Bum Bum Quagliarella

È arrivato a quota cento gol in Serie A, molti dei quali segnati in modo assurdo. Una selezione dei più belli.

Fabio Quagliarella sembra il tipo di calciatore arrivato sempre nel posto giusto al momento sbagliato, o quasi. Tolte le stagioni migliori da tredici reti, il suo massimo in una sola annata, Quagliarella non ha mai brillato per la quantità dei gol segnati. È piuttosto la qualità, la risma e l’estetica delle sue realizzazioni a farci inquadrare la particolarità del fenomeno. Potremmo fare un elenco dei motivi per cui lo ricorderemo, e certo in testa non ci sarebbe l’essere stato un grande attaccante, non almeno in senso assoluto e canonico. Ci troveremmo in ordine sparso: la capacità di entrare tra gli scherzi meglio riusciti di un noto programma televisivo, le abilità dello stabiese come ballerino Rai, una canzone dedicatagli da un tifoso napoletano che recita “E Quagliarell’è bell…È venut rall’Udinese, sto scugnizz’ stabiese”. Sono tutte componenti che aiutano la formazione di uno stravagante fenomeno pop-Quagliarella, inteso come popolare, atto al consumo del popolo stesso, un fenomeno che proprio del popolo gode le simpatie. Una figura in netto contrasto con la natura dimessa e low profile dell’attaccante campano.

Un altro motivo per cui Quagliarella verrà ricordato a dispetto di una vena realizzativa non esattamente debordante, è il suo essere stato Higuaín ante litteram: le esultanze sfrenate in maglia Udinese al San Paolo con tanto di applausi dei suoi futuri tifosi, il ritorno a casa con la maglia azzurra e poi l’addio, frutto di costrizione più che volontà, con approdo agli odiati rivali bianconeri della Juve. Addio per cui non basterà il gesto di scuse dopo un rigore realizzato in quel luogo di amore ipertrofico e selvaggio che sa essere il San Paolo in certe occasioni. Tutte cose per cui lasciamo a bumbumQuagliarella un piccolo slot libero nello spazio affollato della nostra memoria. Ma di Quagliarella ricorderemo soprattutto l’assurdità di alcuni gol, il suo essere assolutamente speciale pur in un contesto di normalità realizzativa conclamata. Gol così belli da riuscire a ripulire la patina normcore di cui si è vestito l’attaccante di Castellamare nelle varie fasi della carriera. Alcune tipologie le potremmo definire prettamente quagliarellesche, se non fosse che alcune esecuzioni devono essere condivise con i vari Vieri, Mascara, Stankovic e da qualche ora anche con il misconosciuto Alejandro Camargo. Quagliarella è così normale da non potersi nemmeno permettere di avere una sezione di gol, quasi in copia seriale, con il suo nome a fare da sponsor.

Forse uno dei gol più belli e assurdi di Quagliarella, la sintesi perfetta di tecnica e istinto. Con il San Paolo che lo applaude

Fabio Quagliarella ha debuttato in Serie A con la maglia del Torino, lui che era cresciuto proprio nelle giovanili dei granata, dando il via a un pellegrinaggio per i campi di A e B che lo porterà spesso a ritornare sui propri passi, attraccare più volte nei porti sicuri in cui sa che verrà accolto con bonomia. Da quel Torino-Piacenza del 1999/00, aperto da Gilardino e vinto per 2 a 1 dal Toro grazie a una doppietta di Marco Ferrante, comincia il giro d’Italia di Fabio da Castellammare. Dopo una breve comparsata nella Florentia Viola di Riganò e Fantini, Quagliarella passa, sempre in prestito, dal Toro al Chieti, nella vecchia C1. È la stagione in cui cominciamo a vedere alcune cose che si riproporranno come realizzate in carta copiativa anche negli anni a venire. Ad esempio, nel 2-1 casalingo dei teatini contro il Crotone, Quagliarella segna in rovesciata dopo un cross da destra che potrebbe essere di Giuseppe Morfù: il pallone piove alto dopo che l’esterno l’ha colpito di controbalzo, Quaglia sfrutta il corpo del diretto marcatore per fare perno e trovare posizione, poi impatta facendo battere la palla a terra in modo che prendendo forza vada a schizzare alle spalle del portiere.

