I problemi del Milan, i meriti della Sampdoria
Alla seconda sfida impegnativa, il Milan ha perso ancora. La partita contro la Sampdoria ha mostrato insieme problemi tattici e mentali: dal primo punto di vista, i genovesi sono stati pericolosi più volte verticalizzando rapidamente, o conducendo azioni palla al piede sfruttando gli spazi tra il centrocampo e la difesa del Milan. I rossoneri hanno più volte lasciato la trequarti difensiva disabitata, a causa del pressing alto e della volontà di chiudere il Doria ripiegato nella propria metà campo, con una difesa troppo bassa. Da queste azioni non sono nati gol, ma si sono ripetute in più di un’occasione e hanno dato alla squadra di Giampaolo la fiducia per attaccare. Sia la rete di Zapata sia quella di Álvarez sono invece frutto di clamorosi errori difensivi, e forse il tema, in questo caso, è più psicologico che tecnico: le attese sono, da giugno, enormi, e la pressione si fa sentire. Il Milan è facilmente preda del panico, sia in fase di copertura che nel tentativo di attaccare a tratti troppo impreciso e confuso – Kessié su tutti. Una volta “blindato” Suso, la Sampdoria è riuscita piuttosto agevolmente a impedire la manovra di scambio tra l’attacco e il centrocampo milanista, al netto di qualche rischio risolto egregiamente da Torreira.
Nessuno riesce a trattenere Zapata già lanciato in velocità
La lotta per l’Europa è più aperta di quanto pensassimo
Fiorentina e Atalanta possono avere l’ambizione di lottare per un piazzamento in Europa League in questa stagione. Le due formazioni, impegnate nel posticipo di domenica sera finito 1-1, sono attualmente a 5 e 4 punti dal sesto posto, l’ultimo buono per un piazzamento europeo, per quello che vale guardare la classifica a questo punto della stagione. Due squadre che hanno iniziato il campionato con premesse molto differenti, si trovano a lottare contro formazioni più attrezzate (le prime sei sono un passo avanti a tutte), ma possono sognare in grande partendo da una condizione comune: entrambe sono unite attorno al proprio allenatore.
La Fiorentina viene dalla rivoluzione estiva che ha cambiato i connotati alla rosa. È stato perciò importante trovare dei punti fermi, e uno di questi è Stefano Pioli: il tecnico ha subito dato una fisionomia definita alla squadra, modellata sul suo 4-2-3-1 e sul talento cristallino di Chiesa (in gol contro l’Atalanta), dimostrando di aver già integrato i tanti volti nuovi. In questo modo è stato più facile dimenticare che in estate è andata via la metà dei titolari.
A Bergamo, invece, Gasperini ha già fatto un’impresa la scorsa stagione raggiungendo l’Europa League. Per l’Atalanta di quest’anno, invece, il rischio è quello di subire il contraccolpo di una stagione con molti impegni (si vedano i disastrosi precedenti di Sassuolo e Sampdoria). Ma Gasperini ha dimostrato, almeno in questo inizio di stagione, di poter gestire la cosa, con le giuste rotazioni (ieri Petagna e Cornelius in panchina) senza perdere efficacia. Nel posticipo contro la Fiorentina l’ex allenatore del Genoa ha avuto l’intuizione di far entrare Cornelius nella ripresa: proprio il danese ha fornito l’assist per il gol del pareggio segnato da Freuler.
Un pareggio giusto, soprattutto grazie a questa sponda di Cornelius
Troppo forti
Dybala e Immobile hanno una marcia in più in questo inizio di stagione: segnano a ripetizione, non rallentano, e se lo fanno poi rincarano la dose nel turno successivo. L’argentino è il capocannoniere del campionato con dieci gol in sei giornate, segna in tutti i modi e contro qualsiasi avversario. L’ultima “gioia” è la doppietta che ha aperto e chiuso il derby con il Torino. L’attaccante della Lazio, invece ne ha messi otto fino ad ora, sta guidando la squadra di Inzaghi dando forma e concretezza alle variabili tattiche proposte dal suo allenatore. Dybala è in media per farne 60 a fine campionato, e nessuno aveva mai iniziato così bene negli ultimi 59 anni. Ha già battuto dei record e si è messo sulla strada per polverizzarne altri. Immobile sta dimostrando di poter incidere in tutte le partite con continuità e in tutti i modi (a referto anche tre assist), disponendo a piacimento dei difensori che provano a contenere il suo dinamismo.
Il loro inizio di stagione è sorprendente, ma riapre il dibattito sulla competitività del campionato. O quanto meno sulla differenza tra le prime della classe e quelle che seguono, fino agli allenamenti mascherati da partite ufficiali contro le ultime della classifica – naturalmente il Torino è escluso dal discorso. È legittimo, dunque, chiedersi se la Serie A a 20 squadre sia ancora la soluzione migliore; se il gap economico tra le società non abbia creato una distanza troppo ampia sul piano tecnico; e se in tutta questa storia la Serie A non ne esca danneggiata pericolosamente in termini di appeal. Dovremo iniziare a pensare, forse, che la classifica marcatori della Serie A potrà diventare simile a quella della Liga?