Le premesse dell’Italia alla vigilia del Mondiale Under 20 non erano particolarmente incoraggianti, nel senso che nessuno considerava realmente gli azzurrini tra i candidati alla vittoria finale. Certo, la scorsa estate aveva visto buona parte del gruppo partito alla volta della Corea ben figurare in Germania, in occasione dell’Europeo Under 19, e la qualità della rosa a disposizione del ct Evani è cresciuta a vista d’occhio nel corso della stagione appena conclusa. Eppure si aveva la sensazione che per fare il salto di qualità definitivo mancasse ancora una dose sufficiente di esperienza, prima che di effettivo valore tecnico. Una sensazione che è stata tradotta dai fatti in semi-realtà: l’Italia si è spinta fino alla semifinale, cedendo il passo all’Inghilterra dopo aver eliminato – rispettivamente agli ottavi e ai quarti – la favorita per eccellenza (la Francia di Batelli) e una delle outsider più temibili del torneo (lo Zambia). L’eliminazione si è presentata con una ingannevole doppia faccia – il gol al 2′ ha lasciato credere per oltre un’ora a una vittoria che alla vigilia era considerata al limite del proibitivo – ma non può influenzare il bilancio della spedizione sudcoreana. Un bilancio che è da ritenersi indubbiamente positivo sia per le premesse che per il percorso di crescita e valorizzazione collettiva. Soprattutto nell’ottica di una maturazione più generale del modello giovanile nazionale: l’Italia c’è, e c’è anche su questo campo.
Dopo una vittoria (contro Sudafrica), un pareggio (contro Giappone) e una sconfitta (contro Uruguay) raccolti nel girone, la svolta, mentale e di gioco, è arrivata contro la Francia, una delle squadre più accreditate alla vittoria finale. I Bleus avevano chiuso il girone eliminatorio con tre vittorie in altrettante partite, con nove reti segnate e nessuna subita e con il capocannoniere del torneo (Augustin) al centro dell’attacco. Inoltre, il precedente del luglio 2016 era poco incoraggiante: il 4-0 subito per mano dei francesi ha lasciato ferite profonde, non del tutto rimarginate. Le reti di Orsolini e Panico, inframezzate dal pareggio su calcio di rigore firmato da Augustin, hanno regalato agli azzurrini la qualificazione ai quarti di finale. La soddisfazione di Evani, che è un riflessivo di natura ma sa accendersi al momento opportuno, la dice lunga sull’imprevedibilità di un successo di tale portata: «Sono contento del risultato ma ancora più della prestazione dei miei ragazzi: sono stati splendidi, hanno fatto tutto alla perfezione». Affrontare la favorita per eccellenza, una Francia costituita per oltre i tre quarti da giocatori con esperienza già consolidata nelle leghe professionistiche, e farlo un anno dopo quella batosta, era senza ombra di dubbio l’ostacolo più adatto per mettere sotto esame la crescita del gruppo. Un esame che la generazione ’97 ha passato (quasi) a pieni voti.
La rete del 2-1 contro la Francia a firma di Panico su assist di un generoso Favilli
Il quarto di finale contro lo Zambia ha confermato la bontà del percorso intrapreso dalla selezione italiana dal punto di vista del carattere e della personalità. Il ct africano Chambeshi guidava una delle maggiori sorprese della competizione, che aveva chiuso il gruppo C al primo posto battendo e lasciandosi alle spalle il quotatissimo Portogallo. L’Italia ha faticato e non poco contro gli africani, già in vantaggio dopo 4 minuti e con l’uomo in più all’intervallo per l’espulsione di Pezzella. Nella ripresa è salito in cattedra il solito Orsolini, che ha firmato il quarto gol personale nel torneo, mentre al 2-1 dello Zambia ha risposto proprio Dimarco con una grande punizione nel finale. Nel secondo tempo supplementare è arrivato il gol di Luca Vido, uno dei talenti più interessanti della rosa a disposizione di Evani, che ha regalato ai suoi la storica vittoria: per la prima volta, la selezione azzurra Under 20 ha raggiunto le semifinali del Mondiale di categoria. La dimostrazione più concreta della tenacia degli azzurrini la consegna lo stesso andamento della gara. La risposta, di Evani e del gruppo in generale, ha avuto origine dalla panchina: fuori Cassata e dentro Dimarco, per un 4-3-3 trasformato coraggiosamente in 4-2-3 a seguito dell’inferiorità numerica.
