Tre cose dopo Monaco-Juventus

Gli uomini giusti al posto giusto; il gol dell'1-0 come armonia visiva e identitaria; il numero uno più forte del mondo.
di Redazione Undici 04 Maggio 2017 alle 11:25

Migliorare una squadra vincente

La vittoria della Juventus al Louis II porta la firma di due giocatori: Dani Alves e Gonzalo Higuaín. Vale a dire, due giocatori acquistati in estate proprio per serate come questa: uno per la sua esperienza ad alti livelli e per l’abitudine a vincere maturata con il Barcellona, l’altro per mettere a segno i gol “pesanti”. Era difficile trovare profili giusti che potessero migliorare una squadra già vincente, almeno in Italia: non solo l’obiettivo è stato raggiunto, ma ha avuto la sua più alta dimostrazione nel momento cruciale della stagione.

L’accorgimento di Massimiliano Allegri di schierare Barzagli accanto a Bonucci e Chiellini, componendo di fatto una difesa a tre, ha avuto l’effetto di far scalare in avanti Dani Alves. La ratio della soluzione del tecnico era quella di avere sempre la superiorità numerica in difesa contro Falcao e Mbappé. In realtà ha pagato doppi dividendi: perché Alves è stato il giocatore che ha mandato in crisi la catena di sinistra del Monaco, oltretutto orfana di Mendy. L’assenza del terzino titolare è stata deleteria per i monegaschi: da quella parte, Sidibé e Lemar sono stati a dir poco inefficienti (undici tackle complessivi, tutti persi). La prestazione di Dani Alves va ben oltre i due assist per il Pipita: in questa Champions il brasiliano è il giocatore che ha creato più occasioni, 27.

L’altro uomo partita è ovviamente Gonzalo Higuaín, che in Champions aveva segnato già tre gol, ma tutti nella fase a gironi. Non è eresia dire che l’argentino, nella doppia sfida contro il Barcellona, era stato tra i più deludenti: del resto, alla vigilia si discuteva dell’impatto del Pipita nelle serate di Champions a eliminazione diretta, abbastanza nullo fino alla gara contro il Monaco (L’Équipe si era lanciata in un gioco di parole “Gonzlatan”, per rimarcare la comune difficoltà di Higuaín e Ibrahimovic di incidere in Champions). Nelle precedenti 24 partite del torneo a eliminazione diretta, l’argentino aveva segnato appena due gol (l’ultimo addirittura nell’aprile 2013), stesso numero, appunto, di quelli realizzati al Monaco. C’è di più: in un contesto di squadra meno Higuaín-centrico di quanto avveniva a Napoli, il Pipita ha già raggiunto quota 31 reti stagionali. Qualità e quantità.

Un gol di squadra

Il primo gol di Higuaín è un capolavoro di squadra, perché arriva dopo nove passaggi di fila: la Juventus risale il campo da Buffon con straordinaria qualità, eludendo il pressing alto, anche se un po’ sfilacciato, degli avversari. La qualità sta nel fatto che nello sviluppo dell’azione si contano ben due colpi di tacco (il primo di Dybala, il secondo è l’assist di Dani Alves), ma anche nella capacità dei giocatori bianconeri di muoversi tra le linee, facendo allungare il Monaco e trovando, perciò, lo spazio per far male.

 

Un Pallone d’Oro tra i pali

Gigi Buffon dice che il Pallone d’Oro non rientra tra le sue priorità, ma, dopo il secondo posto del 2006, questo potrebbe essere il suo anno, Ronaldo permettendo (forse uno scontro viso a viso scioglierà il rebus…). Non si tratterebbe, come è stato suggerito in passato per altri giocatori, di un Pallone d’Oro alla carriera: a 39 anni, il portiere della Juventus e della Nazionale sta vivendo un momento superlativo e, probabilmente, è ancora il migliore interprete del suo ruolo al mondo. Mettiamoci pure una parata su Germain che ricorda quella su Zidane nella finale dei Mondiali 2006…

 

L’ultima volta che Buffon ha incassato una rete in Champions, Barack Obama era ancora presidente degli Stati Uniti: era il 22 novembre, vittoria per 3-1 a Siviglia. Da allora sono passati 621 minuti di imbattibilità, la quarta miglior striscia nella storia della Champions: Dida nel 2004/05 è raggiungibile (è distante appena due minuti), più su c’è l’Ajax 1995/96 con 658 minuti, il Chelsea 2007/08 con 686, l’Arsenal 2005/06 con 995. C’è un altro dato spaventoso: in cento partite di Champions League, Buffon ha mantenuto la porta inviolata 60 volte.

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