La gloria perduta di Newcastle

Come si vive in città l'attesa del ritorno in Premier League, dopo una stagione disastrosa che ha la aggravato la frattura tra proprietà e tifosi.

Londra dista oltre cinque ore di macchina. Il Vallo di Adriano si scorge a vista d’occhio, la Scozia è appena al di là di quel che rimane della fortificazione fatta costruire dall’omonimo imperatore per marcare i confini britannici dell’impero romano. Ma quest’anno dalle rive del fiume Tyne guardano oltre: a Newcastle c’è una Premier League da riconquistare dopo che la stagione dell’anno scorso è stata dipinta come il “most expensive Premier League flop ever”. Una retrocessione dopo una campagna acquisti da 80 milioni di sterline, un ulteriore duro colpo alla presidenza di Mike Ashley, che qui non hanno mai digerito per davvero.

Tra i tifosi in città il sentimento è comune: «Ci ha portato di nuovo in basso. Retrocessi e sbeffeggiati dai rivali di sempre: il Sunderland sembrava spacciato invece si è salvato, è salito anche il Middlesbrough, promosso in Premier dopo 7 anni». La vittoria del campionato di Championship a Newcastle è vissuta come un obiettivo minimo, un inferno da cui venir fuori il prima possibile per una piazza che con l’arrivo del nuovo owner ambiva al ritorno in Europa. Invece il feeling con la proprietà non c’è mai stato, anzi il rapporto è stato burrascoso fin dal 2007, quando il businessman di Burnham rilevò la squadra per 135 milioni di sterline.

La fortuna di Ashley è principalmente dovuta alla catena di articoli sportivi di proprietà – la Sports Direct – che nel Regno Unito ha avuto un grande successo. «Con il suo sponsor ha addirittura cercato di cambiare il nome dello stadio, per fortuna si è ricreduto. Nel frattempo sotto la sua presidenza siamo già retrocessi due volte», attacca Garry, che ad ogni partita dei bianconeri è appena sotto la Gallowgate End. Vende i matchday programme ininterrottamente da sette stagioni, così come con altrettanta ripetitività durante la settimana fa la spola tra il centro città e l’aeroporto di Newcastle per la Airport Taxis. «Qui a Newcastle il vero problema negli ultimi anni è stata la società. Benítez, scegliendo di restare, ha dimostrato di essere un grande allenatore e non si è fatto bruciare come fecero con Shearer nel 2009».

Newcastle United v Nottingham Forest - Sky Bet Championship

Nelle ultime stagioni il vero successo lo hanno avuto i boicottaggi di alcune partite da parte dei tifosi, che richiamando il logo della Sports Direct hanno ideato volantini e striscioni con la medesima scritta per lanciare il sito e le pagine social “AshleyOut.com”. Per riconquistare la massima serie in questa stagione non c’è stata nessuna protesta, anzi St. James Park sta registrando cifre non certo da serie B: media di 51 mila spettatori, quasi 40 mila season members e una richiesta per le partite in trasferta che puntualmente supera i numeri consentiti, registrando un sold out dopo l’altro. Record inavvicinabili per tutte le rivali cadette. Basti pensare che l’Aston Villa, altra big decaduta, insegue a una media casalinga poco superiore ai 32 mila spettatori a partita.

Tra i tifosi delle gazze (da qui l’appellativo di Magpies, come il pennuto bianco e nero) prima delle partite casalinghe il vero luogo di ritrovo è il pub The Strawberry, situato proprio davanti allo stadio e pieno fino all’inverosimile sino a dieci minuti dal fischio d’inizio. Accanto all’insegna campeggia una maglia bianconera con una grande fragola al centro, di recente è stato inserito tra le migliori cinque “watering holes” pallonare del Regno Unito: qui giurano che l’edificio fosse presente già prima della costruzione di St. James Park e che appartenesse alla Chiesa. Newcastle upon Tyne, dicitura completa che la distingue dall’altra Newcastle inglese (under Lyme, situata nelle Midlands occidentali), è la più grande città del nord est in Inghilterra. L’approdo in treno offre la vista lungo la sponda settentrionale del Tyne su cui sorge la città e che contribuisce a dare il nome all’intera contea assieme al Wear, corso d’acqua che taglia in due la vicina Sunderland. La fortezza medievale che ha dato il nome a Newcastle è invece visibile solo in parte all’arrivo in centro, visto che è stata parzialmente sacrificata per far posto proprio alla rinnovata stazione ferroviaria. Come tutta questa zona dell’Inghilterra, il passato è legato all’estrazione del carbone dalle miniere. Il centro è moderno, ma è rimasto tipicamente vittoriano. Il perché gli abitanti siano chiamati Geordies va probabilmente attribuito al supporto dato a Giorgio II, re di Gran Bretagna, durante l’insurrezione giacobita del 1745.

