Sono passati due anni da quando una coalizione di calciatori in attività ed ex-giocatori aveva richiesto che entro il 2020 almeno un quinto dei coach nel mondo del calcio fosse nero o appartenente a una minoranza etnica. Una nuova ricerca commissionata da Sports People’s Think Tank ha rivelato che a malapena c’è stato un progresso minimo. Lo studio effettuato dalla Loughborough University mostrerebbe che nonostante le iniziative di Football League, Premier League e Football Association la percentuale di Bame coaches (Black, Asian Minority ethnic) in posizioni di rilievo, definibili come senior è ancora ferma al 4.1%. La ricerca è stata fatta tra le altre cose il primo settembre, prima dunque che Jimmy Floyd Hasselbaink, venisse licenziato dal Qpr, notizia che avrebbe ridotto ulteriormente la quota finale. Dodici mesi fa la percentuale si assestava al 4.2% e il nuovo studio mostra quindi che il problema diventa sempre più ampio. Lo studio commissionato dall’Sptt e dal network europeo anti-discriminazione Fare, mostra come sia ancora uno svantaggio appartenere ad una minoranza etnica se si è in cerca di un ruolo da manager o allenatore di un club inglese.
Il report mostra che l’unica lega dove sono stati riscontrati progressi senza precedenti è la Football League, dove è stato introdotto un codice d’ingaggio per promuovere azioni positive a livello di academy e tra i dieci club aderenti all’iniziativa. Sembra arrivato il momento di formare un organo indipendente che monitori costantemente i progressi e, dove necessario, prenda provvedimenti contro i club che non seguono le procedure d’ingaggio secondo cui le squadre devono entrare in contatto con almeno un Bame candidate per ogni ruolo manageriale o da allenatore della prima squadra. Gli autori dello studio hanno segnalato inoltre che i Wolverhampton Wanderers, che pure hanno accettato di prendere parte al processo d’ingaggio, hanno ignorato le procedure durante l’assunzione degli ultimi due tecnici: Walter Zenga e Paul Lambert. Nel frattempo la Premier League ha lanciato uno schema per portare più Bame coaches a livello di academy, investendo 1.4 milioni di sterline nelle prossime cinque stagioni per formare un maggior numero di aspiranti allenatori provenienti da minoranze, abilitandoli ad allenare a un livello elite.
Steven Bradbury, tra gli autori del report, ha notato inoltre una completa mancanza d’intenti tra i vari organi calcistici, i tecnici lamenterebbero che riuscire a individuare dove sono riscontrabili opportunità è una delle maggiori barriere. Sempre secondo Bradbury «C’è un’assoluta mancanza di coordinazione tra le autorità, mi chiedo come mai non si lavori maggiormente a stretto contatto». Il report evidenzia come i ruoli per figure di primo piano tra gli allenatori rimanga significativamente al di sotto rispetto ai calciatori appartenenti a minoranze (25%) e alla popolazione all’interno del Regno Unito (14%). In oltre, la maggioranza degli allenatori sono raccolti in un ristretto gruppo di club, tra cui Qpr e Brighton & Hove Albion. Nessun allenatore di Premier viene da una minoranza, mentre dopo l’esonero di Hasselbaink soltanto due tecnici (Chris Hughton e Keith Curle) sono presenti in Championship.
Heather Rabbatts. unica donna e unico membro del board Fa proveniente da una minoranza etnica, ha dichiarato quest’anno al Guardian che secondo lei un progresso c’era stato ma che andasse accettato che è avvenuto in maniera più lenta di quanto atteso, aggiungendo, «tutti vorremmo che il processo fosse più rapido di così. Ma il calcio è ancora un sistema estremamente chiuso e si sta cercando di fare il possibile per cambiare le cose, creando delle opportunità».
Ma com’è la situazione in altre leghe calcistiche e non? In Mls ad esempio non c’è un solo allenatore di colore. Hylton Dayes, allenatore di calcio maschile presso l’Università di Cincinnati è uno sei soli otto allenatori neri in tutte le Division 1 di calcio. Dayes ha ricordato sorridendo come spesso sia il suo assistente Dan McNally, bianco, a essere scambiato come capo allenatore. Mike Curry invece è entrato a far parte della Nazionale statunitense grazie all’hobby personale nella preparazione dei portieri. Curry ha ricordato come fosse «quasi sempre l’unico individuo nero della squadra, e bene o male ho dovuto adattarmi e dimostrare il mio valore anche più di miei coetanei bianchi. Quindi, ogni volta che qualcuno aveva bisogno di un volontario mi sono offerto usando quel tempo come una possibilità per mostrare cosa avrei potuto fare». Eddie Pope, è stato inserito nella National Soccer Hall of Fame, con 82 presenze con gli Stati Uniti tra gli anni ’90 e i duemila, ha dichiarato che crescendo «mi hanno sempre detto che sul campo, o in qualsiasi ambito della vita, dovevo essere due volte più bravo dei miei omologhi bianchi. È solo una parte della nostra educazione e crea in noi una forte etica del lavoro, ma questo non cambia il fatto che ci sia un problema reale».
Nonostante la Mls sia riconosciuta come il campionato più vario del Nord America, e nonostante il fatto che la squadra nazionale maschile abbia portato 23 uomini neri dalla Coppa del Mondo del 1990 a oggi, gli Stati Uniti continuano ad avere un ritardo endemico nel supporto alle persone di colore: un problema che si estende soprattutto al coaching sia di college, che professionale a livello nazionale. La Mls non ha allenatori neri, e solo quattro assistenti sono di colore. I numeri in Usl Pro non sono molto meglio.
Tornando indietro di qualche mese, la stessa domanda su che fine abbiano fatto gli allenatori di colore veniva posta anche da Bleacher Report dopo il licenziamento di Brian Shaw a opera Denver Nuggets. Un allontanamento arrivato dopo quello di Jacque Vaughn dagli Orlando Magic, quello di Larry Drew ai Milwaukee Bucks e Mike Brown dai Cleveland Cavaliers. Pur essendo tutti allontanamenti legittimi e derivati dalle scarse prestazioni delle squadre, la raffica di licenziamenti in tre anni aveva portato a un effetto cumulativo restituendo una drastica diminuzione degli allenatori di colore in Nba. Dal 2001-2014, la Nba ha sempre avuto una media di 11 allenatori di colore a stagione, superata nel 2012 dove la metà dei tecnici delle 30 franchigie erano neri. Ma la tendenza è comunque in calo da quando nel 1999 soltanto 6 allenatori erano di colore. Siamo di fronte a un’ anomalia o una tendenza preoccupante?
Anche la Nfl in passato ha sponsorizzato programmi e implementato la Rooney Rule, una regola introdotta nel 2003 e che obbliga le squadre della National Football League a effettuare un colloquio anche a candidati provenienti dalle minoranze per il posto di capo-allenatore e opportunità di operazioni nel football in cariche per dirigenti esperti. Una regola spesso citata come esempio di azione affermativa. Secondo quanto riportato questa estate da Espn nessuno di questi provvedimenti sta funzionando. E i numeri spiegano il perché. Le possibilità concesse a un allenatore appartenente a una minoranza è soltanto di 21 a 1, Todd Bowles, negli ultimi cinque cicli di assunzione (2012-16). Il divario è rimasto identico a quasi due decenni fa, quando i New York Jets assunsero Herm Edwards primo tecnico appartenente a una minoranza per la prima volta nel ciclo 1997-2001.