Questione di feeling

Quali sono le migliore coppie assist+gol d'Europa, tra Serie A, Premier League, Bundesliga e Liga.

Lo scorso 25 febbraio, il Bayern Monaco di Ancelotti batte in casa l’Amburgo per 8 a 0. Una gara che è tautologico definire a senso unico: tra i bavaresi vanno in rete 5 diversi marcatori, mentre Thomas Müller, che pure risulta a fine gara uno dei migliori in campo, rimane a zero. Nonostante si trovi due volte in condizione di calciare più o meno facilmente, Müller preferisce appoggiarsi sul compagno in arrivo in entrambi i casi. Il tedesco chiuderà con due assist: uno per la prima rete di Vidal, un secondo, ancor più altruista, per Alaba. In un’intervista immediatamente successiva alla gara, Müller dichiara quanta gioia gli procuri servire un assist: «Abbiamo cercato di fare quello che ci piace, divertirci mentre giochiamo. Il mio assist per David [Alaba] è un esempio di come per me gli assist siano importanti esattamente come un gol. Eravamo due contro uno, l’ho notato con un angolo dell’occhio e ho capito cosa dovevo fare».

A differenza del gol, l’assist e la sua importanza hanno preso ad avere una centralità nel discorso calcistico in un periodo relativamente recente. In un vecchio thread di Reddit, ci si interrogava appunto su quanto tempo sia passato dal momento in cui si è preso a parlare con una certa insistenza e importanza delle assistenze nel gioco del calcio. Come appare evidente dalla pagina Wikipedia dedicata alla particolare statistica, agli assist non è stata dedicata alcuna reale importanza per tutto il ventesimo secolo, ma iniziano ad acquisire rilevanza soltanto a partire dagli anni ’90. È con il Mondiale del 1986 che la Fifa comincia a lavorare con un particolare gruppo di studio che tiene nota, in via non ufficiale, delle statistiche relative agli assist: in questa prima fase vengono considerati anche i falli subiti che portano alla realizzazione di un calcio di rigore o calcio piazzato.

 (Julian Finney/Getty Images)
Threesome di gol & assist: Kane, Eriksen, e l’intruso Dier (Julian Finney/Getty Images)

 

Nonostante possa sembrare superfluo sottolineare l’importanza dell’assist oggi – un periodo in cui si parla di key passes e statistiche avanzate –, continua a essere affascinante, di un’azione, il capitolo precedente a quello conclusivo: prima ancora che la finalizzazione, l’assist che la innesca. Negli scorsi anni, sulle pagine del New Yorker, Dan Altman si interrogava sulla reale importanza dell’assist nel calcio contemporaneo, suggerendo come l’incidenza di tale statistica fosse, tutto sommato, sovrastimata. Si potrebbe obiettare, infatti, che la qualità di un passaggio venga in realtà resa capitale dalla capacità di un attaccante di convertire in gol il pallone che arriva in una data zona di campo. Insomma, l’assist potrebbe apparire, in certi casi, un evento che solo in maniera randomica assume reale importanza. Ma se si tiene conto di alcuni dati, come ad esempio quello che nel 2012 voleva il 66% delle reti realizzate in Liga provenire da un un assist ben servito, possiamo ancora comprendere la centralità di un gesto tutt’altro che secondario. Mi è sembrato quindi giusto fare un punto sulle migliori coppie assist+gol dei 5 maggiori campionati europei, andando a cercare i protagonisti e le tipologie di gioco dei protagonisti.

 

Le migliori coppie in Europa

Il Borussia Dortmund di Tuchel ha iniziato la stagione rinforzando ulteriormente un attacco che già lo scorso anno era stato il migliore della Bundesliga. I gialloneri sono bravi a sovraccaricare il centro del campo, lasciando spazio e libertà a Dembélé e Reus o Pulisic, di agire negli spazi interni o allargarsi a piacimento. Non è un caso che le recenti difficoltà del Borussia siano arrivate quando il diciannovenne francese è mancato o ha dovuto rifiatare (come nella gara contro l’Herta Berlino). Nel calcio ipercinetico di Tuchel, Dembélé è un tornado che salta sempre l’uomo, ingaggia con facilità gli 1 contro 1 e assiste i compagni. Sono già 9 gli assist in stagione, 7 dei quali (primato in Europa) hanno portato al gol Aubameyang. Un esempio perfetto di una coppia che parla la stessa lingua calcistica allo stesso ritmo e dinamicità, è rappresentato dalla rete della vittoria contro il Red Bull Lipsia. Un rilancio difensivo che Dembélé controlla con il sinistro morbido e accogliente, un tocco di destro per lanciarsi alle spalle dei difensori avversari ed un cross perfetto per la testa dell’unico giocatore che ne è riuscito a seguire la corsa.