NEWCASTLE UPON TYNE, ENGLAND - DECEMBER 26: A close up of the famous 'Strawberry' Pub before the Barclays Premier League match between Newcastle United and Stoke City at St James' Park on December 26, 2013 in Newcastle upon Tyne, England. (Photo by Stu Forster/Getty Images)

«Il nome è dovuto ai campi di fragole coltivati nella zona a fine Ottocento» afferma Rich, che spilla una birra dopo l’altra specialmente nei giorni delle partite in casa. «Indubbiamente quest’anno torneremo in Premier, purtroppo nelle ultime stagioni è stata sempre più evidente la frattura tra società e tifosi. Abbiamo evitato la retrocessione più volte finché non è successo per davvero l’anno scorso. Da Ashley sono arrivate solo promesse, non gli interessa competere, ma tornare a vivacchiare in Premier per fare profitti e prendersi i soldi dei diritti tv». A indispettire i fan è il contrasto tra il successo finanziario della società, con bilanci stabilmente in attivo, e i risultati deludenti sul campo, come recitava uno striscione esposto tempo fa: “Nufc balance sheet champions every year”. «Speriamo che con la promozione parta un progetto che ci riporti in alto per davvero. L’anno scorso sulle note di Go West dei Pet Shop Boys i tifosi intonavano “We’re shit and we’re sick of it”», afferma Rich.

La Championship a Newcastle mancava dall’annata 2009/10, quando i Magpies si ripresero la massima serie in assoluto dominio: 102 punti, undici in più del West Bromwich, secondo e quell’anno guidato da Roberto Di Matteo. Ironia della sorte, sulla panchina del Newcastle promosso c’era invece Chris Hughton, che ora allena il Brighton ed è il rivale più indiziato per il primo posto nel torneo attuale. Quella dell’ultima promozione era la Toon Army di Carroll, Nolan, Lovenkrands e Coloccini. Stavolta il vero lusso è in panchina, perché dopo le dieci partite dell’anno scorso Rafa Benítez ha scelto di restare: è uno dei tecnici più titolati che abbia mai messo piede in Championship. Tra gli altri successi, nella bacheca del tecnico spagnolo ci sono due campionati spagnoli (con il Valencia), una Champions League (con il Liverpool), una Coppa Uefa (ancora Valencia) e una Europa League (con il Chelsea). Nel marzo 2016, subentrato a McClaren, ecco il terzo ritorno di Benítez in Inghilterra, ma senza compiere il miracolo salvezza in troppo poco tempo. Anzi, si è realizzato il più costoso flop in Premier di sempre, come lo hanno definito per via di una retrocessione dopo gli arrivi di Wijnaldum, Mitrovic, Mbemba, Thauvin, Saivet, Shelvey e Townsend.

Il rocambolesco 4 a 3 di settembre, in casa contro il Norwich.

Per risalire a una sfida del genere nella carriera di Benítez, bisogna tornare agli albori, a quando riportò in Liga prima l’Extremadura a 37 anni nel campionato 1997/98 e poi il Tenerife tre stagioni più tardi. Per lui, abituato alla sinfonia della Champions League nelle precedenti esperienze inglesi con Liverpool e Chelsea, l’impatto con la cadetteria inglese non è stato esaltante. Due sconfitte nelle prime due uscite, ma poi l’incredibile striscia di 16 vittorie nelle seguenti 20 partite. La quadratura del cerchio è arrivata trovando il giusto assetto in attacco, lanciando Ritchie, Pérez e Gouffran a supporto dell’unica punta Gayle, l’ex falegname londinese che ha scalzato Mitrovic a suon di gol: 20 nelle 22 partite disputate. L’attacco è di gran lunga il migliore di tutta la Championship, nonostante in estate fossero partiti Wijnaldum, Sissoko e Townsend. Quest’ultimo pareva dovesse tornare a gennaio, ma la sessione invernale non ha portato nessun volto nuovo alla corte di Benítez, che fino a giugno ha avuto come vice l’italiano Fabio Pecchia (passato ad allenare il Verona) e poi ha assunto il basco Mikel Antía, ex giocatore da lui allenato al Valladolid negli anni Novanta.

