A caccia di conferme

Da Donnarumma a Rüdiger, chi sono i giocatori alla seconda stagione in Serie A maggiormente migliorati?

Secondo un vecchio adagio dello sport, ma più in generale della vita, ottenere risultati o vincere una competizione è sempre difficile, ma ripetersi lo è ancora di più. Questo è generalmente dovuto ad un fisiologico rilassamento al raggiungimento di un determinato obiettivo, ma nello sport può essere causato anche da variabili extra-motivazionali, come un infortunio, il cambio di squadra, di allenatore o di posizionamento in campo. Gli esempi recenti più lampanti di calciatori che hanno tradito le attese alla seconda stagione in Serie A sono stati Valdifiori, eccelso direttore d’orchestra nell’Empoli di Sarri, ma quasi mai entrato nelle rotazioni nel Napoli dello stesso tecnico toscano, e Iturbe, capace di far scatenare un’asta fra Roma e Juventus per l’acquisizione del suo cartellino dopo l’ottima stagione di Verona e assolutamente deludente – eufemismo – l’anno successivo nella Capitale. Chi, nella Serie A di oggi, sta disputando una seconda stagione tale da meritarsi le dovute attenzioni? Una selezione, evitando di prendere in considerazione i giocatori prossimi od oltre la trentina (Bacca, Khedira, Mandzukić, Kalinić, Dzeko, etc.).

Seconda stagione da fenomeno: Gianluigi “Gigio” Donnarumma

La semplice circostanza che le bacheche dei social network si stiano riempiendo di sondaggi e analisi, comparate sul rendimento attuale del portiere del Milan rispetto a quello di Buffon alla medesima età, è una cartina tornasole di come si sta dipanando la stagione di Donnarumma: quella, è sempre opportuno ricordarlo, a cavallo del compimento della maggiore età. La stagione 2016/17 è un susseguirsi di prestazioni fuori dalla norma e record che dureranno per parecchio tempo. Il rigore parato al 94’ minuto della prima di campionato a Belotti, ad esempio, oltre a garantire due punti in più in classifica ai rossoneri, è il primo parato da un minorenne nella storia della Serie A.

Il rigore parato a Belotti

In attesa di capire se diventerà il sostituto di Buffon anche in maglia bianconera oltre che con quella della Nazionale, contro i pluricampioni della Juventus Donnarumma sembra avere un vero e proprio conto aperto: la straordinaria prestazione di Torino di marzo è l’apice di un crescendo iniziato all’ultimo secondo della partita di ottobre su Khedira e proseguito a dicembre col rigore parato nella finale di Supercoppa a Dybala. Attualmente Donnarumma sfiora, senza raggiungerla, la quota psicologica di un gol subìto a partita (36 palloni raccolti in fondo al sacco in 32 presenze stagionali), ma con 3,9 parate ogni 90 minuti è terzo a un decimale dai colleghi Skorupski e Cordaz nella classifica dei portieri – con minutaggio oltre il 50% del totale – con più parate all’attivo.

Seconda stagione da futuribile crack: Sergej Milinković-Savić

La parabola prestazionale che il centrocampista serbo sta esibendo dal suo arrivo in Italia assomiglia molto al diagramma del moto uniformemente accelerato: a una prima stagione poco più che sufficiente con 3 gol in 35 presenze totali, ne sta seguendo una seconda a tratti abbagliante, con numero di gol totali già raddoppiato e con la Lazio pienamente in corsa per un posto in Europa League e favorita per l’accesso alla finale di Coppa Italia. Dotato di una fisicità importante (con 1,91 metri di altezza è uno dei giocatori di movimento più alti del campionato), è in grado di coprire con costrutto praticamente ogni zona del campo.

Senza titolo

E Simone Inzaghi è stato bravissimo, attorno a questa fisicità, a costruire una situazione di gioco all’apparenza molto basica, ma in realtà particolarmente pericolosa per gli avversari. Lo schema “palla lunga e spiovente – sponda di testa di Milinković-Savić – inserimento di Immobile” è molto adottato per creare situazioni “sporche” ai limiti dell’area di rigore avversaria.

La stagione 2016/17 racconta di una discreta tecnica individuale, anche se i passaggi chiave e le opportunità create non sono tantissime: questo limite è figlio di una precisione nei passaggi ancora sui livelli della scorsa stagione e, ad esempio, di dieci punti percentuali inferiore a quella del compagno di squadra Parolo. I gol di testa in terzo tempo contro il Pescara e l’Atalanta lo fanno sembrare un cestista, come la madre Milana, all’attacco del ferro avversario.