La rovesciata è una modalità d’esecuzione che è propria del bagaglio dello stabiese, Quagliarella sembra sul punto e in grado di usarla ogni volta che si ritrova in area e con le spalle appoggiate a un avversario. Diventa difficile immaginare in quale momento Houdini, come lo chiama il telecronista bianconero dopo questa rete al Chievo, potrà azionarsi e andare in acrobazia (con il Chievo segnerà in rovesciata in un’altra occasione). Qui, in una partita in cui aveva già segnato due gol e propiziato una rete di Asamoah (anche questa in rovesciata), segna appoggiando il braccio su quello di Cosic e facendo perno per il gol volante: le reti sono diventate tre. Di questa tipologia di gol il più bello, almeno personalmente, è quello segnato contro la Reggina in maglia Samp. Quagliarella è reduce da una stagione discreta ad Ascoli, viene acquistato in comproprietà dall’Udinese, insieme a Mirko Pieri. Con Walter Novellino in panchina vive la prima annata in doppia cifra della sua carriera e sarà il miglior marcatore della squadra. Nella trasferta della Samp al Granillo di Reggio Calabria, Quagliarella sfrutta ancora una volta il body check dell’avversario girandolo a proprio favore; mentre Lanzaro lo abbraccia, alza la gamba destra ad altezza volto, colpendo il pallone che finisce alle spalle di Pellizzoli. Nel ricadere rimane in piedi, nonostante l’altezza a cui ha impattato il pallone. È un gol che preferisco perché mostra tutto il mestiere che Quagliarella ha, il lavoro sporco che fa con le braccia come perno tirando la maglia di Lanzaro, la caduta in piedi come se avesse appena effettuato un saltello di riscaldamento.

Impatta il pallone come la lama di un paio di forbici toccherebbe un foglio di carta

Nella stessa stagione Quagliarella ha realizzato quello che probabilmente abbiamo a mente come suo miglior gol proveniente dalla stratosfera. Nonostante non sia un gol eminentemente quagliarellesco (a quello appartengono forse maggiormente quelli con un tiro forte di collo che analizzerò più avanti), questo contro il Chievo è un gol che ha fatto parlare molto del giocatore allora alla Samp. Alla prima stagione veramente importante in massima serie, a Quagliarella riusciva qualsiasi cosa, merito di una facilità di calcio che apparteneva a pochissimi attaccanti in Italia in quel momento. La palla finisce a Volpi, che cerca di servire di prima in avanti: il suggerimento arriva all’attaccante leggermente troppo forte, sbatte sul petto di Quagliarella e gli rimbalza davanti una volta. Poi lo stabiese calcia senza pensare. Dal replay da dietro si può vederlo appena dopo che il pallone lascia il piede, sembra un lanciatore del peso quando il ferro gli si stacca dal corpo: qualche saltello con lo sguardo che scruta l’orizzonte, quello di Quagliarella in questo caso ha la forma rettangolare in cui è incastrata la figura impotente di Squizzi.

Questo gol lo chiamerei semplicemente “BAM”

Nello stesso anno riesce a realizzare la prima doppietta in Nazionale alla sua terza presenza, sono due gol decisamente quaglierelleschi per potenza e precisione. In particolare il secondo, in cui calcia dopo che il pallone ha battuto una volta a terra sull’erba lituana: carica il destro con tutta la gamba all’indietro e le braccia che puntano ai lati per tenere l’equilibrio intatto. C’è una certa simbiosi nelle movenze di questo gol e quello realizzato contro il Chievo, sono il risultato stampato del pensiero di Quagliarella quando vede la porta. Memore dell’impresa di Verona, Quagliarella ci avrebbe riprovato qualche anno dopo in un chiaro esempio di auto-citazionismo: quando il risultato di un Napoli-Livorno è ancora fermo sullo 0-0, bumbumQuagliarella lascia partire un destro dal cerchio di centrocampo che crolla sulla traversa. La partita finirà comunque 3-1 con due gol di Fabio da Castellammare.

