In un momento storico in cui pure il calcio italiano sta trovando nuova linfa e slancio, anche in fatto di contenuti tecnici, l’aspetto fisico e la resistenza sul medio-lungo periodo continuano ad avere un’importanza rilevante. Coprire bene il campo, tanto in ampiezza quanto in profondità, è diventato indispensabile per mantenere la necessaria continuità di rendimento e risultati in un campionato lungo 38 partite. Non deve quindi stupire che, tranne Pescara, Bologna e Sassuolo (il Chievo è a pari punti con l’Udinese), i primi 10 posti della classifica siano occupati (seppur in ordine diverso in relazione al dato che ci interessa) in larga parte dalle squadre che, mediamente, corrono di più, secondo le statistiche liberamente consultabili sul sito della Lega Serie A:
Si deve tuttavia tenere presente come, in ogni caso, sia ugualmente importante valutare anche la “qualità” del chilometraggio e non solo la mera quantità, nonché il tipo di approccio alla partita delle singole squadre: coprire più o meno metri di campo rispetto all’avversario, dipende soprattutto dal sistema di gioco e dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione dell’allenatore. Tradotto: la squadra che corre di meno non è peggiore di quella che corre di più, almeno dal punto di vista dei risultati e non in maniera assoluta. In tal senso è utile osservare il Milan di Montella: diciottesimi nella speciale classifica (poco più di 104 km di media percorsi a partita), i rossoneri si sono dimostrati una squadra difficile da affrontare a causa della grande compattezza dei reparti e delle linee molto strette, con gli interpreti che non hanno bisogno di correre a lungo ma di correre bene. Non è un caso, infatti, che tra quelli con almeno dieci presenze, gli “instancabili” siano Kucka (10,53 km di media) e Bonaventura (10,57), ovvero il giocatore di rottura e quello chiamato a guidare le transizioni dopo il recupero palla nella trequarti difensiva.
Il concetto è chiaro: il giocatore che copre le fette di campo più ampie è spesso quello dal rendimento più alto, continuo e costante. L’esempio lampante è Alex Sandro: oltre ad essere il leader per minuti giocati (1587), per distanza percorsa (poco più di 11 km a gara), duelli aerei vinti (28/40) e percentuale di dribbling riusciti (63%) è anche il bianconero ad aver creato il maggior numero di occasioni da rete (35, 3 assist e 32 passaggi chiave: settimo assoluto in campionato, primo tra i difensori), nonché primo per azioni difensive a partita (cinque, con 38 intercetti e 37 salvataggi) escludendo i difensori centrali. La rete all’Atalanta è paradigmatica dell’ubiquità del brasiliano: riceve l’apertura di Marchisio (10,8 km di media in cinque apparizioni: solo Pjanic ha fatto meglio tra i centrocampisti – 10,62 km – ma con otto presenze più) sulla trequarti sinistra a 40 metri dalla porta, si accentra sfruttando il movimento dei compagni a portar via gli avversari e conclude dal limite dell’area sul primo palo sorprendendo Sportiello.
Il gol di Alex Sandro contro l’Atalanta
Diversamente, la Roma (quindicesima nella graduatoria con 105,2 km) ha nel triangolo di centrocampo De Rossi-Strootman-Nainngolan il reparto con più chilometri percorsi (media di 10,5 km, con il picco degli 11,1 dell’olandese), a ulteriore testimonianza della centralità della mediana nell’impiantistica di gioco del tecnico toscano. E se gli “appena” 10 km del belga sembrano essere una dato in controtendenza rispetto al suo status di “uomo ovunque”, va considerato il suo recente spostamento sulla linea dei trequartisti: dettaglio che gli ha permesso di trovare due reti consecutive con Lazio e Milan, risultando il terzo giocatore (dietro Salah e Perotti) per occasioni create (23, con 22 passaggi chiave), in aggiunta al 52% di efficacia dei contrasti.
Il Napoli, invece, è la squadra in cui il dato relativo ai chilometri percorsi combacia meglio con al reale posizione in graduatoria (i partenopei sono, rispettivamente, primi e terzi). I ragazzi di Sarri sono quelli che offrono il calcio più godibile, oltre a correre di più e meglio, pur al netto di qualche errore difensivo di troppo: tra i centrocampisti maggiormente impiegati nelle rotazioni si va dagli 11 km e rotti di Diawara e Hamsik (primo giocatore del campionato per rendimento complessivo su entrambi i lati del campo: 40 occasioni create, 88% di precisione nei passaggi, 44% di precisione al tiro, un’ azione difensiva di media a partita) ai 9,3 di Allan.
Ma è sulla fasce che il Napoli fa la differenza: tanto la catena Hysaj-Callejón a destra, quanto quella Ghoulam-Insigne a sinistra, producono una media di poco superiore ai 20 km percorsi ogni 90 minuti (tra le squadre che giocano con il 4-3-3 nessuna ha fatto meglio). Il dato più impressionate è quello che riguarda l’esterno spagnolo: 18 partite su 18, 1591 minuti disputati, 10,4 km percorsi di media, 7 gol e 7 assist vincenti (su un totale di 15: solo Insigne può vantare questi numeri), una presenza costante che si traduce in un impatto senza pari in fase attiva e passiva (33 occasioni create più due azioni difensive a gara).