Una delle partite più positive del serbo è stata senza dubbio il derby nell’andata della semifinale di Coppa Italia aperta da un suo gol: al di là dell’importanza della partita, probabilmente la più notevole giocata fino a questo momento nel corso della sua giovane carriera, Sergej sembra non tremare quando l’ambiente è particolarmente caldo: non può essere un caso se il suo unico gol in campionato della scorsa stagione è stato realizzato, peraltro dopo un’azione personale pazzesca per caparbietà, coordinazione e controllo del corpo, nella trasferta di Firenze, durante la quale è stato sonoramente fischiato dal pubblico di casa per la querelle Fiorentina-Lazio al momento del suo trasferimento in Italia.

Seconda stagione da piacevole sorpresa: Lorenzo Pellegrini

La deludente annata del Sassuolo affonda principalmente le sue radici in una serie ininterrotta di infortuni, nella logorante esperienza in Europa League e nell’impossibilità di ripetere a breve termine un campionato da 61 punti. Molte partite dei neroverdi, però, hanno messo in luce un interessante ventenne: gli highlights personali di Lorenzo Pellegrini assomigliano molto ai primi passi di un talento che sarà sicuro protagonista dei prossimi anni.

Capita, a volte, che i numeri, o per lo meno alcuni numeri, non rendano effettiva giustizia alla forza di un giocatore: il giovane Lorenzo si può inserire in questa categoria di atleta. Pur essendo dotato di una mirabile tecnica di base, Pellegrini è solamente il quinto centrocampista del Sassuolo per pass accuracy dietro a Sensi, Biondini, Magnanelli e Mazzitelli e addirittura ultimo fra gli 8 centrocampisti neroverdi per duelli vinti – dato preoccupante per un ragazzo(ne) di 1,86 mt. per 82 kg.

Tuttavia sono altri numeri, i 6 gol (5 in campionato e 1 in Europa League) e le 26 chance create nelle due competizioni, che lo rendono uno dei giocatori più interessanti del panorama italiano: schierabile indifferentemente mezz’ala o trequartista, Pellegrini rischia di trasformarsi ben presto in una delle colonne del centrocampo della nazionale maggiore italiana. Nello straordinario gol contro il Milan a San Siro c’è buona parte del campionario che il procuratore di un centrocampista moderno estrae dalla propria valigetta quando si siede alla scrivania di un direttore sportivo: intuizione della giocata, precisione nel passaggio al compagno, attacco dello spazio, controllo correttamente orientato, dribbling con l’esterno del piede, freddezza e precisione sotto porta. In una partita folle – col Milan che ribalta il risultato da 1-3 a 4-3 – i rari momenti di pura lucidità calcistica li mostra Pellegrini, col gol e l’assist per Acerbi nello spazio di un minuto.

Il gol contro il Milan

Davvero curioso notare come in un’altra incredibile sconfitta del Sassuolo per 4-3 in trasferta a Cagliari, Pellegrini sia sempre protagonista, ma questa volta suo malgrado, anche nel male: due minuti dopo una grande realizzazione personale, un incomprensibile intervento a centrocampo lascia i compagni in inferiorità numerica, che risulterà poi decisiva ai fini del risultato. L’analisi caratteriale che ci suggerisce il profilo Facebook di Lorenzo è quella di un ragazzo molto concentrato sul lavoro, con parecchie foto scattate sul campo di allenamento e un’asciutta cronaca degli impegni ufficiali e degli allenamenti. Solo il 6 febbraio, dopo questo gol al Ferraris contro il Genoa, Pellegrini dribbla momentaneamente la modestia e rivendica di essere «l’unico centrocampista ad aver segnato su rigore, di testa, da fuori area, di destro e di sinistro!».

Questo gol in nazionale Under 21 contro la Polonia sintetizza l’abilità nel calciare anche con il piede sinistro e l’assoluta impavidità nel tentare giocate difficili. Nel contesto di una Serie A in cui le “grandi” sono più propense ad investire sui giovani italiani – l’altro ieri si lesinava il milioncino in più sulla quotazione del nemmeno ventenne Verratti, oggi i ventiduenni Caldara e Gagliardini vengono valutati il doppio o il triplo – il diritto di recompra che la Roma sembra essersi riservata sul cartellino è solo una delle possibilità per Pellegrini di approdare in una squadra di vertice.

Seconda stagione da uomo mercato: Antonio Rüdiger

L’impacciato difensore in maglia bianca che non riesce né a controllare il pallone né a scaraventarlo in tribuna su questa “sciabolata disperata” del Torino, agevolando Maxi Lopez che poi si guadagna un rigore decisivo, è Antonio Rüdiger.

Seppur di brevissima entità temporale, il passaggio dal penultimo pacchetto centrale difensivo della Roma realmente competitivo (Benatia-Castan), all’ultimo (Manolas-Fazio-Rüdiger) è un vortice che ha coinvolto, bruciato e rigettato un numero considerevole di calciatori: Astori, Yanga-Mbiwa, Romagnoli, Spolli, Gyomber, Zukanović. Pure Antonio Rüdiger ha rischiato seriamente di esserne fagocitato, riuscendo invece con prestazioni sempre più convincenti a guadagnarsi la titolarità del posto e la convocazione per gli Europei 2016, saltati per la rottura del legamento crociato del ginocchio destro.

