Cos’è la “Tinderization” in Nba

di Redazione Undici 23 Marzo 2017 alle 12:58

Tra i record della stagione in corso della Nba – in primis quello sempre più probabile di Russell Westbrook, vicino a chiudere la regular season con una tripla doppia di media – ce n’è uno che riguarda il fattore campo: mai, come quest’anno, la percentuale di vittorie delle squadre di casa è stata così bassa, pari al 57,4%. Un dato molto inferiore se comparato a quello della stagione 1987/88, quando le vittorie interne accadevano il 67,9% delle volte. Si può credere che oggi giocare in trasferta sia più agevole, magari con un’organizzazione migliore del calendario Nba. Ma in realtà si giocano sempre 82 partite di regular season a distanza ravvicinata; le trasferte lunghe ed estenuanti sono sempre frequenti; si continua a giocare in back-to-back, anche e soprattutto in trasferta; permangono i lunghi periodi passati lontano da casa, come dimostra il consueto Rodeo Trip degli Spurs (anche se, spesso, ha fatto la fortuna della franchigia di San Antonio).

In un pezzo su Espn, Tom Haberstroh ha parlato con giocatori, allenatori, preparatori e dirigenti della lega per scoprire il perché. Non c’è nessuna ragione riconducibile a quanto accade sul parquet, come arbitri meno propensi ad avvantaggiare le squadre di casa o un pubblico più tiepido: il motivo è strettamente extra campo, scrive Haberstroh, e riguarda il proliferare di social e app che facilitano gli incontri occasionali dei giocatori. Un general manager della Nba ha parlato di “Tinderization”, dal nome dell’app di dating Tinder: «Oggi non c’è più bisogno di passare la notte nei locali». Un ex All-Star conferma, svelando che l’app preferita dai giocatori per gli incontri è Instagram: «È finita l’era delle lunghe chiacchierate, delle lunghe serate nei club, delle cene fuori». Accade, perciò, questo: anziché stare fuori la notte, si combina l’incontro direttamente in hotel. In questo modo, i giocatori hanno maggior tempo di dormire ed essere così maggiormente riposati in vista della partita.

LAS VEGAS, NV - JULY 17: (Back row L-R) NBA players and 2016 USA Basketball Men's National Team members DeAndre Jordan, Kevin Durant, Demar DeRozan, Carmelo Anthony and DeMarcus Cousins, (Front row L-R) Director of Domestic Marketing Encore Beach Club and Surrender Nightclub Jai Shaun White, Christian Vasquez, NBA players and 2016 USA Basketball Men's National Team members Draymond Green, Kyle Lowry and Haute Living CEO and Publisher Kamal Hotchchandani attend the Team USA welcome dinner hosted by Carmelo Anthony at Lakeside at Wynn Las Vegas on July 17, 2016 in Las Vegas, Nevada. (Photo by Bryan Steffy/Getty Images for Haute Living)

Giocatori Nba, tra cui DeAndre Jordan, Kevin Durant, Demar DeRozan, Carmelo Anthony e DeMarcus Cousins, a una cena a Las Vegas, prima della partenza per le Olimpiadi brasiliane

Questo ha a che fare con una visione più responsabile da parte dei giocatori verso se stessi e la loro professione. George Karl, leggendario coach Nba, spiega che i cestisti di oggi «prendono più seriamente il loro lavoro, mentre a fine anni Settanta e nel corso degli anni Ottanta si assisteva all’apoteosi di abuso di alcol e stupefacenti». Si beve di meno, si sta più attenti alla propria forma fisica, il corpo ne risente in meglio anche sul parquet. Tesi confermata dal giocatore di Orlando D. J. Augustin: «I giocatori sono molto più attenti: prendersi cura di se stessi è diventata la cosa più importante».

C’è, infine, anche un altro dettaglio che consiglia i giocatori a rimanere il più possibile in hotel, evitando lunghe serate fuori. Le vite dei professionisti Nba sono inevitabilmente al centro dell’attenzione, e uno scatto scomodo farebbe il giro del web in pochi minuti. Come affermato da un allenatore: «I giocatori non vanno più nei club, comportandosi come degli imbecilli. Verrebbero presi in giro e accusati dai media se foto di questo tipo venissero diffuse». In passato, il rischio era minore. Nel 1993, alla vigilia della gara 2 delle finali di Conference tra New York Knicks e Chicago Bulls, Michael Jordan fu visto giocare d’azzardo ad Atlantic City, e uscirne alle 2.30 di notte. «Erano appena le 11 di sera quando sono andato via», si difese Jordan. Non c’era Instagram o Twitter a fotografare la realtà e segnalare l’orario corretto. Perciò, oggi, il consiglio per i giocatori è questo: You cannot get framed if you’re not in the frame, ovvero non puoi essere inquadrato se non sei nella cornice. La “Tinderization” è il rifugio dalla cornice, la garanzia massima di discrezione.

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