Quello contro il Manchester City è stato il duecentesimo gol (in 462 presenze) di Wayne Rooney in Premier League: meglio di lui, nella storia del campionato inglese, ha fatto solo Alan Shearer (260 reti in 451 gare). Rooney, inoltre, è anche il miglior marcatore all time della Nazionale inglese (53 gol in 119 apparizioni), oltre che il terzo bomber di sempre del Manchester United (253 reti in 559 presenze) davanti a Bobby Charlton. Numeri a parte, nel corso della sua carriera Wazza ha dimostrato la capacità di mantenere il passo del tempi, riuscendo ad arricchire il proprio bagaglio di trucchi da finalizzatore e reinventandosi con successo in almeno tre ruoli offensivi (da prima a seconda punta, finendo con l’agire anche da esterno e/o trequartista o, addirittura, surrogandosi come mezzala sui generis): il motivo del suo successo è tutto qui, con alcuni gol più significativi di altri nel racconto dei suoi 16 anni di carriera ad altissimi livelli. Ne abbiamo scelti dieci dei duecento realizzati in Premier: non necessariamente i più belli ma quelli più utili a rappresentare tutto ciò che è stato l’ultimo “Wonderboy” del calcio d’oltremanica.
Vs Arsenal, 19 ottobre 2002
Rooney esordisce con la maglia dell’Everton il 17 agosto 2002, all’età di 16 anni, nella partita contro il Tottenham. Il primo gol arriva poco più di due mesi dopo nel 3-0 al Wrexham ma l’appuntamento con la storia è fissato per il 19 ottobre: a Goodison Park arriva l’Arsenal che non perde da trenta partite. Che diventerebbero trentuno se, all’ultimo minuto, Wayne non si inventasse il gol che lo impone all’attenzione del calcio mondiale.
Il primo dettaglio che salta all’occhio è la qualità e la pulizia di calcio, insospettabili per un adolescente: Rooney, semplicemente, sa già come si calcia e con quale parte del piede è meglio colpire il pallone in relazione alla zona di campo in cui si trova, caratteristica che lo accompagnerà per sempre. In questo caso un collo-interno a sorprendere un Seaman che, probabilmente, si aspettava la conclusione a giro sul palo lungo. Arsene Wenger, intervistato a fine gara dal Guardian, dirà: «Owen è un calciatore completo ma non l’ho mai visto giocare a 16 anni: a quest’età Rooney si è già dimostrato un calciatore altrettanto completo».
Vs Leeds, 3 novembre 2002
Uno dei primi soprannomi affibbiati a Rooney è stato “Roonaldo”. E non solo per l’assonanza tra i due cognomi: come il Fenomeno prima maniera, il nativo di Croxteth, almeno nella sua versione 1.0, è un giocatore di puro istinto, in grado di azzerare i tempi tra azione (del diretto avversario) e reazione. Il secondo gol della sua storia in Premier contro il Leeds è la perfetta esemplificazione di questo concetto: riceve palla a trenta metri dalla porta, due tocchi in rapida successione per liberarsi del suo marcatore sulla traccia interna, altri sei per puntare il secondo centrale e anticipare il portiere con il tocco d’interno. Il tutto nello spazio di cinque secondi:
Vs Charlton, 26 agosto 2003
Con il passare dei mesi e delle partite e con gli allenatori avversari che, inevitabilmente, iniziano ad adottare le giuste contromisure per togliergli metri da attaccare nell’ultimo terzo di campo, Rooney affina i primi rudimenti da attaccante d’area di rigore. La rete che apre la stagione 2003/04 (che gli varrà la convocazione per gli Europei in Portogallo) contro il Charlton è il manifesto di un giocatore che ha appena iniziato a prendere piena coscienza dei suoi mezzi: lo stop a seguire tra i due centrali è perfetto, la conclusione di potenza sotto la traversa tipica di chi calcia con la stessa sicurezza sia di destro che di sinistro:
Vs Newcastle, 24 aprile 2005
La confermazione fisica di Rooney (176 cm per 83 kg, baricentro basso e ben piantato) non lascerebbe pensare a un giocatore particolarmente elastico e tersicoreo. Per questo, ancora oggi, la sua capacità di coordinazione in fase di conclusione risulta difficilmente spiegabile: parliamo di uno tra i primi al mondo quando si tratta di calciare al volo coniugando potenza e precisione. Nella gara contro il Newcastle, nel corso della sua prima stagione al Manchester United, Rooney segna uno dei gol più belli della sua carriera. La difesa dei Magpies respinge in affanno sul lancio lungo di Fletcher, la palla si impenna e cade nella zona centrale attaccata dal numero 8 che si trova in un momento di perfetta interazione spazio-tempo: l’impatto con il collo-esterno del piede destro è semplicemente perfetto, il resto lo fanno la traiettoria a uscire e la velocità con cui la sfera si abbassa per andare a morire poco sotto l’incrocio dei pali. Come se sulla porta del Newcastle si fosse appena abbattuto un meteorite.