Alla vigilia della gara contro gli inglesi, una squadra che può contare su talenti come Dominic Solanke e Ademola Lookman, il capitano Rolando Mandragora aveva parlato così in sala stampa: «Con l’Inghilterra ci serviranno la stessa determinazione e voglia di vincere messi in mostra contro lo Zambia». Un’esortazione alla concentrazione, alla serietà, alla dedizione. E forse, sotto sotto, anche alla stessa spregiudicatezza che i suoi compagni avevano mostrato contro lo Zambia recuperando una partita apparentemente senza futuro. Erano parole giuste, calzanti, ma la squadra non è riuscita a metterle in pratica nella loro totalità. L’approccio difensivista a una gara che l’Inghilterra ha dimostrato di voler condurre sin dal primo pallone giocato è stata un arma a doppio taglio, e gli azzurrini hanno pagato il conto. Così come un’iniezione di coraggio e vitalità gli aveva permesso di trionfare ai quarti, la carenza delle stesse attitudini contro i ragazzi di Simpson ha contribuito all’esito della semifinale, pur rimanendo l’impressione di un’Inghilterra superiore a questa Italia.
Nell’estate 2019, fra due anni esatti, si svolgerà tra Italia e San Marino la 22esima edizione dell’Europeo Under 21. Sarà l’Europeo dei ’97 che hanno raggiunto la semifinale al Mondiale (e che domenica si giocheranno il terzo posto contro l’Uruguay), nonché il completamento di un percorso di crescita del gruppo di calciatori che costituirà l’Italia del domani. Il portiere Zaccagno (di proprietà del Torino), che ha giocato dal primo minuto ogni partita della competizione, è indubbiamente uno dei più promettenti: ha grande carisma, è molto reattivo tra i pali e tra i migliori nel leggere le traiettorie; di contro paga la sua giovane età tra uscite poco convincenti e un piede ancora da affinare. In difesa Romagna e Coppolaro hanno dimostrato di essere una coppia affidabile, mentre Scalera ha svolto con dedizione il proprio compito sull’out di destra. A sinistra il tandem Pezzella e Dimarco ha funzionato: al primo è toccata la prima parte, al secondo le due gare contro Zambia e Inghilterrra.
Il missile di Dimarco contro lo Zambia: un concentrato di precisione e potenza su cui Banda non può intervenire
A centrocampo Mandragora è riuscito ad imporsi, ma non con la continuità attesa: peccato per il match sottotono contro l’Inghilterra, con Maitland-Niles e Cook che lo hanno chiuso in una morsa da cui non è riuscito a sottrarsi. L’infortunio di Barella ha permesso a Vitale e Pessina di imporsi nelle gerarchie del centrocampo a tre di Evani: entrambi hanno sfruttato in modo più che sufficiente le chances che gli sono state concesse, e hanno messo in mostra una crescita esponenziale che fa decisamente ben sperare per il futuro prossimo. Una menzione a parte la meritano Orsolini e Favilli, che in modo diverso sono stati protagonisti dell’attacco di Evani: il primo da ala destra, con 5 gol in 6 partite giocate (superato il record precedente di un azzurro Under 20 in una manifestazione internazionale: apparteneva a Graziano Pellé, che segnò 4 reti al Mondiale Under 20 del 2005), il secondo da punta centrale, con tanto, tantissimo lavoro sporco all’insegna della generosità. Entrambi decisivi in maniera molto simile a quanto fatto in campionato con la maglia dell’Ascoli. Orsolini è stato il vero e proprio faro dell’Italia, ma ha anche evidenziato i due punti su cui dovrà lavorare maggiormente nei prossimi mesi: da un lato gli sarà sicuramente richiesta una maggiore costanza nella partecipazione alla manovra, dall’altro sarà fondamentale ampliare il suo bagaglio di movimenti palla al piede, che in Serie A non potranno limitarsi al rientro sul piede forte. Dietro (e insieme) a loro hanno brillato ad intermittenza anche Giuseppe Panico e Luca Vido (due reti per il primo, una per il secondo).