La Juventus del futuro

Dove e in cosa potrebbero migliorare i bianconeri, per ultimare il loro processo di crescita.

La strada imboccata è quella giusta. Ma la finale di Champions League ci ha raccontato, anche in maniera fin troppo brutale, come la Juventus ancora non sia giunta al traguardo. Se discutere il reale divario tra la formazione di Massimiliano Allegri e i 12 volte campioni d’Europa del Real Madrid è un esercizio che lascia il tempo che trova, risulta più pertinente capire quali siano i margini di miglioramento dei bianconeri e dove intervenire per poter ritentare l’assalto alla Champions League.

Dopo la rovinosa sconfitta di Firenze in campionato del 15 gennaio la Juventus ha rischiato di deragliare, ma Allegri dalla domenica successiva l’ha rimessa in carreggiata orientando la squadra sul proprio punto di forza, l’attacco: un elemento offensivo al posto di un difensore, due esterni per lato e via di 4-4-2. Con un Pjanic finalmente centrale nella costruzione del gioco, un’occupazione degli spazi più omogenea e una maggior ampiezza, la risalita del pallone si è fatta quasi naturale, conferendo alla rosa una fisionomia più “europea”.

Già nella prima partita con il 4-4-2 è stato possibile tastare i benefici del nuovo sistema. Cambio di lato di Mandzukic per Lichtsteiner, che la passa a Cuadrado e gli apre lo spazio per il cross da cui origina il gol di Higuain

Per non intaccare la qualità della fase difensiva, la via intrapresa per mantenere la squadra corta ha condotto allo schiacciamento di attacco e centrocampo sulla difesa. Un atteggiamento, complice la scarsa predisposizione degli avanti a portare pressione a palla persa come sull’inizio azione avversaria, per certi versi inevitabile, che ha messo a nudo tuttavia le carenze strutturali nelle transizioni a livello di passo, spaziature e decision making.

Nei ritorno dei quarti di Champions a Barcellona, i campioni d’Italia hanno 3 potenziali occasioni in ripartenza per archiviare la qualificazione: prima Bonucci si chiude il campo cercando Dybala e ignorando lo scatto di Cuadrado, poi Higuain e Dybala compiono lo stesso movimento, infine il Pipita, anziché scaricare sul 21, chiede un complicato triangolo a Pjanic. Nonostante l’intervento di Busquets, la palla torna al classe ’87, il quale però calcia a lato

Un paradosso, quello di difendere bassi senza poter contare su un contropiede credibile, che contro il Madrid si è trasformato in un corto circuito: per non abbassarsi eccessivamente e dover risalire 40-50 metri di campo, le punte hanno provato a rimanere alte. Ma così facendo le distanze si sono ampliate, il centrocampo ha patito l’inferiorità numerica e gli uomini di Zidane hanno banchettato nelle voragini che si sono aperte alle spalle e ai lati della linea mediana. La Juve che verrà dovrà giocoforza crescere nell’attacco degli spazi lunghi e accettare la dilatazione dei reparti senza affievolire il proprio potenziale in sfide ad eliminazione diretta che si giocano a intensità massimali per tutti i 90 minuti.

 Il Real approfitta degli spazi concessi dai bianconeri per andare agevolmente sul lato debole

Il Real approfitta degli spazi concessi dai bianconeri per andare agevolmente sul lato debole

Dato che né Higuain né Dybala per caratteristiche sono in possesso di quell’allungo e quella fisicità necessaria per ribaltare il campo o dare profondità, per far sì che possano muoversi nell’ultimo terzo e concentrarsi principalmente sulla rifinitura e finalizzazione dell’azione, è auspicabile l’innesto di un’ala in grado di accentrare il gioco e consentire al pallone di correre anche sul lato sinistro. Per delineare il profilo ideale ci si può muovere in due direzioni: un esterno classico da binario, rapido, abile a creare superiorità numerica, attaccare lo spazio alle spalle del terzino e condurre le ripartenze – che nel caso non sia in grado di sobbarcarsi la mole di lavoro in fase difensiva potrebbe essere favorito dal passaggio al 4-3-2-1 con una mezzala in più in copertura e Dybala decentrato sul centro destra – oppure un’ala tattica (ergo non necessariamente un uomo di fascia) meno dotata a livello atletico, ma più prestante fisicamente e accorta nella gestione dei tempi di gioco, che aumenti il controllo della sfera e le soluzioni di passaggio, magari alzandosi dietro la mediana avversaria per dettare un filtrante.