Vs Wigan, 14 dicembre 2005
Nella prima parte della sua esperienza ai Red Devils, Rooney ha faticato non poco a capire come dividersi la trequarti offensiva con due giocatori altrettanto totalizzanti come Ruud Van Nistelrooy e Cristiano Ronaldo. Dopo un fisiologico periodo di assestamento, però, i movimenti del trio d’attacco dello United si sincronizzano alla perfezione, soprattutto in fase di transizione, con Wayne che implementa il principio dell’attacco dal lato debole, sbucando alle spalle dell’ultimo difensore. Contro un Wigan sbilanciato alla ricerca di un’improbabile rimonta esterna, per il centravanti olandese è un gioco da ragazzi attirare le attenzioni della difesa, girarsi e servire Rooney in campo aperto: praticamente è gol già al momento del primo controllo con venticinque metri di campo da percorrere in beata solitudine.
Vs Bolton, 28 ottobre 2006
In occasione della sua prima tripletta in Premier League con la maglia dello United, Rooney mette in mostra un altro pezzo forte del repertorio: l’attacco della profondità in mezzo ai due centrali (anche allargandosi verso l’esterno) e la conclusione forte e immediata sul primo palo a cogliere in controtempo il portiere. Un gol replicato qualche tempo dopo contro il Milan nella semifinale d’andata di Champions League.
Vs Newcastle, 4 marzo 2009
Con la cessione di Van Nistelrooy e la definitive esplosione di Cristiano Ronaldo (cui Ferguson concede ampia libertà d’azione nell’attacco alla porta per vie esterne), Rooney diventa il vero e proprio centravanti di manovra del Manchester United: non prima opzione offensiva della squadra, ma “facilitatore” nello sviluppo della manovra negli ultimi venti metri, aprendo spazi per gli inserimenti senza palla delle mezzali e/o di quelli degli esterni offensivi dal lato debole. Non mancano, tuttavia, i momenti in cui riesce a mettersi in proprio con successo: la rete del pareggio contro il Newcastle (controllo, giro sul piede perno e conclusione di sinistro sotto la traversa) è da numero 9 d’altri tempi.
Vs Hull City, 23 gennaio 2010
A partire dalla stagione 2009/10, libero dall’ingombrante presenza di CR7 passato al Real Madrid, Rooney trova la sua definitiva affermazione come realizzatore puro: nelle tre stagioni successive alla partenza del portoghese saranno 64 i gol in 94 partite di Premier. È lui il dominatore incontrastato dell’area di rigore, come dimostra in occasione del poker contro il malcapitato Hull City e, in particolare, in occasione dell’ ultima rete: il tocco di Berbatov non è semplicissimo da controllare eppure Rooney riesce ad addomesticare il pallone tra tre avversari e a realizzare in caduta con un tocco da calcio a cinque, in totale delirio di onnipotenza.
Vs Arsenal, 28 agosto 2011
Nel corso degli anni Rooney è stato in grado di rimodulare la sua tecnica di calcio in modo da aumentare la varietà di soluzioni a disposizione. Questo ha fatto sì che, nella seconda metà della carriera, si trasformasse in un tiratore di punizioni molto affidabile. In un memorabile 8-2 interno contro l’Arsenal, le reti da calcio piazzato sono addirittura due: la prima, con il classico destro a giro sopra la barriera, la seconda sfruttando il movimento anticipato del portiere e piazzando il pallone della parte opposta.
Non è quindi un caso se il suo gol numero 250 con il Manchester United, utile per superare il record di Bobby Charlton, sia arrivato proprio grazie a un calcio da fermo. Nel 2015 James Wilson, promessa mancata del vivaio United, ha rivelato al sito ufficiale della squadra come l’abilità di Rooney sui calci di punizione fosse una delle qualità che avrebbe voluto possedere: «Si allena ogni giorno e non smette finché non riesce a centrare quasi sempre l’incrocio dei pali».
Vs West Ham, 27 settembre 2014
Nella cultura sportiva anglosassone, il Father Time è l’unico avversario che un atleta, per quanto grande sia il suo livello, non può sconfiggere. Rooney non ha fatto eccezione, vedendosi costretto a cedere progressivamente il passo ad attaccanti più giovani (ma non per forza migliori) di lui. Ma, come ogni fuoriclasse che si rispetti, è riuscito ugualmente a risultare determinante anche quando la spunto primiero e i mezzi fisici sono inevitabilmente venuti meno. Questa rete al West Ham (attacco dello spazio sul primo palo e tocco volante a correggere il cross di Rafael) è il manifesto del Wayne che vedremo da qui alla fine della carriera: magari non più in grado di costruirsi da solo l’occasione da gol ma sempre abile nella nobile arte del farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Perché il tempismo e il fiuto del gol non si insegnano e non invecchiano mai.