolo e del suo centravanti. Sì, centravanti: ora possiamo dirlo. Qualora fosse servita, ecco l’ultima certificazione sull’efficacia di un vero e proprio lavoro di costruzione tattica e identitaria, che ha permesso a Defrel di crearsi, a 25 anni, una star quality ormai realistica e verificata, anche a livello internazionale. Forse non è ancora troppo tardi per accorgersi di lui.

 

Nell’immagine in evidenza, Gregoire Defrel esulta dopo il gol del 2-0 in Sassuolo-Genoa, lo scorso 18 settembre (Giuseppe Bellini/Getty Images)