La componente fisica è un tasto su cui vale la pena battere, in quanto Allegri si è convinto ad allargare Mandzukic perché il mismatch in termini di centimetri sul terzino di riferimento gli garantisce una sponda amica su cui appoggiarsi con i lanci, sopperendo così al deficit nei duelli aerei di Higuain (appena 0,52 quelli vinti nell’ultima Champions, contro gli 1,72 dello stesso croato e i 2,46 di Morata nell’edizione 2015/16).

Se il pallone non rientra nella propria disponibilità, il numero 9 non va neppure a disturbare il saltatore

Una scelta da ponderare con attenzione poiché, più che il valore assoluto, la dirigenza dovrà privilegiare la funzionalità dei possibili arrivi in rapporto ai pregi e ai difetti delle punte. Le quali in fase di possesso sono costrette (la Joya in particolare) a scendere sulla linea mediana anche per aiutare il terzetto difensivo Barzagli-Bonucci-Chiellini a far uscire il pallone da dietro. Sotto questo aspetto occorre interrogarsi sulla futuribilità della BBC, sia a livello anagrafico (Barzagli ha compiuto 36 anni, Bonucci 30 e Chiellini va per i 33) sia a livello tecnico. Perché in un calcio sempre più universale nell’interpretazione dei ruoli, in cui pure attacco e retroguardia sono chiamati a giocare la palla, schierare degli specialisti nella tattica individuale, restii però ad alzare la linea e in imbarazzo nel trattare la sfera sotto pressione (vedi Barzagli e Chiellini), appare una deriva reazionaria.

E opporsi a quest’inerzia, che ormai da qualche anno nelle sfide ad eliminazione diretta vede prevalere chi gioca per il gol in più piuttosto che per il clean sheet, risultati alla mano non paga. La BBC ha costituito la pietra angolare di questo ciclo da 6 scudetti e 3 coppe Italia, ma per compiere un ulteriore passo in avanti occorre affiancare ai tre senatori elementi inevitabilmente meno dotati nella difesa posizionale, ma più propensi a difendere nel lungo, rompere la linea e palleggiare, così da sgravare gli altri reparti in entrambe le fasi. E allinearsi quindi al trend contemporaneo, secondo cui si può attuare una buona fase di non possesso anche con dei difensori autosufficienti o, perché no, con dei giocatori offensivi, purché siano in grado di aggredire il portatore a palla persa o su situazione di palla coperta, salvo poi scappare su palla scoperta.

Un’ipotetica cessione di Bonucci, per quanto dolorosa, porterebbe in dote una cifra che difficilmente Marotta, vista l’età dell’ex Bari, potrebbe guadagnare nelle prossime sessioni di mercato (si parla di un’offerta da 55 milioni del Chelsea). Pure lo stesso Alex Sandro è ricercato dai club più ricchi d’Europa, ma più che vendere il 26enne brasiliano, una delle pochissime eccellenze nel suo ruolo, bisogna considerare che la Juve, in caso di partenza del centrale azzurro, si ritroverebbe già in casa il sostituto: Rugani, più a suo agio dei compagni nel difendere in avanti e coprire la profondità.


Rugani, che in questa stagione ha risposto presente quando è stato chiamato in causa, si è confermato aggressivo e pulito pure negli 1 vs 1

Un altro nodo da sciogliere su cui Marotta e Paratici sembrano attivi da diverse settimane riguarda la ricerca del partner di Pjanic. Un centrale di centrocampo pesante, che sappia fungere da schermo al reparto arretrato, gestire il pallone in uscita da dietro e che permetta al bosniaco di alzarsi per accompagnare l’azione, visto che quest’anno ha lavorato principalmente da metodista, sobbarcandosi compiti difensivi non propriamente nelle sue corde. Ma che ciò nonostante ha svolto egregiamente (in Champions da segnalare gli 1,6 intercetti, 1,7 tackle positivi e gli 1,1 anticipi). In alternativa un incursore duttile, che garantisca gol, fisicità e la possibilità di passare al centrocampo a 3.

Il processo di crescita della Juventus passerà dalle mani di Allegri, fresco di rinnovo. Sta al tecnico di Livorno proseguire il percorso intrapreso nel 2017 e provare a risolvere, in concerto con i vertici del club, le criticità della rosa. Magari velocizzando i tempi nel percepire le dinamiche della squadra e apportare modifiche strutturali al gioco.