Il tutto a velocità supersonica

Sempre in Germania è da tenere in considerazione la doppia combinazione che può portare in rete Timo Werner. Nel 4-2-2-2 di Hasenhüttl lo scopo è il recupero più rapido possibile del pallone, ma anche la sua susseguente risalita verso la porta avversaria. Le combinazioni più redditizie vedono protagonisti Forsberg e Keita (4 assist a testa per i gol di Werner): lo svedese in particolare è fondamentale, agendo tra le linee avversarie riesce a farsi trovare sempre alle spalle dei centrocampisti. In aggiunta c’è una facilità incredibile nel servire in verticale Werner che, isolato sull’esterno, si muove verso l’intero e riesce, con la rapidità che lo contraddistingue, ad accogliere l’assistenza mezzo metro dietro i difensori. Keita, invece, ha libertà di muoversi sia in verticale che in orizzontale nella zona centrale del campo. Grazie all’abilità nel saltare l’uomo (con 3,1 dribbling riusciti di media, è il giocatore più impattante del Lipsia), riesce spesso a trovarsi con corridoi aperti per servire i compagni. Un discorso a parte merita la cooperativa Bayern Monaco, dove Robben, Müller e Ribery mettono insieme 11 assistenze totali, ripartite tra i tre, per il totemico Lewandowski.

Werner attacco lo spazio partendo da sinistra, Forsberg trova il corridoio giusto

Nelle 54 reti realizzate dal Torino di Sinisa Mihajlovic, una grossa fetta di incidenza sta avendo il lavoro di Ljajic in coabitazione con Belotti. Sono già 6 le reti realizzate dal Gallo grazie al supporto dal talento di Novi Pazar. C’è grande eterogeneità nel lavoro del serbo: può servire Belotti da calcio piazzato grazie alla precisione di calcio, come accaduto in casa contro il Palermo due volte o in trasferta ad Empoli. Ma Ljajic può anche lavorare partendo esternamente, come contro il Crotone dove, accentrandosi da sinistra in transizione, ha premiato il taglio a incrociare di Belotti per la rete dello 0 a 2.

Diverso è il discorso Inter. Nel nuovo modello tattico di Stefano Pioli, quello che Alfonso Fasano su queste pagine definiva «deradicalizzato» rispetto alla gestione de Boer, è la coesione tra le due catene di fascia, il creatore di gioco centrale (principalmente Banega) e un finalizzatore unico come Icardi a fare la differenza. Proprio l’argentino è quello maggiormente coinvolto nelle costruzioni “in coppia” prese in analisi. Icardi è fondamentale sia come realizzatore (8 reti arrivate da assistenze di Candreva o Banega, 4 rispettivamente), che come assist-man: 8 assist totali in stagione, di cui 4 per servire Perisic. Icardi è fondamentale per la capacità di effettuare il movimento incontro al pallone con susseguente attacco della profondità: anche in situazioni in cui le difese avversarie sono schierate, l’argentino può diventare letale per capacità di difesa della palla, controllo e appoggio immediato sul movimento dell’esterno.

L’arte del 9 completo: interpreta Mauro Icardi

In Premier ci sono due costanti. La prima è rappresentata dal rapporto quasi osmotico tra Mesut Özil e Alexis Sánchez (4 gli assist del tedesco per il cileno): sono ormai tre anni che i due giocano a parlare una lingua che conoscono soltanto loro, un po’ come per Bolasie e Lukaku (4 anche le assistenze dell’ex Qpr per il belga), ma è un idioma fatto di reciproco percepirsi. L’altra, tuttavia diversa, riguarda Christian Eriksen: il centrocampista danese è un elemento di unicità nel calcio di Pochettino. Utilizzato all’inizio dell’anno in una posizione più profonda, al fianco di Wanyama nel 4-2-3-1 delle prime gare, è con l’adozione di un 3-4-2-1 e l’avanzamento di Eriksen con Alli alle spalle di Keane che l’annata degli Spurs ha ripreso a viaggiare al meglio. La leggerezza di calcio del numero 23 aiuta ad assistere in compagni sia sui calci piazzati che in situazione di palla scoperta. Eriksen distribuisce gli assist in maniera scientifica: 5 per Kane, 3 per Alli (lo scorso anno target preferito dei palloni del danese) e 3 per Son, quando quest’ultimo viene impiegato da falso nove per dare respiro a Kane.

La potenza offensiva del Tottenham

In Spagna il maggior numero di realizzazioni in sinergia vede due differenti approcci. Quello madridista nasce e prolifera sostanzialmente nella tranquillità con cui Kroos calcia i piazzati perfettamente al centro dell’area: in questi casi il target non può che essere la testa o il piede di Sergio Ramos. Come in una simbolica allegoria, il Barcellona di Luis Enrique differisce dai rivali madridisti per una combinazione sempre più stretta tra i tre giocatori offensivi. La ditta di Messi, Suárez e Neymar riesce a costruire e ripartire in maniera organica la quantità di assist e reti: sono 4 a testa in ognuna delle tre possibili combinazioni.

Non è inusuale vedere i tre giocatori offensivi del Barcellona lavorare centralmente, con Suárez vertice alto di un triangolo che serve ad attrarre gli avversari: una volta che Neymar è libero di scatenare la corsa esternamente, viene servito da Messi in profondità. Arrivato sul fondo, il brasiliano sa che al centro dell’area troverà sicuramente Suárez e uno dei centrocampisti che ha attaccato lo spazio (Rakitic o André Gomes), con la terza opzione di un pallone arretrato per l’arrivo di Messi a rimorchio. Il gioco è quasi sempre molto semplice.