Le sconfitte di Héctor Cúper

Dall'Egitto al Maiorca, rivedere le sette finali che il tecnico argentino ha perso.

Héctor Cúper deve essere realmente un Hombre vertical, uomo tutto d’un pezzo capace di non spezzarsi dopo l’ennesima finale persa. Al termine della gara conclusiva della Coppa d’Africa, in cui il suo Egitto è stato battuto dal Camerun dopo essere passato in vantaggio con una rete di Elneny, il tecnico argentino ha dovuto arrendersi. Sono 7 le finali in cui è uscito sconfitto, 8 se, come anche lui stesso ha ammesso di fare, si considera il 5 maggio all’Olimpico contro la Lazio una finale a tutti gli effetti. Prima del suo avvento l’Egitto aveva vissuto un breve periodo di assenza dalla competizione continentale, dal 2008 non si vinceva il trofeo, ma le 7 vittorie in 7 finali lasciavano un minimo di speranza anche ai più scettici. Nonostante l’iniziale vantaggio i Faraoni sono stati raggiunti prima da N’Koulou di testa e poi superati dalla splendida rete di Aboubakar.

Il gol di Aboubakar che ha deciso la finalet

La storia di sconfitte dell’allenatore argentino comincia nel 1994, il suo Huracán arriva a giocarsi punto a punto il torneo Clausura con l’Independiente di Miguel Ángel Brindisi, con in squadra Sebastián Rambert e un trentaseienne Ricardo Gareca. Nell’ultima giornata della competizione c’è lo scontro allo stadio Libertadores de América, vinto per 4 a 0 dal club di Avellaneda. L’Huracán, che pure viaggia con due punti di vantaggio prima dello scontro diretto, è costretto ad arrendersi. Poco conterà la Copa Conmebol vinta nel 1996 guidando il Lanús di Carlos Roa e Ariel Ibagaza, il segno lasciato da quel primo grande torneo perso resterà ancora a lungo.

La gara che decide il Clausura ’94

Ai tempi di Maiorca Cúper riesce ad aggiudicarsi una Supercoppa di Spagna nel 1998, battendo il Barcellona di van Gaal, lo stesso Barcellona che pochi mesi prima aveva battuto i baleari in Copa del Rey ai calci di rigore. Al Mestalla, stadio che sarebbe rimasto nella storia personale del tecnico argentino, i tempi regolamentari si chiudono con le reti di Jovan Stanković e Rivaldo, mentre decisivo è l’errore dal dischetto di Eskurza per i maiorchini. Il biennio 1997-1999 rappresenta comunque un punto di svolta nella carriera del tecnico, che prende un club neo-promosso per portarlo ai più alti livelli del calcio spagnolo. Proprio al termine della stagione 1998/99 arriva l’ennesima sconfitta per il Maiorca e per Cúper: in finale di Coppa delle Coppe – raggiunta dopo aver battuto il Chelsea in semifinale – è la Lazio di Sven Goran Eriksson a sconfiggere gli spagnoli al Villa Park di Birmingham. Pavel Nedved decide la sfida all’al minuto 81, dopo i gol di Vieri e Dani.

La finale di Coppa delle Coppe 1998/99

Le ottime prestazioni con il Maiorca valgono a Cúper la chiamata del Valencia, club che con la guida di Claudio Ranieri era riuscito a qualificarsi alle fasi finali di Champions League. In due anni sulla panchina del Valencia arrivano tre finali: grazie al suo motto Trabajo, suerte y silencio, porta a casa una Supercopa di Spagna battendo il Barcellona. Non basta però la fortuna nelle due finali di Champions consecutive perse rispettivamente contro Real Madrid e Bayern Monaco. Lascia comunque il ricordo di un calcio piacevole, costruisce un ciclo fatto di giocatori di qualità: Mendieta, Aimar, Miguel Ángel Angulo, Santiago Canizares in porta; e quantità: Farinós, Kily Gonzalez e Baraja. Le costruzioni collettive, il 4-4-2 con un diamante a formare la struttura del centrocampo e una difesa con Pellegrino e Angloma come certezze: sono queste le basi su cui Cúper organizzerà fortune – e sfortune – della formazione valenciana.

Il Valencia di Cúper ha fatto la storia pur senza vincere molto

Il meraviglioso disastro dell’Inter di Cúper potrebbe essere alternativamente il nome di una splendida pellicola drammatica diretta da Paul Thomas Anderson o quello di un reality sulla iattura congenita di un tecnico senza soddisfazioni. In sottofondo suona Sfortuna dei Fine Before You Came e sullo schermo in loop 30 minuti di lacrime del Fenomeno. Il 5 maggio è storia nota, e nel tempo è assurto a vero metro di paragone per i risultati più nefasti del mondo calcistico. Una data che richiamiamo alla mente ogni volta che una disfatta inattesa e copiosa ci si presenta davanti. Il 5 maggio di Cúper assume le forme di una recriminazione tardiva, «Data fatidica e gara inspiegabile per tante cose. Poi queste me le sono spiegate con Calciopoli, non del 5 maggio, ma ad esempio due settimane prima a Verona, De Santis non ci diede un rigore su Ronaldo grande quanto una casa. Noi facciamo 2-2 e la Juventus vince all’ultimo minuto», dice lui, come se non fosse colpa di Poborsky, di Gresko o Simone Inzaghi. Dopo la stagione 2001/02 Ronaldo chiede e ottiene di essere venduto al Real Madrid. Arriva così l’eliminazione in semifinale di Champions League contro il Milan e l’ennesimo secondo posto in campionato. Sfortuna.

Nella stagione 2009/10 il mister argentino è in Grecia, all’Aris Salonicco: arriva in finale e perde per un gol di Sebastián Leto, carneade argentino anche lui passato in Italia, per Catania esattamente. L’ennesima sconfitta di un Hombre vertical che resta, immarcescibile, sulla panchina in attesa di una vittoria che sembra essere solo un miraggio in un calda serata di febbraio.