Due gol e l’intervista: «Certi gol? Mi vengono perché non ci penso troppo»

Una sezione a parte meritano i “Gol belli segnati di collo molto forte”: ne fanno parte il primo in Serie A segnato ad Ascoli contro il Treviso, questo contro il Chievo segnato sempre in maglia Sampdoria ma in casa – e chissà cosa penseranno di lui i tifosi clivensi che ogni volta vedono puntualmente Quagliarella inventarsi qualcosa –, questo contro il Livorno in cui fa due passettini corti prima di colpire la palla ribattuta dalla barriera, o anche quello segnato in maglia Juventus a San Siro contro l’Inter. Ma la più bella delle reti afferenti alla categoria di cui sopra, superiore anche a questa contro il Catania in cui fa sbattere il pallone sotto la traversa, la segna con una strana maglia rossa del Napoli a Bergamo: in questo caso i giocatori atalantini gli lasciano lo spazio per tirare e allora bumbumQuagliarella carica il destro, con il clangore di un grilletto quando il cane viene rilasciato, e brucia la vista di Coppola. Probabilmente, fossimo in campo, potremmo sentire il suono di un cannone riecheggiare.

Cose che non vorrei essere nella vita: il palo dopo un tiro di collo esterno di Quagliarella

Nella carriera di Quagliarella ci sono anche molti gol belli di testa, come quello segnato a San Siro contro il Milan o in casa contro il Cesena in tuffo, con la palla che batte prima a terra e poi sotto la traversa: uno di quei gol che avremmo trovato disegnato nelle pagine di un vecchio Guerin Sportivo, con la traiettoria del pallone dal disegno tratteggiato. Ma ci sono anche gol di Quagliarella che sposano la delicatezza, in netto contrasto con i concetti di forza e potenza a cui solitamente lo associamo. Qui contro il Catania al Massimino prima salta Bizzarri e poi tocca sotto il pallone con il sinistro, con la sfera che docile termina la propria corsa nell’angolino basso. Contro la Slovacchia, nella sfortunata campagna dei Mondiali 2010, entra dal primo minuto della seconda frazione di gioco. Con l’Italia sotto 3-1 dopo il gol di Kopunek all’89’, Quagliarella inventa un gol che sembra non appartenere al suo bagaglio dall’esplosività esagerata: quando De Rossi gli offre il pallone in scivolata, sembra voler sfondare la porta, invece il tiro è a metà tra il tocco sotto leggero e la punta precisa. Della famiglia dei gol di Quagliarella realizzati con leggiadria, il migliore è quello che porta i blucerchiati in vantaggio a Bergamo per 2-0, con assist di Bonazzoli e tocco di sinistro spostando la gamba in maniera innaturale.

Leggerissimo

Con il passare degli anni i gol di Quagliarella si sono fatti leggermente più canonici e normali, tranne in rari casi tipo quando c’è il Napoli. È come se la portata anarchica di alcune sue scelte, quel folle istinto che gli vibrava dentro durante le partite, si sia lentamente assopito. Le reti dello stabiese arrivano da zone sempre più vicine alla porta avversaria, sono standard e con un pizzico di velato opportunismo. Dopo le due reti in Nazionale contro la Lituania, ormai dieci anni fa, Quagliarella aveva candidamente ammesso che certe cose gli venivano così, senza pensare. Forse il tempo lo ha reso troppo poco istintivo e maggiormente votato al calcolo, il che spiegherebbe la furbizia con cui riesce a trovare oggi certe reti. Ora che ha centrato il traguardo delle cento reti in Serie A, posso dirgli tranquillamente che l’ho sempre preferito nella sua versione meno artefatta e più elettrica. Quella dove non si ricordava di pensare.