Nella rete del 3-0 al Palermo, Callejón parte addirittura dalla propria trequarti, segue l’incedere di Zielinski e, in pochi secondi, si ritrova al limite dell’area per calciare in porta. Un sistema collaudato di tagli, di inserimenti dal lato debole e corse in profondità effettuate con il tempo giusto che permette al Napoli di essere la terza squadra della Serie A per occasioni create (233, contro le 246 dell’Inter e le 243 della Roma) nonché la prima per possesso palla (57%) e numero di conclusioni (318, di cui 35 solo di Mertens, secondo solo a Dzeko – 43 – per numero di tiri).
La rete di Callejón contro il Palermo.
Inter e Lazio, due squadre unite dal filo conduttore chiamato Stefano Pioli, hanno entrambe nella mezzala chiamata a inserirsi dal lato debole il giocatore che corre di più (Brozovic con 11, 5 km i nerazzurri, Parolo e Milinkovic-Savic con, rispettivamente, 11,6 e 11 km i biancocelesti. Parolo, inoltre, è anche il giocatore che corre di più dell’intero campionato insieme a Capezzi del Crotone). I laziali, però, possono contare anche su un regista puro abile a farsi trovare pronto tra le linee (Biglia percorre 10,7 km di media) e un attaccante molto più mobile di Icardi (Immobile con 10,6 km).
A proposito di attaccanti: nessuno si muove di più e meglio di Thereau (10,9 km). Il quale farà pure fatica a comprendersi verbalmente con Del Neri ma è certamente il giocatore più importante nell’economia di gioco dell’Udinese: otto gol, due assist, 17 passaggi chiave, 68% di precisione al tiro e tanta tanta corsa. Più di quella che, ad esempio, tocca ai vari Fofana (10,8 km), Kums (10,7 km) e Widmer (10,5 km) agendo indifferentemente da punta centrale, esterno d’attacco o trequartista. Come accaduto, ad esempio, nella gara con il Crotone in cui il suo non dare punti di riferimento alla retroguardia avversaria è stata la chiave di volta della partita.
Appaiato in classifica ai friulani a quota 25 punti c’è il Chievo, seconda formazione della A per chilometri percorsi (108,4): un dato che non stupisce alla luce di ben due giocatori sopra quota 11 km di media (Radovanovic e Hetemaj, con quest’ultimo che, rispetto al recente passato, si sta facendo notare soprattutto in non possesso: tre azioni difensive a partita, il 36% di contrasti vinti e il 52% nei duelli aerei), altri due oltre quota 10.9 (Gobbi e Castro: l’argentino, in particolare, è, dopo Birsa, il secondo giocatore della squadra per occasioni create, con 4 assist e 14 passaggi chiave che si vanno ad aggiungere ai due gol fin qui realizzati), più gli esterni bassi che presentano valori che vanno dal 10.3 di Cacciatore al 10.5 di Frey.
Il Torino, squadra lunga per eccellenza (quattordicesima nella speciale classifica a quota 105,3 km di media) e che tende a presentare qualche spaccatura di troppo tra i reparti in numerose fasi della partita, presenta una caratteristica singolare: nessuno dei difensori titolari è al di sotto dei 10 km percorsi di media, mentre tra i centrocampisti, ad eccezione di Valdifiori (10,7), i migliori sono Benassi (9,7) e Iago Falque. La cosa non deve sorprendere: i due sono tra i primi cinque granata per occasioni create (l’ex Roma, in particolare è a quota 26), nonché le principali fonti di gioco di un undici che ha come caratteristica principale il lasciare scientemente il possesso agli avversari per poi provare a recuperare palla già sulla trequarti offensiva, lanciandosi in transizione. Praticamente l’opposto della Fiorentina che ha il secondo possesso palla del campionato (54%) e il quarto chilometraggio assoluto (107,9 di media): i più attivi tra i viola risultano Borja Valero (10,8, più una precisione nei passaggi dell’89%, 2 assist e 16 passaggi chiave: di fatto è il regista più mobile ed efficace del torneo), Vecino (10,6) e Badelj (10,5).
Borja Valero, in sintesi
Il Sassuolo, alle prese con una crisi di risultati causata dall’incredibile serie di infortuni (i neroverdi sono sprofondati al sedicesimo posto, a +7 dalla zona calda), ha in Magnanelli il secondo giocatore per chilometri percorsi (11,3), mentre stupisce trovare in decima posizione il Pescara (107.1) ultimo in classifica: nella squadra di Oddo sono i centrocampisti Brugman (10,5) e Memushai (10) gli infaticabili a metà campo, mentre i terzini (Biraghi, Zampano, Crescenzi) si attestano tutti su valori compresi tra i 10,2 e i 10,3 km di media. Un minimo più efficace la corsa del Bologna (quindicesimo in graduatoria, quinto per distanze coperte sul terreno di gioco): Taider (11,1) e Dzemaili (10,6) ci mettono muscoli e polmoni, Viviani (10,5) e Nagy (10,2) provano a metterci anche quel minimo di fosforo che serve allo sviluppo della manovra, come testimoniato dal’85 e 89% di precisione nei passaggi. Al momento per la salvezza relativamente tranquilla basta e avanza.