Nel tragitto dalla stazione allo stadio, imboccare la traversa giusta vuol dire passare per St. Andrews Street, in direzione della Chinatown locale, e imbattersi sulla destra nelle vetrate del The Back Page shop, con i suoi celebri infissi in verde. A Newcastle è qui la patria dei memorabilia e dei libri sullo sport, fin dal giorno dell’apertura nel novembre 2003. Una tappa fissa per tutti i tifosi, anche quelli in trasferta. E’ possibile trovare veri e propri cimeli, qualsiasi cosa anche legata ad altre epoche del football britannico. Dvd con le partite storiche, la celebre fanzine Toon talk, match programmes della vecchia First Division e anche le maglie casalinghe del Newcastle degli anni Settanta e Ottanta. Ovviamente non manca quella più celebre: a strisce bianconere verticali con lo stemma della Brown Ale al centro, iconica birra nata ad inizio Novecento presso le Newcastle Breweries.

NEWCASTLE, UNITED KINGDOM - MARCH 22: Newcastle fans and staff members at the Back Page sports memorabilia shop chat before the Barclays Premier League match between Newcastle United and Crystal Palace at St James' Park on March 22, 2014 in Newcastle upon Tyne, England. (Photo by Ian Horrocks/Getty Images)

Al netto dei gadget di ultima generazione, entrare al Back Page è un salto nel tempo. Una trentina di metri quadri ricolmi di oggetti che da sempre hanno costellato l’immaginario collettivo calcistico e non solo. Un angolo è riservato ai biglietti delle partite, qualcuna disputata anche più di mezzo secolo fa. Quarantacinque pound per portarsi a casa il tagliando d’ingresso alla finale di Fa Cup del 14 maggio 1966, tra Everton e Sheffield Wednesday: “Entrance 9, Turnstile D, Empire Stadium – Wembley”. Il match ticket più datato ancora rimasto però risale al marzo 1951: ottanta pound per quello della semifinale di coppa giocata a Hillsborough, tra Newcastle e Wolverhampton. Tutto ha un prezzo, o quasi, come specifica Mick, titolare del negozio da 14 anni: «Quella maglia lassù però non si vende. Non ha prezzo, l’ha indossata e autografata Alan Shearer dopo il magnifico gol al volo contro l’Everton, nel dicembre 2002. Uno dei più belli che abbia mai visto a St. James Park. Quasi un anno dopo me la fece avere, una volta saputo dell’apertura dell’attività. Per me vale più di tutto il resto che ho messo in vendita in questi anni».

La rete incredibile di Alan Shearer contro l’Everton.

Anche per gesti simili, Alan Shearer è il vero campione immortale sulle rive del Tyne, essendo nato a Gosforth, sobborgo di Newcastle, per poi diventare il miglior marcatore nella storia della Premier League e il miglior goleador nella storia dei bianconeri. Dal settembre scorso, una statua di bronzo lo ritrae nella sua celebre esultanza col braccio alzato e gli rende onore all’esterno dello stadio in città: «E’ il più forte attaccante inglese che ci sia mai stato, adesso ci servirebbe uno come lui» sentenzia Mick. Anzi lo ribadisce a voce più alta, sforzandosi con un inglese relativamente chiaro perché in questa fetta d’Inghilterra va per la maggiore la parlata geordie.

Un dialetto ai limiti del comprensibile, che anche a Londra e dintorni farebbero fatica a decifrare, ma che più si avvicina alla lingua originaria degli anglosassoni di 1500 anni fa. Come accade in altre piazze inglesi di rilievo, il Newcastle non vince ormai un trofeo da tanti, troppi anni. Tra i confini nazionali l’ultimo successo risale alla Fa Cup del 1955 (3-1 al Manchester City in finale), mentre per il campionato bisogna risalire addirittura al torneo 1926/27, vinto con 5 punti di vantaggio sull’Huddersfield. Intanto un altro match sta per iniziare, l’ultima pinta allo Strawberry e si entra al St. James Park. Garry vende l’ennesimo programme del pomeriggio e mette in tasca altre 3 sterline. Per questo turno di campionato la copertina è tutta con il faccione di Rafa, che sta guidando il volo delle gazze verso la Premier League. In attesa di come andrà a finire, l’ennesimo “c’era una volta” di Newcastle.