Questa sua seconda stagione di Serie A – in cui ha saltato la preparazione coi compagni, le prime 9 giornate di campionato e le prime 3 partite di Europa League – ne sta rilanciando le ambizioni di pilastro difensivo di una squadra da primi tre posti di uno qualsiasi dei cinque campionati top in Europa. Il suo fisico longilineo (1,90 metri per 85 kg) ne dovrebbe limitare la velocità di base ma, ad esempio, in questo duello ad alte frequenze con l’incubo di ogni laterale destro del campionato italiano, Alex Sandro, dopo aver perso qualche centimetro sui primissimi appoggi, Rudiger riesce a recuperare e mettere la palla in angolo, con una scivolata pulita.

Un’altra capacità notevole è quella di mantenere concentrazione e coordinazione del corpo anche in duelli prolungati e saperli portare su terreni più congeniali alle sue caratteristiche: qui contro il laziale Keita, sapendo di essere più lento e di avere campo abbastanza libero alle spalle, tenta l’anticipo due volte per non far girare l’avversario e prima di essere puntato dal senegalese, lo ferma con un tackle ben assestato. Talvolta la sua polivalenza da terzino prende possesso del suo corpaccione, spingendolo in solitarie cavalcate di decine di metri: qui, dopo aver brillantemente tolto la palla a Perisić, salta Kondogbia e si esibisce in una prolungata transizione offensiva, fino a ricordarci, con un calcione a casaccio, al pallone il motivo per cui il suo vero mestiere è quello del centrale. Tuttavia, lasciato libero di pensare e di prendere la mira, in qualche caso mostra un’insospettabile precisione nei passaggi.

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Pur essendo, a volte anche nettamente, il peggiore dei tre centrali titolari della Roma 2016/17 in ogni statistica difensiva sopra riportata, la giovane età, una discreta esperienza internazionale e doti fisiche non comuni – ivi compresa la capacità di recuperare molto bene dalla rottura del legamento crociato – lo rendono appetibile per le grandi squadre europee.

Seconda stagione a rischio retrocessione (anche personale): Diego Falcinelli

Contrariamente a Lorenzo Pellegrini che ha raggiunto Sassuolo per maturare esperienza, Diego Falcinelli, vistosi scavalcare da Defrel e Matri nella gerarchia di Di Francesco come unico centravanti schierabile nel suo 4-3-3, ha deciso di intraprendere il lungo viaggio dall’Emilia a Crotone. La prima storica stagione in Serie A dei calabresi è per certi versi assurda: le statistiche raccontano che, se le partite finissero all’80esimo minuto, la squadra di Nicola stazionerebbe a metà classifica, mentre nella realtà delle cose i calabresi non sono mai stati realmente vicini alla salvezza. Il capocannoniere della squadra è Diego Falcinelli, in prestito dal Sassuolo dove ha giocato la prima stagione in Serie A, con 3 gol in 25 partite. La sua prodezza balistica grazie alla quale il Crotone saccheggia il Bentegodi sponda Chievo alimenta la fiammella della speranza in una corsa salvezza fino a qualche tempo fa insperata.

La rete della vittoria del Bentegodi

Quest’anno i 9 gol in 28 presenze in campionato non sarebbero nemmeno un bottino disprezzabile, ma se escludiamo la straordinaria partita casalinga contro l’Empoli, restano nel carniere 6 gol in 27 partite. Premesso che paragonare l’attaccante del Crotone col giocatore maggiormente migliorato nel corso della stagione sportiva (Belotti) è ingeneroso poiché nessuno, nemmeno il calciatore e il Sassuolo, si aspettano che Falcinelli diventi il centravanti della Nazionale, le cifre che seguono sono indicative per verificare dove e come Diego può migliorare. Falcinelli converte in rete solamente il 15,4% delle conclusioni, Belotti il doppio (31%); l’attaccante umbro vince 13 tackle su 55 tentati (24%) e il 21% dei duelli aerei, l’overperforming stagionale del Gallo lo svernicia rispettivamente col 28% ed il 40% nelle rispettive categorie.

Probabilmente i 15 gol in 42 partite nel Perugia in Serie B hanno sovrastimato le possibilità di Falcinelli, ma senza scomodare un attaccante arrivato in serie A a 30 anni come Hubner, può giovare ricordare che giocatori come Luca Toni ed Enrico Chiesa a 25 anni, gli stessi di Falcinelli oggi, entrambi alla seconda stagione nella massima divisione, realizzarono 14 gol ed erano ancora ai margini di copertura dei radar delle grandi squadre.